La scala INES è abbastanza inaccurata, ci sono dei limiti al di sopra
dei quali l’incidente sale di classe ma è comunque una cosa un po’
approssimativa. Parametri più interessanti da osservare sono la
radioattività liberata, che al momento è intorno al 10% di quella di
Cernobyl, e i tipi di radionuclidi emessi (a Cernobyl sono entrati in atmosfera elementi costituenti del nocciolo e prodotti di fissione solidi, trasportati come aerosol, molto più pericolosi di Cs e I di cui si discute ultimamente).
Bisogna sottolineare una cosa non chiarissima ai non addetti ai lavori: la fusione del nocciolo è un problema di natura tecnica e non comporta alcun rischio fintanto che il combustibile ed i materiali contaminati rimangono all’interno del reattore. Una cosa del genere è accaduta a Three Mile Island, dove le conseguenze sono state catastrofiche solo dal punto di vista economico (lì l’impianto era nuovo)
Sulla questione delle vittime, credo che chiunque pensi che una sola perdita è una sconfitta per tutti. Qui però ci si dimentica sempre che i numeri da considerare non sono assoluti, bensì relativi allo standard tecnologico ad oggi usato, che è quello degli idrocarburi. Ad esempio, l’OMS dichiara che si contano più di 2 milioni di morti l’anno legati all’inquinamento atmosferico (http://www.who.int/phe/health_topic...): alcuni studi, facendo calcoli sul numero di incidenti e sui loro effetti, hanno mostrato come tendenzialmente, a parità di energia prodotta, quella nucleare sia più sicure addirittura di alcune fonti rinnovabili di cui uno non sospetterebbe mai (ad esempio http://nextbigfuture.com/2011/03/de..., ma credo se ne possano trovare di più ufficiali, al momento non riesco).
Concordo pienamente sul fatto che sia necessaria una diffusione il più capillare, completa ed oggettiva possibile in ogni ambito.