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Ambiente: la svolta di Obama

 Pochi come me odiano gli USA per il ruolo imperiale e prepotente che svolgono nel mondo, ma non sono accecato da questo odio e vedo come una novità e un metodo valido per tutti i governi la scelta di Obama di insediare Steven Chu, premio Nobel per la fisica, uno scienziato noto e apprezzato negli ambienti accademici, sostenitore della energia alternativa, come segretario del Dipartimento per l’energia.

Finora gli Usa, i più grandi inquinatori della terra, democratici o repubblicani, con l’arroganza degli ignoranti, avevano sbeffeggiato e resi ininfluenti tutti gli appelli e gli avvertimenti degli scienziati sui gas-serra, continuando a mettere nei posti chiave dell’energia i rappresentanti dei petrolieri, e un deficiente fanatico religioso come Bush si permetteva di affermare, senza fornire prova, che non vi sono evidenze scientifiche che legano l’effetto serra alle attività umane.

Vedere uno scienziato ecologista sedere sulla massima poltrona ministeriale dell’energia al posto di un ignorante lobbysta delle multinazionali petrolifere, mi fa un bellissimo effetto e conforta oltre ogni speranza la mia affermazione di qualche settimana fa che la politica, in certi settori, deve dare l’ultima parola agli scienziati, soprattutto in materia di ambiente e di energia, di riciclo dei rifiuti, della salute pubblica, dove soltanto la competenza specifica e di alto livello ti dà il diritto di fare affermazioni su quelle materie.

Se la promessa del nuovo presidente americano di stanziare 150 miliardi di dollari per la riconversione energetica sarà confermata, ci troveremo di fronte ad un fatto epocale, di macroeconomia, capace di cambiare gli scenari internazionali, dove vedremo un minore interesse alle costosissime guerre per impossessarsi del petrolio, e,di fronte ad una possibile autosufficienza energetica,il totale abbandono della strategia militare in Medio Oriente e la scomparsa del terrorismo, che altro non è che la resistenza alle guerre e alle ingerenze americane.

Il grande ostacolo a questo possibile scenario è la fissazione di Obama di battere il “terrorismo” in Afghanistan, mentre è del tutto evidente che quel paese è diventato una fabbrica di resistenza all’intervento occidentale, e se il vicino Pakistan (180 milioni di musulmani) viene trascinato dentro questa guerra nessuno poi sarà in grado di metterci rimedio.

L’unica possibile strategia contro il “terrorismo” è quella di abbandona Iraq e Afghanistan, smetterla di minacciare l’Iran, e finirla con gli aiuti economici e militari a Israele che hanno generato 50 anni di guerra.

Nessuno intervenne nella sanguinosissima guerra civile americana tra sudisti e nordisti e alla fine si trovò un equilibrio e una convivenza. In Medio Oriente in Africa, nessuno deve intervenire, e parlo del mondo occidentale, anche europeo, che fornisce armi e consiglieri alle fazioni che poi potranno firmare contratti per sfruttare le materie prime, anche la Cina si sta muovendo su questo terreno. Questo è neocolonialismo e fa diventare endemiche le guerre.

La ricerca di ogni nazione di arrivare alla autosufficienza energetica attraverso le “rinnovabili” è oggettivamente un passo verso la PACE e il ridimensionamento della globalizzazione. Se a questo si accompagnerà la razionale ricerca della sostenibilità demografica e dell’autosufficienza alimentare attraverso scientifiche riforme dell’agricoltura, di ogni nazione, la PACE e l’abbandono delle assurde spese militari saranno più vicine.

Nemici acerrimi? Religioni e capitalisti.

Commenti all'articolo

  • Di Paolo Praolini (---.---.---.99) 13 dicembre 2008 15:11

    Queste riportate sono le aspettative di tutto il mondo occidentale e di parte di quello medio orientale.
    Abbiamo incarnato in Bush tutte le negatività dell’era moderna, con la sua uscita ci aspettiamo che tutto ciò scompaia in un sol colpo.
    Purtroppo non sarà così da domani.
    Forse fra qualche anno molte cose cambieranno, ma nel breve i risultati che tutti si attendono non si vedranno.
    Abbiamo invece portato una grossa boccata d’ossigeno all’ottimismo ed alla prospettiva attesa di un futuro più sotenibile per l’ambiente e l’intero pianeta oltre che per politiche sociali indirizzate alle categorie dimenticate. E gli Usa per questo possono fare molto.

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