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Voglia di gridare... in ricordo di Giuseppe Gatì

Articolo di Sergio Cacioppo.

"Giuseppe Gatì Savio, nato ad Agrigento il 18 /10/1986, residente a Campobello di Licata (AG), cittadino libero". Il 31 Gennaio 2009, Giuseppe Gatì, muore. Giuseppe Gatì, lavorava come pastore e operaio nel caseificio del padre, a Campobello di Licata, sulle colline di Agrigento.

Un tragico Sabato mattina, Giuseppe, inconsapevole di ciò che di lì a poco gli sarebbe accaduto, dopo essere andato a prendere il latte da un vicino, apre il rubinetto della vasca refrigerata, ma nell’impianto c’era un filo scoperto e muore folgorato.

Mi chiedo come sia stato possibile, Giuseppe, quel rubinetto, lo aveva toccato migliaia di volte e tutti i giorni della sua esistenza da pastore.

In una Sicilia martoriata, come la definiva lui stesso, è difficile immaginare che certi incidenti succedano per caso.

La presidente dell’Associazione Familiari Vittime della Mafia, in piena campagna elettorale, attacca Sgarbi ed il suo presenzialismo, ma Sgarbi è sindaco di Salemi, uno dei Paesi con una antica tradizione mafiosa, basti pensare ai potenti fratelli Salvo, al capomafia di Salemi Salvatore Miceli, inserito nell’elenco dei 30 latitanti più pericolosi ed arrestato a Caracas, in Venezuela ecc.

Lo stesso Sgarbi sostiene ad alta voce e pubblicamente "CHE LA MAFIA NON ESISTE", offendendo gli Italiani, i Siciliani in particolare e tutti quelli che come i giudici Falcone e Borsellino hanno dato la propria vita. Giunge addiritura a predisporre con Oliviero Toscani (famoso fotografo), una mossa pubblicitaria che la giunta Sgarbi è pronta a mettere in atto utilizzando un marchio che più che registrato andrebbe combattuto e cancellato "M.A.F.I.A.”.

(http://www.osservatorio-sicilia.it/2009/2538/salemi-per-sgarbi-la-mafia-non-esiste-il-suo-assessore-oliviero-toscani-registra-il-marchio-mafia/)

Ci incuriosisce, dovere rilevare che solo un mese dopo dalla contestazione al sindaco Sgarbi, Giuseppe Gatì, nella masseria del padre, perde la vita per un incidente alquanto discutibile.

Non sarà forse che le contestazioni di Gatì, in un paesino dell’Agrigentino, siano state definite pericolose da chi impone che alcune regole basilari siano sempre rispettate dalla collettività (NON VEDO - NON SENTO - NON PARLO)? Mi auguro, come lo hanno già fatto in tanti che un investigatore più attento e scrupoloso di altri, insieme con un giudice, voglia indagare a fondo e seriamente su tutte le circostanza poco chiare che il caso presenta.

E se non fosse una delle tanti morti di mafia, sarebbe altrettanto grave, perché Giuseppe Gatì sarebbe rimasto vittima di un tragico incidente sul lavoro, proprio quel problema che Giuseppe stesso, da tempo, segnalava e gridava con forza attraverso il suo blog a tutti gli Italiani.

Giuseppe era un ragazzo ma è passato alla storia.

Di lui questo ricordo: "E’ arrivato il nostro momento, il momento dei siciliani onesti, che vogliono lottare per un cambiamento vero, contro chi ha ridotto e continuerà a ridurre la nostra terra in un deserto, abbiamo l’obbligo morale di ribellarci".

Contestazione Sgarbi Agrigento - GUARDA IL VIDEO - 


Riportiamo cosa ha detto di lui "L’AGENZIA GIORNALISTICA ITALIA"

(AGI) - Agrigento, 31 gen. - Un ragazzo di 24 anni, Giuseppe Gaì’ di Campobello di Licata (Agrigento), e’ morto folgorato nel primo pomeriggio di oggi in un caseificio di proprieta’ del padre in contrada Rocca di Mendola in territorio di Naro. Il giovane e’ stato trovato nei pressi di un recipiente di metallo e il cadavere presentava i polpastrelli delle dita di una mano completamente carbonizzati. Sul posto sono giunti i carabinieri di Naro e della Compagnia di Licata che hanno effettuato i primi rilievi. L’indagine e’ condotta dal sostituto procuratore della Repubblica di Agrigento Gemma Miliani. Giuseppe Gati’ alcune settimane fa si era protagonista di una vivace contestazione a Vittorio Sgarbi che era stato invitato ad Agrigento per presentare un libro. Il giovane, attivista del Partito democratico, aveva duramente contestato Sgarbi che aveva reagito tentando di sottrargli la videocamera.

Riportiamo cosa ha detto di lui il quotidiano "REPUBBLICA"
Un ragazzo di 24 anni, Giuseppe Gatì, è morto questo pomeriggio a Campobello di Licata, in provincia di Agrigento, dopo essere stato folgorato da una scarica elettrica. L’incidente è avvenuto nel caseificio di proprietà del padre della vittima, coordinatore cittadino del Pd.


Il ragazzo, che lavorava con il padre, non si è accorto che c’era un filo scoperto, inavvertitamente l’ha toccato ed è morto folgorato. I carabinieri hanno aperto un’inchiesta. Nelle settimane scorse Giuseppe Gatì si era reso protagonista di una accesa contestazione al sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi durante la presentazione dell’ultimo libro del critico d’arte ad Agrigento.

Qui la nota di Sonia Alfano e di tutta l’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia per la morte di Giuseppe Gatì.

“E’ con immenso dolore che vogliamo unirci alla tragedia della famiglia di uno dei più valorosi ragazzi conosciuti nel nostro cammino: Giuseppe Gatì. Avevamo offerto a lui il nostro sostegno quando, preoccupato per le reazioni che le sue grida “Viva Caselli, viva il pool antimafia” davanti al Sindaco di Salemi avevano suscitato, si era rivolto a noi.

E’ morto questa mattina, a poco più di vent’anni. Il dolore per la sua morte è qualcosa di difficilmente spiegabile in parole perchè Giuseppe era diventato parte del nostro mondo e delle nostre battaglie e per questo si era conquistato la nostra stima ed il nostro affetto. Ci ha seguito ovunque e sostenuto sempre, spesso incontrando difficoltà ed ostacoli davanti ai quali non si è mai fermato. Ha condotto le sue battaglie investendo risorse ed energie fino al limite delle proprie possibilità dimostrando un valore ed una tenacia difficili da trovare.

Per questo ci eravamo affezionati a lui ed avevamo deciso di sorreggerlo e difenderlo dagli attacchi, fisici e verbali, che aveva ricevuto. Sappiamo che il dolore della sua famiglia e dei suoi affetti più cari è inconsolabile ed insanabile ma vorremmo invitarli a lasciare che la fierezza per aver cresciuto un ragazzo con i sani valori che ha dimostrato avere prevalga sul dolore. Di Giuseppe noi ricorderemo il coraggio, la fierezza e la forza delle sue idee”.

Beppe Grillo ha detto di lui
: un ragazzo è morto fulminato mentre lavorava. Si chiamava Giuseppe Gatì. A lui ho dedicato il primo post dell’anno. Mi aveva colpito il suo grido disperato a favore del giudice Caselli e del pool antimafia nell’indifferenza e nell’ostilità di decine di persone. Giuseppe fu bloccato, identificato e trattenuto per ore in una stanza. E’ stato riportato che la sua morte è dovuta a un incidente e che è stata aperta un’inchiesta. Il blog ne seguirà gli sviluppi. Mentre scrivo ho in mente le parole della "Canzone del maggio" di Fabrizio De Andrè: "e se credete ora - che tutto sia come prima - perché avete votato ancora - la sicurezza, la disciplina - convinti di allontanare - la paura di cambiare - verremo ancora alle vostre porte - e grideremo ancora più forte - per quanto voi vi crediate assolti - siete per sempre coinvolti...".

Ieri è stato inserito un commento dedicato a Giuseppe che riporto.
"Stamattina Giuseppe Gatì è morto. Incredibile, vero? Noi l’abbiamo visto con i nostri occhi e ancora non ci crediamo. Giuseppe è morto mentre lavorava: era andato a prendere il latte da un pastore ed è morto fulminato mentre apriva il rubinetto della vasca refrigerante del latte. E’ morto dentro una bettola di legno, sporca. E’ morto un amico, una persona pulita, con sani principi. Chi ha avuto modo di conoscerlo sa che raro fiore fosse. Voleva difendere la sua terra, non voleva abbandonarla, era rimasto a Campobello di Licata, un paesino nella provincia di Agrigento che offre poco e dal quale è facile scappare. Lavorava nel caseificio di suo padre, con le sue “signorine”, le sue capre girgentane, che portava al pascolo. Era un ragazzo ONESTO, con saldi principi volti alla legalità e alla giustizia. Aveva fatto di tutto per coinvolgere i dormienti giovani Campobellesi, affinchè si ribellassero contro questa società sporca e meschina. Era troppo pulito per vivere in mezzo a questo fetore e a questo schifo. Aveva urlato “VIVA CASELLI! VIVA IL POOL ANTIMAFIA!” era stato anche criticato per questo, ma aveva smosso queste acque putride e stagnanti che ci stanno soffocando. Era un ragazzo dolcissimo, dava amore, desiderava amore. Suo padre oggi ha detto, distrutto dal dolore, in lacrime: “Sono sempre stato orgoglioso di mio figlio, anche se a volte ho dovuto rimproverarlo, solo perchè mi preoccupavo per lui. Ma sono orgoglioso di lui per tutto quello che ha fatto.” Giuseppe questo lo sapeva. Anche noi, Alessia, Alice e tutti i suoi amici siamo orgogliosi di lui. Non sappiamo come esprimere il nostro dolore. Ancora non riusciamo a crederci. Vi lasciamo con le sue parole: ’E’ arrivato il nostro momento, il momento dei siciliani onesti, che vogliono lottare per un cambiamento vero, contro chi ha ridotto e continua a ridurre la nostra terra in un deserto, abbiamo l’obbligo morale di ribellarci’."

Tratto dal suo gruppo su Facebook
In questo mondo alla rovescia i pregiudicati siedono sul banco dei relatori, e chi prova a ricordare i loro trascorsi viene fermato e minacciato. Un gruppo di ragazzi con telecamera ha avvicinato Vittorio Sgarbi in un evento pubblico gridando che un condannato per truffa (e per diffamazione al giudice Caselli) non ha l’autorità morale per rappresentare i cittadini.
Già a Bologna a maggio qualcuno aveva ricordato a Sgarbi i suoi trascorsi; stavolta gli è successo ad Agrigento. Anche stavolta, come a Bologna, Sgarbi ha provato a impossessarsi della telecamera che lo riprendeva, e anche stavolta le immagini sono state salvate dall’”attacco sgarbato” e consegnate alla pubblica visione in rete. Stavolta ci ha pensato anche Blob a divulgare le immagini del ventiduenne Giuseppe Gatì che grida in faccia a Sgarbi “Viva Caselli! Viva il Pool Antimafia!” mentre viene strattonato e allontanato dal tavolo dei relatori, dove Sgarbi inizia a schiumare di rabbia.

I retroscena sfuggiti alla telecamera sono stati descritti dallo stesso Gatì sul suo sito: “Si avvicina un uomo in borghese, che dice di appartenere alle forze dell’ordine e cerca di perquisirmi perché vuole la videocamera (che ha portato via la mia amica). Io dico che non può farlo e lui mi minaccia e mi mette le mani addosso. Dopo vengo preso e portato in una sala appartata, dove la polizia mi prende documenti e telefonino. Chiedo di vedere un avvocato (ce n’era uno in sala che voleva difendermi), per conoscere i miei diritti, ma mi dicono no. Mi identificano e mi perquisiscono. Poi mi intimano di chiamare i miei amici, per farsi consegnare la videocamera, ma io mi rifiuto. Arriva di nuovo il presunto appartenente alle forze dell’ordine e mi dice sottovoce che lui dirà di esser stato aggredito e minacciato da me. Non mi fanno parlare, non mi posso difendere. Dopo oltre un’ora e mezza mi congedano con questa frase: Devi capire che ti sei messo contro Sgarbi, che è stato onorevole e ministro”.

Ma Giuseppe è ancora in rete, dove ha reagito alle intimidazioni scrivendo che “la Sicilia è scomoda, ma viverla è possibile con orgoglio antico e altero”.

I funerali di Giuseppe Gatì a cui hanno partecipato migliai di cittadini, amici ed anche molti che non lo avevano mai conosciuto, per riconoscergli il coraggio e la volontà ferrea di vivere in luogo a volte difficile come la sua terra siciliana chenon voleva abbandonare a nessun costo e per la quale ha dato la vita.
 Per un giorno... Almeno per un solo piccolo giorno, Giuseppe è riuscito a unire attorno a se, quanti con la mafia e la paura, devono fare i conti ogni giorno.

GUARDA IL VIDEO DEI FUNERALI DI GIUSEPPE

Noi di "FREEDOM ITALIAN INFORMATION" e di "INFORMARE PER RESISTERE", ci uniamo nel ricordo di lui, ai suoi familiari ed a quanti con Giuseppe hanno condiviso la voglia di cambiamento, di legalità e di rispetto per l’essere umano.
Giuseppe, ti giunga il nostro più affettuoso e caloroso abbraccio.

"VIVA CASELLI - VIVA IL POOL ANTIMAFIA"

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