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Vittoria di Monti a Bruxelles? Cosa ne pensano i giornali tedeschi

La crisi dell'Eurozona e dei suoi debiti sovrani rappresenta, ormai da svariati mesi, un tormentone su praticamente tutti i principali giornali europei. Non trascorre giorno in cui non vengano presentate analisi, commenti e report sulla situazione dell'Unione Europea e l'instabilità che colpisce la sua moneta.

In Italia la nostra comprensione delle dinamiche mediatiche risulta inquinata da 20 anni di duopolio mascherato dove le notizie venivano sistematicamente non censurate, ma deformate. Con l'arrivo di Monti, i toni trionfalistici delle liberazione nazionale hanno preso possesso di tutte le principali redazioni e molti giornalisti, forse ancora ebbri di gioia per la scomparsa del Caimano, si sono lasciati incantare dalla nuova strategia mediatica dei tecnici. Proprio questo cambio di stile ha rappresentato la principale risorsa del nuovo governo dato che gli ha permesso di avere il supporto della grande stampa italiana, relegando le critiche ai margini o lasciando questo compito ad editori minori.

L'ultimo esempio di questa situazione lo si è potuto vedere con le dichiarazioni del Presidente di Confindustria Squinzi che ha dovuto ritrattare le sue dichiarazioni dopo che Monti lo ha accusato di far alzare lo spread. Le analogie con il precendente governo sono allarmanti: prima chi era contro il governo veniva accusato di essere comunista, ora di essere contro l'interesse nazionale e di favorire gli speculatori. Il frame è lo stesso: la via al benessere nazionale la sceglie il capo (del governo) e chiunque critichi è un nemico del Paese. Per questo chi critica va fatto tacere, che sia il leader di un sindacato o il leader degli industriali non c'è differenza.
 
Questa la situazione mediatico-politica che ritroviamo in Italia. All'estero la percezione del nostro Primo Ministro è differente rispetto a quella presentata nel Belpaese. Qualche mese fa il Time gli dedicava la copertina; il Wall Street Journal lo esaltava e persino la stampa tedesca era contenta del suo arrivo perchè garantiva il "rigore" teutonico.
 
Se andiamo a vedere cosa si scrive in questi giorni, dopo l'ultimo vertice tenutosi a Bruxelles, sui principali giornali tedeschi troviamo delle sostanziali differenze. La Bild riferisce di una presunta incompatibilità del Meccanismo di stalibilità europeo (ESM) con la Costituzione tedesca. La Corte Costituzionale federale di Karlsruhe infatti si riserva di decidere la legittimità del meccanismo. Le dichiarazioni di Mario Monti sulla possibilità che l'Italia possa richiedere l'aiuto europeo vengono citate solamente in chiusura all'articolo in connessione con gli aiuti appena concessi alla Spagna del Premier Rajoy.

Per la Sueddetusche Zeitung, giornale di orientamento progressista, le dichiarazioni di Monti rappresentano un sostanziale pericolo per il Meccanismo essendo l'Italia la terza economia europea dopo Germania e Francia. Il fatto che Monti non escluda (più) l'utilizzo degli aiuti europei per comprare titoli di Stato italiani preoccupa notevolmente il giornale che utilizza il verbo "oracolare". Gli aiuti all'Italia infatti potrebbero richiedere delle capacità che l'Unione Europea al momento non ha. Vengono sottolineate anche le critiche di Monti a Finlandia e Olanda che vorrebbero evitare di rendere più diretti gli aiuti a Spagna e Italia.
 
La Frankfurter Allgemeine, principale quotidiano conservatore, ha invece direttamente intervistato il "Professor Monti" chiedendogli delle delucidazioni sui principali problemi che il nostro Paese si trova ad affrontare in questo momento. Si parte dalla partita persa dalla Germania grazie alla doppietta di Balotelli, si discute della spinta riformatrice che lo Spread induce passando per i problemi di bilancio del nostro Paese, la sua perdita di competitività e il calo della sua produzione industriale. Particolarmente interessante è il tentativo di Monti di spiegare al lettore tedesco che l'Italia non ha mai percepito alcuni tipo di aiuto dall'Europa ma ha addirittura contribuito come terza forza al salvataggio degli altri Stati con 36 miliardi di Euro (dopo la Germania con 54 e la Francia con 41), sottolineando che i costi netti in questa situazione sono per l'Italia sicuramente più alti. Monti è d'accordo con la Germania per quanto riguarda i controlli sovranazionali delle banche, sostiene che per i bilanci nazionali ci siano già molte regole e paletti e si pone in deciso favore di una ripartizione europea dei debiti sovrani. Entrambi i Paesi, Germania ed Italia, sono per Monti pronti a rinunciare a parte della propria sovranità nazionale.
 
A differenza della nostra stampa nazionale quindi la stampa tedesca si dimostra a tratti molto critica nei confronti delle ultime concessioni sugli "aiuti facili" che sono visti come concessione agli Stati mediterranei interessati solamente a condividere i debiti per uscire dal pericolo di insolvenza; dall'altra si dimostra particolarmente interessata alla linea di Monti e del suo governo, di cui sembra condividere almeno la visione generale.

La cosa che accomuna però tutti i maggiori giornali italiani e germanici è la necessità di procedere verso un'unione bancaria ed una maggiore integrazione fiscale e politica europea. L'unico punto discordante rimane quello della condivisione dei debiti che la Germania continua a non volere perché la ritiene una mossa "tappabucchi" proposta dai Paesi in crisi per risolvere temporaneamente il problema della sfiducia dei mercati senza portare nessun tipo di aggiustamento ai propri conti pubblici.

In conclusione possiamo dire che alla celebrazione mediatica dei successi di Monti in Europa non si complementa una critica delle sue politiche. Ciò rappresenta un problema, dato che sono proprio queste politiche di distruzione dello stato sociale, delle conquiste operaie e dei diritti di base che consentono a Monti di ottenere legittimità politica in Europa davanti, in primis, alla signora Merkel.
I successi di questo governo a livello europeo vengono dipinti come delle conquiste nazionali di cui Monti è il condottiero, mentre quando qualcuno cerca di dare voce alle persone che subiscono le politiche del governo questo viene zittito come fosse un traditore.

Davvero strana questa democrazia in cui la libertà di espressione e di pensiero viene posta in secondo piano e chi la pratica viene costretto a ritrattare. Mi ricorda molto la stagione politica che siamo appena lasciati alle spalle, in cui chi non era d'accordo con chi governava veniva censurato, boicottato, insultato ed eliminato dalla sfera dell'opinione pubblica. I modi sono differenti ma il risultato è il medesimo: a livello mediatico non c'è posto né per il dissenso né per l'articolazione di un'alternativa.

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