Di Pietro: meglio soli o mal accompagnati?

Il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro ha dichiarato di volere formare una coalizione dei partiti "non allineati" di cui potrebbero far parte tutti coloro che non sostengono il governo Monti. L'annuncio del leader IdV è stato dato dopo che nelle ultime settimane il suo partito aveva cercato di trovare possibili alleati tra cui il M5S, che ha smentito immediatamente la possibilità di coalizzarsi, e SEL, che invece ha deciso di puntare ad una alleanza col Partito Democratico che da tempo "flirta" con l'UDC.
I motivi sono essenzialmente due. Il primo è il veto di Casini a cui Di Pietro non è mai particolarmente piaciuto. Il partito di centro, nell'avviare le trattative con Bersani, avrà sicuramente posto come condizione per cominciare a trattare l'impossibilità dell'ingresso dell'Italia dei Valori in coalizione (resta da vedere poi come, e se, digerirà l'ingresso di Sel). Inoltre l'eccessiva spinta per le primarie e la scelta dei rappresentanti in Parlamento potrebbe avere causato non pochi mal di pancia a una consistente frangia del PD che non vuole ristabilire le preferenze nella prossima legge elettorale.
Quello che dovrebbe risultare chiaro è Di Pietro si è inserito nel vuoto politico e culturale lasciato dalla Sinistra in in Parlamento, dato che il PD, che di sinistra ha forse ancora qualche esponente, si è appiattito su posizioni affini a Monti o per mancanza di Idee o per amor di patria. Questo vuoto è dovuto anche alla scomparsa della "sinistra radicale", ovvero i partiti che di sinistra hanno ancora qualcosa, dopo le elezioni del 2008.
- la sua retorica della legalità lo rende più simile ad un partito di destra (europea, non di certo italiana)
- la mancanza di analisi approfondita di politica economica, che da sempre contraddistingue le sinistre, lo rende un partito populista che fa riferimento a categorie astratte di giustizia sociale ed uguaglianza senza avere la minima idea di come sia possibile realizzare questi due concetti a livello pratico attraverso delle politiche economiche
- il leaderismo verticista all'interno del partito non si sposa molto bene con gli annunci di democrazia diretta e scelta dei rappresentanti
- la scelta dei rappresentati in Parlamento ha dimostrato di essere deficitaria dato che è riuscito a portare in Parlamento elementi come Scilipoti, il quale ha un retroterra culturale decisamente parafascista
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