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Vicenda Monte Paschi e campagna elettorale

Il mito greco ci narra del re Mida e della sua caratteristica di trasformare in oro tutto quello che toccava. Ebbene la nostra classe politica è una sorta di re Mida all’incontrario, che trasforma in spazzatura tutto quello che tocca; come ha fatto ad esempio, e come sta ancora facendo, con la vicenda MontePaschi.

Al cittadino non sono necessarie alte conoscenze di scienza finanziaria per realizzare che qualcuno che stava svolgendo un servizio pubblico (tale è dalle parti nostre l’esercizio del credito), ne ha approfittato allegramente per salire sulle montagne russe dei derivati.

Toccherà certamente alla magistratura accertare e perseguire eventuali ipotesi di reato; ma toccherebbe, altrettanto certamente, alla politica accertare carenze delle regole dell’esercizio del credito e studiarne gli opportuni correttivi.

MontePaschi era perfettamente consapevole di salire sulle montagne russe: la crisi dei derivati era stata messa sulle prime pagine dei giornali dell’intero globo terracqueo dal presidente degli Stati Uniti George Bush già nel dicembre del 2008, esattamente subito prima dell’insediamento di Barack Obama, avvenuto il 20 gennaio 2009. Sapeva quello che faceva.

Nell’aprile dello stesso anno 2009, nel corso della riunione dell’ECOFIN tenutasi a Praga (l’ECOFIN riunisce i ministri dell’economia e delle finanze degli Stati dell’Unione Europea), venne avanzata l’ipotesi dell’adozione di nuove regole per la finanza globale. E fu l’allora Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi a sostenere che «Se si impongono delle regole, ci vogliono delle sanzioni».

Qualche mese dopo, era giugno del 2009, il neo-ministro del Tesoro statunitense Tim Geithner varò una serie di nuove norme regolative dell’attività creditizia atte a riportare trasparenza nel settore dei derivati. L’America, gravemente colpita dalla crisi finanziaria, non aveva tardato a reagire.

Nell’estate di quell’anno si tenne nella città dell’Aquila, da poco colpita da un terremoto, una riunione del G8, dove, dopo una fase preparatoria guidata dal Ministro Tremonti e con l’assistenza dell’OCSE, è stato prodotto un documento in dodici punti intitolato “Principi e norme comuni relative alla probità, all’integrità ed alla trasparenza per le transazioni commerciali internazionali”.

Oggi, a distanza di quasi quattro anni, davanti alla vicenda MontePaschi, il cittadino legittimamente si chiede se le Autorità finanziarie europee e nazionali abbiano o meno assunto le decisioni opportune affinché fatti del genere non potessero accadere.

E quale occasione migliore dell’attuale campagna elettorale per le varie forze politiche per comunicare al cittadino quel che hanno intenzione di fare al riguardo se saranno scelte per governare ?

Assistiamo, invece, al solito teatrino della politica, dove ognuno cerca solo di trarre dalla vicenda un qualche guadagno elettorale e, del bene comune, si disinteressa altamente.

Qualcuno ha detto: “Adesso salviamo la banca e poi cerchiamo i colpevoli”. Ma il cittadino sa già dove sono, questi colpevoli: nella classe politica e dirigente del Paese, che funziona proprio come un re Mida all’incontrario.

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