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Viaggio in treno al Sud

Viaggio in treno al Sud

E’ notte, il convoglio lascia lentamente l’ultima stazione siciliana in riva allo stretto ed entra nella stiva della nave traghetto. Ai viaggiatori è consentito scendere e raggiungere i ponti superiori per prendere un caffé. Devono, però, fare i conti col calore dei motori marini e con un odore di nafta, che ti entra nelle narici mentre sali le ripide scalette alla marinara (di ascensori per qualcuno non in grado di salirle, le benedette scale, nemmeno l’ombra) e che non ti lascia nemmeno mentre bevi il caffè, al bar, sul ponte più alto. Una boccata d’aria fresca sul ponte esterno è assolutamente necessaria; poi di corsa nuovamente al vagone di provenienza, in una nuvola di olezzo maleodorante. Chissà quale bolgia dell’inferno dantesco si avvicina di più! E chissà da quanto tempo questa nave non viene manutenzionata!
Fortunatamente, come Dio vuole, l’arrivo sulla sponda continentale: E quindi uscimmo a riveder le stelle. Il viaggio riprende nella notte. Accompagnato da un nuovo e più terribile olezzo: quello di olio di freni bruciato. Speriamo che il treno non si fermi in aperta campagna per farli raffreddare, questi freni. Chissà da quanto tempo non fanno manutenzione a questa vettura di cuccette confort. Nessuna delle porte dei bagni funziona; essi sono semplicemente indecorosi. E sorge un dubbio: se non fossero state confort, in che condizioni sarebbero state?
 
Il supplizio finisce al mattino, nella stazione della Capitale, quella pensata da Pier Luigi Nervi. La biglietteria non è più come una volta, oggi la fila è un unico lungo serpentone fra due fettucce allineatici; o meglio, sono due serpentoni: uno per i comuni mortali ed uno per coloro che prendono l’Alta Velocità. Tocca spiegarlo anche ad una coppia di giovani americani, diretti a Venezia. Se vogliono, possono prendere l’high speed e raggiungerla in tre ore e qualcosa, sia pure pagando un bel po’ di più. Difficilmente saranno vetture che sanno di nafta; e non odoreranno nemmeno di olio dei freni bruciato. Nel ricordo del vostro reporter un magnifico viaggio da Milano a Venezia in Eurostar: c’era pure il posto adattato per l’enorme trolley, posto che negli Eurostar del Sud non esiste proprio per quelle dimensioni e ti devi arrangiare come puoi.
 
Per il viaggio di ritorno al Sud, in Intercity, il biglietto costa 48 Euro, viaggiando di giorno. Meno male che la vettura non fa odore di olio di freni bruciato. Con le nostre Ferrovie, al Sud, è come con gli cioccolatini di Forrest Gump: non sai mai quello che ti capita.
 
Dicono che la civiltà di un popolo dipenda dalle sue infrastrutture. Gli Stati della Mesopotamia entrarono nella loro crisi irreversibile quando non manutenzionarono più la rete di canali irrigui, che attingeva al Tigri ed all’Eufrate; anche l’impero romano è crollato quando non sono state più manutenzionate la rete delle strade consolari, gli acquedotti e le fognature; e così via.
 
A noi gente del Sud, mentre viaggiamo in treno, questa cosa suona molto male : che fine stiamo per fare? Questo è il Sud, bellezza!

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