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Verso la crisi

Per Berlusconi non esistono vacanze. E neppure per i venditori porta a porta del Partito delle Libertà. I Promotori della Brambilla, ministra fedelissima al premier e pronta a mobilitare il popolo dei gazebo. E infatti ieri proprio a loro si è rivolto il presidente del Consiglio e leader massimo del Pdl in audio messaggio. “Vi assicuro che il vostro auspicio è anche il mio – ha dichiarato Berlusconi – cioè quello di realizzare le riforme per le quali gli italiani ci hanno votato, confermando la loro fiducia nella maggioranza di governo, in tutte, tutte le tornate elettorali degli ultimi due anni. In questi pochi giorni di sosta ho ricevuto e ho letto moltissimi vostri messaggi di solidarietà e di incitamento a portare avanti l’azione del governo per realizzare il nostro programma, quel programma di riforme che è stato votato dalla maggioranza degli italiani, e di farlo senza cedere alle tante pressioni contrarie dei nostri avversari”. E poi commenta l’iniziativa dei finiani in Parlamento con la costituzione di nuovi gruppi che definisce “una iniziativa paradossale se si considera che sono stati tutti eletti sotto il simbolo del Popolo della libertà con la scritta Berlusconi presidente. E’ diventato dopo di questo necessario verificare la coesione e la tenuta della maggioranza che sostiene il nostro governo prima di poter procedere al varo di provvedimenti, che sono provvedimenti molto importanti di realizzazione del programma”. Da qui la necessità di andare a un voto di fiducia su una mozione programmatica. Per contare e per vedere le carte dei Fini e dei suoi. E intanto prepararsi al peggio riorganizzando la presenza sul territorio del “partito leggero” in vista di un possibile voto anticipato.

E inevitabile lo spauracchio delle elezioni anticipate. “Se il governo eletto dal popolo non avesse più dietro di sé una maggioranza coesa e compatta, che gli consentisse di realizzare quello che il governo stesso ha promesso ai suoi elettori durante la campagna elettorale, la strada maestra non può essere che quella di ritornare davanti al giudizio del popolo che è sovrano”. Perché “la prospettiva di dover negoziare al ribasso quell’azione riformatrice su cui noi ci siamo impegnati e su cui vogliamo essere assolutamente coerenti, mentre altri pensano di farne oggetto di un mercato politico che per noi è avvilente ed hanno l’obiettivo fin troppo scoperto di ribaltare il risultato del voto popolare. “Nelle prossime settimane si vedrà la differenza tra chi, come noi, vuole fare le grandi riforme, e chi al contrario vuole soltanto perseguire obiettivi di potere e di carriera nell’esclusivo tornaconto della propria aziendina politica, anteponendo l’interesse particolare a quello generale”.

Ormai è una guerra. Non con le opposizioni, che nel ragionamento di Berlusconi proprio non entrano, ma con Fini e i suoi. Sono loro il nemico, i traditori. Sono loro l’avversario da cui ottenere o una resa senza condizioni in Parlamento o un rotta con le elezioni. “Nelle prossime settimane si vedrà la differenza tra chi, come noi, vuole fare le grandi riforme, e chi al contrario vuole soltanto perseguire obiettivi di potere e di carriera nell’esclusivo tornaconto della propria aziendina politica, anteponendo l’interesse particolare a quello generale”.

A forzare su Berlusconi anche la linea della Lega. Bossi chiude a allargamenti della maggioranza con l’appoggio dell’Udc e anche a un possibile accordo programmatico con i finiani. Bossi chiede le elezioni. Subito. E questo crea non poche difficoltà al premier nonostante l’apparente intransigenza delle sue dichiarazioni. Perché diventa sempre più evidente che il Pdl, oggi, non avrebbe più lo stesso peso elettorale di sei mesi fa e che la Lega potrebbe definitivamente diventare forza egemone al Nord. Bossi lo sa. E per questo forza, cercando di ottenere in termini di voti e di peso politico il più possibile dalla crisi del Pdl. Forzando anche sulla Costituzione (che non è mai stata per Bossi e i suoi un vincolo assoluto) e sul Presidente della Repubblica. Che comunque è già sotto un fitto tiro di artiglieria “preventivo”. Niente governi tecnici e neppure rimpasti e allargamenti della maggioranza, quindi. E al voto. Questo il messaggio esplicito inviato da Umberto Bossi a Silvio Berlusconi.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.210) 24 agosto 2010 16:17

    Lo so, non il punto centrale dell’articolo, ma c’é un passaggio che mi lascia sempre perplesso ed é quando si parla delle riforme. Ma di quali riforme si parla esattamente? come si fa ad auspicare delle riforme senza prima aver definito esattamente in quale campo queste riforme debbano applicarsi ed esattamente in quale direzione si voglia riformare?


    La riforma della scuola: più professori? meno professori? classi più grandi, classi più piccole? puntiamo sulla cultura classica o sulla tecnologia?

    Io, lo dico senza retorica, non ho mai capito questa faccenda delle riforme.

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