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Vent’anni da Mani Pulite: servono segnali forti come contro l’evasione

"Rispetto a vent'anni fa non è cambiato nulla. Anzi: a poco a poco la giustizia è stata smantellata. E la politica non ha fatto nessuna legge per rendere più difficile la corruzione, mentre quelle che c'erano sono state rese meno severe. E così l'impunità cresce".

Così si esprime l'ex giudice Gherardo Colombo in una intervista all'Espresso. E aggiunge:

Perché il sistema sarebbe dovuto cambiare? Sotto il profilo giudiziario non è stata fatta una legge per rendere più difficile la corruzione o più facile la scoperta della corruzione. Sotto il profilo culturale se qualcosa è cambiato, lo è stato in senso opposto: si è rafforzata l'idea che l'interesse privato nell'esercizio di una pubblica funzione non è riprovevole.

Parole lucide, che condivido, è il profilo culturale che deve cambiare.

Sembra un'espressione astratta, "profilo culturale", una ideologia, un filosofema. Invece è la chiave di tutto.

Soprattutto in un paese come il nostro in cui chi si comporta bene si sente considerato come un imbecille in un mondo di furbi, come un incapace in mezzo a persone che "ci sanno fare". Non so se il governo tecnico affronterà questo problema.

Certo, fino ad oggi al "profilo culturale" non hanno giovato gli atteggiamenti di una classe politica che:

- Ha depenalizzato il falso in bilancio e l'abuso d'ufficio,

- Tutte le volte che un politico è stato indagato ha parlato di conflitto tra poteri dello stato ( e non semplicemente di una storia di guardie e ladri)

- Si è battuta contro il metodo investigativo delle intercettazioni ( l'unico veramente efficace per combattere la corruzione).

Una cosa è certa, per il momento: c'è un'altra partita, importantissima, sulla quale il famoso "profilo culturale" conta moltissimo ed è quella dell'evasione fiscale.

Un Ministro anni fa disse che dovrebbe essere bello pagare le tasse; fu vittima di quella che alcuni chiamano "semplificazione giornalistica" (e che in alcuni casi dovremmo convincerci a chiamare "superficialità giornalistica") .

Quel ministro intendeva dire che dovrebbe essere bello pagare le tasse in un paese in cui tutti le pagano e pagandole tutti se ne pagano meno e si hanno servizi migliori. Una cosa di buon senso dunque, addirittura una banalità, che però ricevette sberleffi dalle stesse persone che oggi esprimono riserve sui blitz della Finanza che invece servono.

Non per i risultati che producono (si potrebbe agire "in remoto" incrociando i dati dei consumi e delle dichiarazioni dei redditi) ma per il segnale che danno: cari evasori, la pacchia sta finendo, datevi una regolata. 

Ecco: se sulla corruzione il governo tecnico riuscisse a dare segnali altrettanto univoci di quelli che sta dando sull'evasione fiscale, forse riusciremmo a fare qualche passettino in avanti per allontanarci dai posti di coda delle graduatorie di merito del pianeta.

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