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Venezuela, Chávez ha vinto ancora

Da qualche giorno circolavano voci su una spettacolare rimonta del candidato dell’opposizione, Henrique Capriles, rispetto a Nicolas Maduro, l’erede designato da Chávez, che all’inizio della campagna elettorale sembrava in vantaggio di oltre dieci punti.

 

La rimonta c’è stata, ma insufficiente. Maduro ha vinto lo stesso, sia pur con uno stacco di poco più di 200.000 voti (7.505.338 contro 7.270.403). Da un certo punto di vista, un buon successo (tra l’altro invidiabile per moltissimi leader europei, in elezioni limpidissime sotto controllo internazionale), ed è comprensibile che i voti per il candidato bolivariano siano un po’ meno degli 8.191.132 ottenuti il 7 ottobre 2012 da Chávez, dato che il carisma di Maduro non è minimamente comparabile a quello di Chávez.

Tuttavia preoccupa che il candidato dell’opposizione abbia aumentato ulteriormente i suoi voti in così poco tempo (nell’ottobre scorso erano già cresciuti, ma si erano fermati a 6.591.333). È evidente che uno scarto così piccolo, che rivela un paese profondamente spaccato in due, potrà incoraggiare le tendenze estremiste che hanno sostenuto Capriles, lasciandogli fare il gioco del moderato quasi progressista, ma si preparano ad approfittare di ogni difficoltà economica e di ogni possibile errore del governo.

Nella brevissima campagna elettorale Maduro ha evocato più volte la guida spirituale di Chávez, anche in forme abbastanza singolari (ad esempio raccontando in TV di apparizioni del leader scomparso che gli dava suggerimenti sotto forma di uccellino), ma in realtà ha beneficiato oggettivamente dell’appoggio di milioni di persone che in questi anni hanno visto migliorata la loro esistenza, che hanno avuto una casa, l’assistenza medica, la scuola per i figli, e che hanno il fondato timore di un ritorno al passato da parte dei lupi momentaneamente travestiti da agnelli.

L’emozione popolare per la morte del grande leader, e il riconoscimento internazionale del suo ruolo continentale, hanno pesato non poco. Tuttavia all’orizzonte ci sono non poche nubi internazionali, oltre al rischio di una fronda interna da parte di quella boliburguesia che può contare su appoggi in settori dell’esercito timorosi di un rafforzarsi di una scelta “socialista” e soprattutto ostili al mantenimento di uno stretto rapporto con Cuba.

Ma il risultato comunque conferma che c’è un patrimonio di consensi che va valorizzato e fatto fruttare, senza dimenticare il campanello d’allarme della costante crescita dell’opposizione, che ha ridotto progressivamente le distanze tra i due schieramenti. Maduro dovrà rafforzare la battaglia contro la corruzione che rischia altrimenti di indebolire il chavismo, e si è impegnato inoltre chiaramente a non rinunciare a quella proiezione internazionale che ha dato molto all’intero continente latinoamericano, e moltissimo a Cuba, ma ha anche rafforzato l’esperienza venezuelana. Il nostro compito in Italia è intanto quello di difendere dalle sistematiche denigrazioni dei mass media l’esperienza venezuelana, senza tuttavia mitizzarla e senza nasconderne contraddizioni e limiti. 

 

P.S.: I media italiani, Repubblica in testa con il solito Omero Ciai, insistono sulla richiesta di Capriles di un nuovo conteggio dei voti. In realtà le tecniche di voto e di conteggio in Venezuela sono estremamente più sicure (a rapide) delle nostre, come accertato anche dagli osservatori internazionali. Le accuse di brogli fanno parte della campagna propagandistica che le due parti hanno fatto (ad esempio l’opposizione su presunti e inesistenti votanti cubani, il governo su squadre di mercenari salvadoregni chiamati per uccidere Maduro), e sono il riflesso della tensione generata logicamente da una differenza così esigua tra i due blocchi. Non varrebbe la pena di parlarne se non per ridicolizzare i pennivendoli nostrani che le amplificano, ma certo sono un sintomo di una situazione che potrà essere sbloccata solo con il rilancio di quel programma di riforme radicali che troppe volte è stato bloccato dalle contraddizioni interne al blocco chavista.

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