Vendola. Parliamone

Incensato dai media, raccontato come idolo sceso in guerra per sbaragliare la sinistra: è Nichi Vendola. Forse altro dai racconti compiacenti di questi giorni, forse unica alternativa.
Luglio sa di Vendola, e di imbonitori che vorrebbero spacciarcelo per mesi, anni, fino al quel 2013, col “sempre ammesso che...” d’ordinanza, più che d’opportunità. L’appeal giusto, la favella sognante, la diversità, la piacioneria: tutto fa, alla distribuzione industriale del verbo di Vendola. Più di tutto, diciamolo però, il mezzo. Giornali e tv hanno lanciato la candidatura alla regal maniera. La dote la portano tutti: i tg in generale, i pochi approfondimenti televisivi del periodo, la grande stampa.
Talché si può azzardare: compiacente e prodigo è parso il gruppo Espresso, a giudicare dallo spazio e dai modi riservati al governatore pugliese (qui come e perché su L’espresso, qui in versione maxi-marchetta su D); compiacente e prodiga l’intera flotta di casa Arcore - fatte salve alcune presunte e già citate notizie d’affratellamenti economici fra lui e Verzè, e il Cavaliere - che comunque nell’ex Pci vedono lo sparring partner ideale da lanciare per strada come competitor: gay, ex comunista, alla bisogna meridionale, politicante, retorico; compiacenti e prodighi titoli a scelta, dal Fatto al Manifesto a Gli Altri al Riformista;compiacente e prodiga la componente finiana del Pdl; Michele Santoro - pare.
Fosse un film horror, potrebbe persino scappare di bocca a qualcuno che l’Obama di Terlizzi non sarebbe altro che la riproposizione, meno emaciata e compromessa, del medesimo sistema in un disperato tentativo di autoriproduzione. Più da droit che da gauche, essendo Pd e area Rifondazione per nulla caldo sull’ipotesi. Si potrebbe aggiungere che pur constatando l’utilità della figura a scopo altrui – si veda per esempio l’umbratile faccenda dell’autorizzazione illegale all’inceneritore della Marcegaglia - e alcune condotte politiche poco chiare, alla fine del giro potrebbe tornarti sempre come l’unico spendibile per un futuro senza Berlusconi, e possibilmente a sinistra. Se non fosse che la sinistra italiana oggi somigli davvero a un horror.
Ciò detto, non sono personalmente sicuro che lo stagliarsi del guru del Tavoliere possa rappresentare una valida alternativa al modello vigente, se non altro perché contiguo ai favori e ad alcuni interessi – pare – di Silvio Berlusconi (che, dicono, lo veneri) e dell’establishment finanziario in generale. Va sostenuto però come un sussulto sincero e centripeto proveniente dalle periferie dell’impegno politico, della disillusione giovanile, possa promettere una speranza, sebbene ingenua, di cambiamento. E a sinistra. Una scossa indotta dalle mani sbagliate. Che chi ci crede lo faccia e convinto è grano al granaio della sinistra italiana, come movimento popolare, fuori da cacicchi e assemblee – giovanili comprese.
Resta però un punto: calcolate le variabili e considerate le cifre e i segni dell’equazione, sareste disposti a eleggere chicchessia pur di mendicare qualche anno di governo minimamente presentabile? Lui – come Veltroni, come Prodi, come la Bindi, e col benestare di parecchio mainstream e parecchia approvazione popolare – fosse l’unico nome escluso Berlusconi, a seggi aperti, lo votereste? O bisogna saltare un altro turno? E’ una domanda.
U‘
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