Vade retro PD.
In una situazione a dir poco da incubo, sta affiorando nei media mainstream della cacofonia politica nostrana, l'idea balzana che il M5S, e segnatamente Conte, debbano dialogare con questo PD, tutt'ora guidato da Enrico Letta. Di più, trovare una intesa con il PD atta a saldare un fronte comune contro la destra, identificata soprattutto nella figura della postfascista Giorgia Meloni.
L'idea più che balzana è malsana; ovvero il M5S deve tenersi ben alla larga e a distanza di sicurezza da questo PD. Una cricca di potere autoreferenziale che, ammesso e non concesso che anche questa volta non venga ripescato in virtù di giochi di palazzo, deve stare alla opposizione, senza avere né coperture né appoggi di nessun genere. In sostanza deve risolversi per via naturale l'equivoco che questo partito, ascrivibile alla peggior democrazia cristiana di sempre, si sia rappresentato per decenni come "punto di riferimento dei valori della sinistra". In questo senso bisogna dare un sentito ringraziamento ad Enrico Letta perché sotto la sua guida questo "malinteso" si è evidenziato come non mai.
A scanso di equivoci dico come la penso sulla conduzione del governo di Mario Draghi (PD), in sintonia con il Presidente Sergio Mattarella (PD) e ovviamente con il pieno appoggio di Enrico Letta (PD). Tralascio volutamente i maldestri tentativi che questo trio ha messo in campo per distruggere il M5S, assimilato a pericolo pubblico numero uno. Draghi è entrato a piè pari in guerra contro Putin, distinguendosi sia per il suo zelo sulle sanzioni contro la Russia che nel sostegno a Zelensky finanziario e militare. Se era giustificato fornire armamenti in una prima fase dell'invasione, fatte salve molte riserve dal momento che erano anni che gli anglo americani stavano armando e addestrando l'Ucraina, guidata da un regime tutto men che democratico, una volta chiaritisi i contorni e le vere finalità di questa guerra, Draghi avrebbe dovuto cominciare a prenderne le distanze. In fin dei conti l'Ucraina non è né un membro della Nato né un paese UE. Ferma restando la condanna tout court della Russia come aggressore, non dovevano essere trascurate le pesantissime responsabilità dell'aggredito e, soprattutto, di chi gli sta dietro con intenti geopolitici e di riconfigurazione economica mondiale, ovvero gli USA di Biden. E' lampante come in tutte le crisi, conflitti o cambi di potere e in ogni parte del globo, ci siano sempre dentro gli Stati Uniti d'America. Chissà come mai. Il conflitto ucraino andava trattato come una questione interna al mondo russofono, un regolamento di conti post caduta dell' URSS, senza ovviamente esimersi da tutti i sostegni in campo umanitario. In questo contesto invece il PD si è affermato come il più bellicista e il più asservito agli interessi degli anglo americani, che sono palesemente del tutto opposti ai nostri, sia come italiani che come europei. Ovviamente in buona compagnia dal momento che le sanzioni alla Russia, vedi la questione del gas, stanno riempiendo le tasche di parecchi soggetti europei, nel mentre stanno distruggendo la nostra economia. Quel viaggio in treno del trio Macron, Draghi, Scholz diretti al capezzale di Zelensky, ha fornito una immagine di uno squallore unico e la dimostrazione plastica che l'Europa di fatto è un nano politico, asservito agli USA. E il fatto che la UE non esista, lo ha dimostrato la Germania in questi giorni, agendo per proprio interesse e alla faccia della unità di intenti. Insomma ognuno pensi per se e perda il peggiore, o il più allocco che dir si voglia. Nella dirigenza PD mai un dubbio, una analisi comparata, una retrospezzione degli avvenimenti che hanno portato al conflitto ucraino. Avanti a tutta dietro a Draghi, l'uomo che tutto il mondo ci invidia. Mai una volta che fosse sfuggito dalle loro bocche un tentativo di innescare un processo, una strategia, un tentativo per quanto difficile di fermare le armi. Il mondo diviso in due, di qua i buoni e di la i cattivi come su una lavagna scolastica. E mentre si prospettano mesi difficilissimi, alle prese con bollette stratosferiche, crisi dell'occupazione e imprese che saltano come birilli, il PD orfano della agenda Draghi, che solo Calenda/Renzi ha sposato il che è tutto dire, sta avviandosi con la leggerezza di un passero ad una sorta di " rianimazione", cincischiando su un futuro congresso organizzato alle calende greche. Tutto si fa e non si fa pur di ridarsi una "ripulitina", onde perpetuare l'eterno equivoco di essere il "partito della sinistra" o "progressista " che dir si voglia.
L'importante è che ciò non avvenga a spese del M5S. Ergo alla larga dal PD, evitiamone il contagio.
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