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Usa: un debito lungo 70 anni. Ormai scaduto

di Vincenzo G. PALIOTTI

Siamo “quasi” tutti d’accordo: nella seconda guerra mondiale l’intervento degli americani fu determinante per combattere e vincere il nazifascismo, molto di più del loro intervento nella prima guerra mondiale dove la partecipazione fu di scarso rilievo per le sorti della guerra.

I motivi erano diversi, nel secondo conflitto mondiale a furono trascinati in guerra dai Giapponesi e fino all’attacco subito a Pearl Harbour la maggioranza degli americani era contro l’intervento. Dal Dicembre 1941 quindi gli USA entrano in guerra al fianco degli inglesi e dei francesi contro l’asse Roma, Berlino, Tokyo.

Questo risultò determinante per le sorti del conflitto che volsero a favore degli alleati anche per la strategia sbagliata di Hitler che si trovò ad aprire troppi fronti contemporaneamente, Europa, Africa, Balcani e Russia: strategia che nonostante la sua potenza non poteva reggere. Si arrivò quindi alla sconfitta del nazifascismo e l’Italia fu liberata dagli alleati, con il contributo determinante – è bene non dimenticarlo mai – della Resistenza, contributo riconosciuto dagli stessi Alleati.

Nacque allora un senso, giusto, di riconoscenza verso gli alleati, in particolar modo verso gli Usa che divenne con il tempo una vera e propria dipendenza e che portò ad influire anche nelle scelte politiche del nostro Paese, governato per questo e per tanti anni da coalizioni di centro–destra per lo più con l’egemonia della Democrazia Cristiana fedele al debito contratto con gli USA, debito contratto in cambio appunto della liberazione e del piano Marshall.

Ora, a distanza di anni ci troviamo a fare un bilancio di quanto ci è costato questo debito e a considerare se non sia arrivato il momento di considerarlo estinto per riacquistare, di conseguenza, la nostra sovranità già sminuita dalla Germania della Merkel, dalla BCE in Europa e dai poteri forti in casa nostra, Confindustria, classi privilegiate ma anche malaffare, corruzione e criminalità organizzata.

Si può dire che sono questi gli elementi che si spartiscono attualmente la nostra sovranità che la Costituzione prevede all’articolo 1 di proprietà del popolo, ed una buona parte di questa è ancora in mano agli Stati Uniti d’America.

Gli interessi che abbiamo dovuto “pagare” agli Usa per il debito contratto in 70 anni, sono maturati sotto forma di dipendenza – siamo un loro protettorato quando non un 51° stato – per un appoggio incondizionato a tutte le “iniziative” di Washington, alla nostra partecipazione alla NATO, e in tutto questo mai ci è stata data altra scelta che schierarci al loro fianco anche quando le nostre precarie condizioni economiche, la logica della pace e quella del rispetto dei diritti imprescindibili derivati dall’autodeterminazione degli stati sovrani lo avrebbero dovuto impedire.

Oggi, dopo l’Afghanistan e l’Iraq, ci troviamo di fronte ad una situazione molto pericolosa e simile a quelle scelte fallimentari, perché sono evidenti le intenzioni degli americani in merito alla situazione in Siria.

Ci dovremmo preparare forse ad un altro intervento armato, ma ormai il debito deve essere considerato estinto (sarebbe anche ora!), e quindi dobbiamo riservarci la possibilità di rifiutare un’alleanza distruttrice e contraria ai nostri principi costituzionali. Del resto, la stessa Germania non partecipò alla disgraziata campagna in Afghanistan e neppure a quella in Iraq, così come altri stati della NATO, anche loro debitori per la liberazione. Tanto più che questa faccenda riguarda ancora una volta un qualcosa che loro stessi, gli statunitensi, hanno creato per destabilizzare un paese e creare le condizioni per invaderlo e rovesciare un governo legittimo che ha la colpa di non essere allineato con loro.

L’ISIS, così come i Talebani (usati in funzione anti-Urss) sono una loro creatura, armata ed addestrata da loro e sfuggita al loro controllo. E non possono chiedere ancora una volta di riparare ad errori dei quali sono i soli responsabili con altri stati, come l’Arabia Saudita, da sempre alleato e principale nemico in una situazione di completa schizofrenia geopolitica.

L’Isis sta punendo i suoi creatori, in fondo, per aver permesso alla Russia di sterminare alcune sue cellule.

Se all’Italia quindi verrà chiesto di armare i suoi aerei, le sue navi, di portare i suoi soldati ad invadere stati sovrani, si dovrà rifiutare in base all’art. 11 della Costituzione che “ripudia la guerra in ogni sua forma”. E, se qualcuno si presenterà per esigere crediti, come quello “lungo 70 anni”, gli si deve far presente che quel credito è stato ampiamente e lautamente saldato con relativi interessi e che oggi il nostro Paese può tollerare un intervento armato solo per un’azione internazionale tesa a salvaguardare l’integrità e l’interesse di uno stato sovrano, non alla sua invasione con relativo rovesciamento del governo in carica, come accaduto in passato, e che mai più si imbarcherà in azioni che sono in contrasto con la Dichiarazione Universale dei Diritti Universali.

Dico “Basta!”, quindi con il doversi considerare uno stato satellite, un complice, un correo. E’ necessario prendere le distanze dai veri responsabili di questa situazione, da chi arma senza scrupoli un nemico che poi gli si rivolta contro anche perché forse si accorge di essere stato strumentalizzato per raggiungere fini che non hanno nulla in comune né con la religione né con la riscossa di popoli oppressi perché i primi oppressori sono proprio chi li arma.

Rivogliamo quindi la nostra sovranità e per fare questo prima di tutto dobbiamo far cadere questo governo che è il garante di tutta questa situazione, governo che ha accettato il ruolo di “servo” fedele pronto a tutto pur di favorire il suo padrone dal quale acquista continuamente armi per essere pronto a servirlo in tutto e per tutto, pronto a sprecare altre risorse che devono invece essere utilizzate per risanare i conti del Paese.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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