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Uno Chef in galera

Una notizia che pesa quanto una piuma. Un momento di leggerezza in un quadro generale sempre più fosco e deprimente. Ve la voglio proporre con le migliori intenzioni ed un pizzico di malizia perché sono curioso di vedere se anche in un niente, ci sarà qualcuno che troverà pretesto per lanciare pietre.

Apprendo dal Messagero di Roma che lo chef Filippo La Mantia ha preparato uno specialissimo pranzo domenicale per 84 detenuti della casa circondariale Regina Coeli. Non si è trattato di un privilegio per qualche "carcerato VIP" contravvenendo alle regole della detenzione ma un atto di solidarietà umana che l'ormai affermato maestro dei fornelli ha voluto esprimere ai detenuti, di cui conosce in prima persona le condizioni avendo subito nel 1985 sette mesi di detenzione per essere poi scagionato dalle accuse portategli.

Il menù, nel "purissimo stile siciliano" dello chef, comprendeva caponata di melanzane, pasta alla Norma, involtini di vitello ripieni di mollica di pane, uvetta e pinoli, e per finire cassata e cannoli siciliani.

L'evento non cambia di una virgola la mia esistenza, non mi sposta di una frazione di millimetro l'asse della vita, non risolve una briciola dei miei problemi personali eppure mi fa stare bene; tanto bene che anche le inevitabili malizie che mi scattano inevitabilmente in testa, vengono magicamente disattivate.

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