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Una metafora condominiale per spiegare le ragioni dei Paesi Bassi (che non emergono), l’errore del governo italiano, ed una soluzione

L’urgenza del governo italiano di ricevere certezze circa la condivisione delle spese annunciate (e ancora non sostenute) per gestire l’impatto economico della pandemia in corso sta nella consapevolezza di non potersele permettere.

 Le altre principali economie occidentali (Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti) già a marzo hanno annunciato pacchetti di misure per grosso modo il 10% dei rispettivi PIL. L’Italia, il cui quadro economico nazionale in condizioni normali (debito monstre e crescita asfittica) e quello al 2050 (disastro demografico e declino economico) non consente grandi spazi di manovra autonomi, è partita con misure per circa l’1,5% del PIL (25 miliardi). Poi, a inizio marzo, in modo unilaterale ha annunciato misure (per lo più, garanzie statali) per 400 miliardi, il 20% del PIL. E ora insiste affinché tutti nell’Unione Europea (o, perlomeno, nell’eurozona) condividano, o almeno sottoscrivano, la (possibile) spesa (gli ormai famigerati “eurobonds”).

Procedo con una metafora.

Immaginate di abitare in uno dei palazzi più eleganti della città, nove piani ed attico. Avete un fratello (Italia), che è pure vostro condòmino, con il quale avete rapporti cordiali ma non v’intendete granché. Vostro fratello ha un’impresa enorme e guadagna bene ma naviga a vista, poiché nel tempo ha accumulato una montagna di debiti. Anche voi (Olanda) lavorate bene, in un’impresa più piccola ma molto redditizia e, in più, avete pochi debiti. Avete un appartamento di circa 100 metri quadri molto carino e ben tenuto, tra il secondo ed il terzo piano. L’appartamento di vostro fratello è di 240 metri quadri, tra il sesto e l’ottavo piano, bello ma un po’ délabré (un paio di stanze, in particolare, sono tenute male assai).

All’improvviso, al sesto piano, nell’appartamento di vostro fratello, salta fuori una grossa crepa su un muro portante condominiale che separa dal vicino (Francia). Dalla crepa è pure caduto un calcinaccio in testa ad un figlio di questi (quindi, un vostro nipote), mandandolo all’ospedale. All’assemblea straordinaria di condominio subito convocata per l’occasione, tutti i condòmini convengono che debbano essere fatti lavori con urgenza ma i dubbi, come in tutti i condomìni (e come spesso nelle famiglie), sono circa le responsabilità e la ripartizione delle spese: quale proporzione dei costi è da distribuire tra fratello-condòmino e condomìnio tutto? Quanta parte dei danni sono dovuti all’incuria in cui vostro fratello ha tenuto l’appartamento? Come mai vostro fratello intanto non avanza le spese ragionevoli urgenti? Intanto, questi rimarca l’emergenza, spalleggiato dal condòmino sottostante (Spagna), raggiunto dalla crepa, e dal dirimpettaio (come detto, Francia), che intuisce che sarà il prossimo a ritrovarsela in casa. Il proprietario al nono piano, che ha pure tutto l’attico (Germania), è prudente: tra le tante considerazioni, preferirebbe risparmiare in caso una crepa così grossa si manifestasse anche nel suo appartamento. Voi, dal secondo piano, non percepite (ancora) bene il problema e non volete accollarvi una quota di spese straordinarie che non siete sicuri vi spetti o di cui non vi sentite responsabili, specie per dare una mano ad un fratello inguaiato di cui magari invidiate il bell’appartamento ma assai meno la vena drammatica.

Intanto, così come gli altri condòmini principali (eccetto vostro fratello), informate la vostra famiglia che, in caso, siete pronti (e capaci) a gestire eventuali grosse crepe nelle vostre abitazioni, se necessario anche facendo debiti per conto vostro.

All’improvviso, vostro fratello annuncia alla sua famiglia di voler procedere a far sistemare la crepa in casa propria per un costo doppio di quello che gli altri condòmini hanno stimato per casi analoghi nelle loro abitazioni: un importo tanto sorprendente quando fuori dalla portata di qualcuno che già sta con l’acqua alla gola. Per di più, vostro fratello si presenta all’ennesima concitata assemblea straordinaria di condominio pretendendo che tutti i condomini mettano subito la firma a garanzia dei nuovi debiti che questi vuole contrarre, perché “mio figlio si è fatto male”, perché “se crolla il muro da me crolla tutto il palazzo” e, comunque, “è una spesa che riguarda tutti”. Alcuni condomini si spaventano, altri si commuovono, altri magari non sono convinti della tesi del crollo ma alla fine ci stanno. Voi però conoscete vostro fratello e sapete che, debiti a parte, in casa ha mobili e gioielli di grande valore: perché mai, come minimo, non ne propone alcuni come contro-garanzia per i quattrini e/o le garanzie che vorrebbe che tutti gli altri mettessero subito a disposizione per i lavori che questi insiste essere condominiali ma che vuole gestire a modo suo?

Ora, ditemi: i vostri dubbi, come condòmino di lunga data di vostro fratello, davvero vi sembrano così assurdi?

Perché l’Unione Europea è come un condominio e gli Stati Membri un’allargata famiglia che lo abita. Ci sono le parti comuni ma anche, prima di tutto, le abitazioni private. Tutti grosso modo pagano puntuali le spese condominiali, la cordialità è generale ed alcuni magari si vogliono pure bene, tuttavia ognuno per prima cosa guarda al suo. Perché non è vero che “siamo sulla stessa barca”: siamo solo nello stesso condominio. E una crepa al sesto piano sarà grave e magari pure un problema condominiale, però mica ci grava sopra tutto il palazzo.

Fuor di metafora, ci sono due aspetti da tenere in considerazione per spiegare la freddezza dell’Olanda. Primo, l’economia olandese non è direttamente integrata a quella italiana. Secondo, l’Italia ha un patrimonio immobiliare privato stimato in oltre 6.000 miliardi di euro, quasi tre volte il debito pubblico (circa 2.400 miliardi). Conseguenza vuole che i Paesi Bassi razionalmente si domandino perché mai devono accollarsi anche solo la garanzia di un nuovo debito italiano in maniera incondizionata ed incontrollata, senza che l’Italia almeno garantisca a propria volta, in qualche modo, con parte della propria ricchezza.

In sostanza, l’Italia dovrebbe fornire una garanzia almeno parziale con cui dimostri di non voler diventare il malato cronico e facile a ricadute del sistema (perché, banalmente, nessuno nell’Unione Europea è in grado di reggere a lungo un’Italia sovra-indebitata, in declino ed a corto di fondi ogni pochi anni). Un’ipotesi di soluzione che non colpisca subito il già tartassato reddito degli italiani, o il loro immobile risparmio, c’è – anche se, come qualsiasi medicina, richiede prima di tutto la consapevolezza di essere malati (gravi) e la disponibilità a fare ciò che è necessario per guarire. Questa ipotesi, qui solo un abbozzo, consiste, in principio, nell’emettere obbligazioni italiane a 30 anni con garanzia pari al 5% del valore di tutti gli immobili privati in Italia, su cui viene iscritta in modo automatico un’ipoteca. Al di là di variazioni ed aggiustamenti utili a renderla più equa o efficace, questa mossa da sola vale una garanzia (e, nel tempo, un’entrata) di circa 300 miliardi. L’importo sarà automaticamente prelevato solo all’atto della vendita di ciascun immobile entro il 2050 (quindi, nessuno sborsa soldi ora), o versato dai proprietari che per allora non avranno venduto (ma avranno avuto 30 anni per mettere da parte la somma), e vincolato ad un fondo per il ripagamento del debito pubblico. Con buona pace di chi possiede un castello.

In conclusione, al netto di diverse sensibilità culturali, i politici olandesi si comportano come ci comporteremmo probabilmente noi se un condòmino che conosciamo da tempo ci chiedesse quattrini o garanzie per fare una miglioria in condominio di cui tuttavia potremmo beneficiare anche noi. È l’Italia, piuttosto, che si sta muovendo male, perché fa leva sulla relazione “di sangue” tra fratelli (magari sfruttando retoricamente i drammi di oggi e rivangando quelli di ieri) quando invece si parla, tra condomini, di chi deve accollarsi un debito, o comunque farsene garante. A Nord Europa (e non solo), questo modo di comunicare e gestire le situazioni non è compreso. La condotta del governo italiano potrebbe apparire opportunistica e non del tutto onesta, tanto verso i condomini quanto verso la sua famiglia (noi). A nessuno piace chi, nel bisogno, pretende assistenza in modo ricattatorio o poco trasparente.

Perché l’inabilità dell’Italia di far fronte alle grandi spese (future) per gestire l’impatto della pandemia sull’economia nazionale è una conseguenza del suo debito pubblico, che è debito nostro, fatto per conto (e sulla testa) degli italiani da chi questi hanno scelto di mettere alla guida del paese negli anni. Perché la democrazia non è un gioco.

Sarebbe bene iniziare a rendersene conto, per davvero.

Foto di Erich Westendarp da Pixabay 

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