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Un sistema chiamato automobile

Guardate questo spot , poi guardate quest'altro

Entrambi sponsorizzano un'automobile, nel primo caso una Mercedes, nel secondo una Citroen. Belli, accattivanti, e con un leitmotiv comune: essere differente.

La strategia di marketing delle case automobilistiche è quella di far passare l'idea che comprare un'automobile sia un gesto capace di rendere l'uomo diverso dalla massa, di distinguerlo, e, dunque, di renderlo migliore. Quello che gli spot pubblicitari non spiegano è che cosa ci sia di meno omologante di un'automobile. Sempre di più, a ben pensarci, l’auto non è più tanto un mezzo di trasporto (che crea congestione e inquinamento), quanto un vero e proprio sistema.

Un sistema di interessi che coinvolge petrolieri, industria automobilistica, costruttori di strade; un sistema che sparpaglia la città nel territorio, rendendola a misura di auto (e di speculazione immobiliare e fondiaria).

Un sistema, soprattutto, che ingabbia l'individuo e la società, e gli ingorghi che intasano le strade delle nostre città e i polmoni dei nostri figli con le polveri sottili ne sono una metafora neppure tanto simbolica.

Guardate questa foto e pensate:


Quando le persone di questa foto usciranno dalle loro macchine e inizieranno ad andare a piedi? Perché dobbiamo avere tutti una macchina? Si tratta di un’idiozia sociale, ecologica ed economica.

Fino a che punto tutto ciò continuerà ad avere senso? Quando qualcuno verrà ucciso? O quando saremo tutti uccisi lentamente? Da quando il senso di libertà ci fa sentire intrappolati?

Da quando la fiducia e l’ottimismo per la modernità e il progresso sono stati sostituiti dall’angoscia e dalla confusione? Staremo forse solo aspettando che il mondo si sciolga? Quando capiremo che c’è qualcosa di folle in tutto questo? Esiste una via di fuga?

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