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Un secolo fa la strage delle operaie della Fabbrica Triangle. Cosa abbiamo imparato?

È trascorso più di un secolo da quel fatidico 25 marzo 1911, in cui un terribile incendio scoppiato nella fabbrica Triangle, a New York, costò la vita a 146 giovani donne.

L'incendio scoppiò all'ottavo piano del Brown Building, lo stabile in cui aveva sede la fabbrica di camicette da donna Triangle Shirtwaist Factory. La fabbrica occupava gli ultimi tre piani del palazzo di dieci piani, e gli ambienti di lavoro delle giovanissime operaie (tante ancora adolescenti) erano senza controlli e poco sicuri.

Molte di loro avevano origini italiane, lavoravano circa 12 ore al giorno per un salario che arrivava ad un massimo di 15 dollari a settimana.

I proprietari della Triangle, Max Blanck e Isaac Harris, si trovavano al decimo piano dello stabile al momento dello scoppio dell'incendio. Erano soliti chiudere le operaie a chiave negli ambienti di lavoro in modo che non potessero rubare, fare pause o uscire prima dell'orario previsto. I due proprietari riuscirono a mettersi in salvo, ma non aprirono le porte della fabbrica, condannando le operaie alla morte.

Molte morirono lanciandosi dalla finestra nel disperato tentativo di salvarsi, l'impatto col suolo fu fatale per 62 di loro.

Max Blanck e Isaac Harris furono processati, ma assolti e rimborsati dall'assicurazione con 445 per ogni vittima, mentre alle famiglie delle operaie spettò un risalrcimento di 75 dollari.

In seguito a questo drammatico episodio vennero varate alcune leggi per la tutela e la sicurezza dei lavoratori.

Nonostante tutto, però, ancora oggi assistiamo a terribili "incidenti" come quello avvenuto alla Triangle Shirtwaist Factory, basti guardare alla recente tragedia del Rana Plaza, in Bangladesh, dove più di 580 operai hanno perso la vita nel crollo dello stabile, sede di ben cinque industrie tessili.

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