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Un paese ridicolo: "l’affaire Celentano"

A bocce ferme ed a mente fredda si ragiona meglio.

“Avvenire” e “Famiglia cristiana” non dovrebbero più essere pubblicate. Il Vaticano non sa nulla del Paradiso. Aldo Grasso, critico del Corriere della Sera, è un deficiente.

Queste ed altre le amenità, propinateci da Adriano Celentano, erede di una gran voce, apparsa in declino, e perciò incline a trasformarsi in telepredicatore, che nel tentativo di alimentare un mito un po’ ingiallito, non si accorge che lo sta distruggendo.

Se i direttori dei due giornali cattolici ed Aldo Grasso gli facessero querela, il nostro amato guru si dovrebbe giocare il compenso datogli dalla RAI e che dice di voler devolvere in beneficenza.

Gli offesi hanno ignorato le contumelie, snobbando il personaggio e la sua grossolana ignoranza in argomenti, che riguardano la fede, la trascendenza, il rapporto tra la Chiesa militante e la Chiesa istituzione bi millenaria, tra chiesa evangelica e chiesa dotta.

Si sa che cosa pensi e sia in grado di dire Celentano. Quel che non sappiamo è come e perché da una decina d’anni la Rai rincorra puntualmente Celentano sempre in occasione del festival di Sanremo, per consentirgli dei monologhi che screditano agli occhi del mondo il nostro paese quasi quanto le gesta berlusconiane.

Forse non siamo mai stanchi di apparire ridicoli agli occhi degli altri. Perciò le pensiamo tutte e scoviamo i peggiori esempi per farci del male.

Se voglio ascoltare non una predica, ma una vera lezione di problemi religiosi, anche i più complessi e scottanti, invito il cardinal Ravasi o un teologo laico come il prof. Mancuso, non Celentano.

E se voglio sensibilizzare gli spettatori su temi nobili come quello della pace e della solidarietà, invito a testimoniare i missionari cattolici, quelli veri, che dedicano tutta la loro vita agli ultimi, non il guru miliardario Celentano.

Non è scritto forse da qualche parte che “è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei Cieli”?

Eppure molti irresponsabili burocrati e sedicenti critici hanno tentato di giustificare il loro farneticante “eroe”, sostenendo che Celentano aveva diritto di dire quel che voleva, si trattasse financo di offese e sciocchezze da un palco del servizio pubblico e ben pagato con i soldi del contribuente.

Tutto in nome della democrazia e della libertà di parola.

Siamo un paese veramente ridicolo!

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.112) 27 febbraio 2012 13:47

    Forse si, un paese ridicolo. ma non Celentano

  • Di (---.---.---.160) 28 febbraio 2012 10:26

    caro Tonino

     questa volta condivido in parte il tuo punto di vista.

    I cattolici dovrebbero vergognarsi per i loro comportamenti e non solo indignarsi con

    Celentano che dall’alto della sua ignoranza qualche verita la dice

     bepi

     

     

    • Di (---.---.---.91) 28 febbraio 2012 12:44

      Caro Bepi, ti ringrazio per il commento. Preciso che io sono indignato con i politici e burocrati Rai, che permettono dal palco del festival e di un servizio pubblico a chcchessia di far prediche o monologhi su questioni serie, ma che non riguardano neppure tutti gli Italiani. Se poi le fa il miliardario Celentano, che di cristiano non ha nulla, ancora peggio. Allora perchè Celentano e non Grillo? Caro Bepi, viviamo in un paese tragicomico. Ti abbraccio. Tonino

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