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Un paese in ginocchio

Sul Corriere Sergio Romano ha scritto che Berlusconi e le fazioni militanti della società politica tengono in ostaggio i cittadini di un Paese paralizzato dagli innumerevoli problemi che lo assillano.

Esattamente un secolo fa si concludeva il decennio giolittiano, in cui lo statista Giolitti era riuscito a far progredire il Paese sulla via della modernità in tutti i settori, riuscendo a coinvolgere nella vita politica dello Stato unitario, con il dialogo e la mediazione del metodo liberale, sia i cattolici che i socialisti.

Negli anni successivi la tragedia della 1^ guerra mondiale e qualche tempo dopo l’avvento del Fascismo.

Con la dittatura fascista iniziò quell’intervento del potere politico in tutti gli aspetti della vita dei cittadini: dall’economia alla stampa, dalla magistratura alla libera associazione sindacale, dalla cultura allo sport.

Vent’anni di dittatura non riuscirono a vaccinare la società italiana contro il virus dello statalismo, prerogativa di ogni società diretta dall’alto, di carattere feudale e gerarchico.

Perciò dopo la 2^ guerra mondiale e la caduta del Fascismo prevalsero le due ideologie filosoficamente più integraliste, la cattolica e la comunista.

Superato il periodo di ricostruzione postbellica, dominato dalla figura di un altro grande statista, Alcide De Gasperi appunto, si ritornò, dagli anni Sessanta in poi, ad una gestione dirigista, assistenziale e clientelare della società civile, e statalista dell’economia.

Conseguenza di ciò: l’inizio della corruzione, del familismo amorale, di una asfissiante ed inefficiente burocratizzazione dello Stato, dell’esplosione della spesa, dell’aumento della disoccupazione, dell’incremento vertiginoso della evasione con il conseguente inasprimento della pressione fiscale.

Così anno dopo anno, senza alcuna riforma seria che potesse frenare il declino progressivo del Paese, siamo giunti all’era del cav. Berlusconi, che accecato dalla megalomania, dalla presunzione d’infallibilità, dalla cultura sfacciata del proprio interesse personale e familiare, arroccato nella trincea della sua pretesa impunità e prigioniero di quel mondo, che egli stesso ha creato (come scrive il New York Times), ha ingaggiato una durissima ed esiziale lotta politica con altre importanti istituzioni dello Stato, contribuendo ad accelerare la disgregazione del Paese.

Dove stiamo andando, nessuno lo sa. Forse….a puttane.

 

Immagine tratta dal NYTimes

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