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Un anno senza internet: un giornalista americano racconta la propria "disintossicazione"

Il giornalista statunitense ventiseienne Paul Miller il 30 aprile 2012 alle 23:59 ha staccato il suo cavo ethernet, spento la rete wi fi e sostituito il proprio smartphone con un telefono dalla tecnologia essenziale.

Da quel momento, sino a questo primo maggio 2013, ha trascorso un intero anno senza internet. La cosa risulta ancora più eccezionale se si considera che Miller è un giornalista che scrive sul web, nel web lavora, ed è costantemente connesso da quando aveva dodici anni.

La decisione, indubbiamente contro tendenza, prese piede in seguito alla proposta della testata con la quale collabora, The Verge, di passare un anno disconnesso, pagato per restare offline. Miller accettò volentieri, vista anche l'estrema necessità di "disintossicazione" dal mondo virtuale e dal costante flusso di comunicazione e informazioni del web, che lo stavano portando a un livello ingestibile di stress.

Durante quest'anno Miller si è dedicato a tutte le attività che il tempo e lo stile di vita non gli permettevano di fare - cose che, ammette, prima di allora non desiderava nemmeno troppo, ma che è stato costretto a riconsiderare, spinto da un senso di noia e solitudine - : partite di frisbee, corse in bicicletta, molta più vita sociale e lettura dei classici greci.

Uno dei più grandi segnali di cambiamento Miller l'ha percepito a livello di memoria e capacità di concentrazione: se nei primi mesi di "depurazione" riusciva a malapena a leggere dieci pagine di seguito dell'Odissea, adesso può macinarne 100 senza problemi né interruzioni, o qualche centinaio se la prosa è facile e scorrevole.


Un anno fa, partecipare a una conversazione o seguire un discorso con attenzione costante gli era impossibile, richiamato dai trilli del suo smartphone o dalle notifiche di Twitter, mentre adesso Miller ammette che anche sua sorella ha riconosciuto un cambiamento eccezionale nel suo modo di parlarle, più empatico, più interessato, più sensibile.

Per la corrispondenza, durante un anno ha sostituito la verifica delle mail mattutina con una tappa alle poste, alla rassegna stampa online i giornali cartacei. Ma una certa delusione l'ha colto quando si è accorto che il vecchio carteggio postale non funziona più, vista la scarsa risposta ricevuta dai corrispondenti, pochi dei quali si prendevano la briga di compilare il retro di una busta da lettere con l'indirizzo, comprare e attaccare un francobollo, quindi andare alle poste e imbucare il tutto.

Per acquistare un volo negli ultimi tempi si è rivolto direttamente alle agenzie tramite telefonata, per spostarsi si è munito di mappe cartacee. Effettivamente, si è reso conto che la maggior parte della attività quotidiane possono essere svolte tranquillamente senza l'ausilio di internet.

Tuttavia, dopo il primo periodo di disintossicazione e novità, anche nella vita offline è subentrata la routine, e i grossi svantaggi hanno cominciato a manifestarsi: le difficoltà a comunicare con gli amici all'estero, l'impossibilià di vedere via Skype i nipotini che crescevano, meno stimoli in generale, e la tecnologia web pian piano sostituita da videogiochi, radio e audiobook.

Alla fine di un anno Miller fa un bilancio, e il giudizio che esprime sul suo anno senza internet non è né negativo né estremamente entusiasta: «Il mio piano era lasciare internet e di conseguenza ritrovare il vero Paul, vivere il mondo reale, ma il vero Paul e la vita reale sono inestricabilmente legati a internet. Non dico che la mia vita non sia stata diversa senza internet, dico solo che non era la vita reale».

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