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Un enorme deficit. Di credibilità

E così, abbiamo anche l’autocritica dell’Eurogruppo. Pare infatti che i ministri delle Finanze e dell’Economia dell’Eurozona abbiano preso coscienza che finora si sarebbe fatto “troppo poco” per convincere i mercati che l’area non andrà in pezzi sotto il peso del debito e delle contraddizioni della costruzione europea.

Quindi, che fare? Serve un non meglio specificato “approccio coordinato”, che in soldoni significa ricapitalizzare le banche. Ma buongiorno! Non erano Eurogruppo, Commissione europea e lo stesso Trichet a rigettare sdegnatamente la proposta di Christine Lagarde? Ricordiamo ancora le frasi celebri: “ci sono stati degli stress test, sono andati bene, ci atteniamo a quelli”. E infatti, così come la prima edizione di quella farsa vide la promozione a pieni voti delle banche irlandesi, la versione duepuntozero ha visto una Dexia esibire un Tier 1 a doppia cifra, salvo poi implodere ignominiosamente in questi giorni. Shit happens.

Persino il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, si è lasciato sfuggire che la Germania “potrebbe riattivare i meccanismi di supporto adottati nel 2008 per ricapitalizzare le banche”. E qui viene il bello. Come ricapitalizzare le banche, visto che il regolamento dell’EFSF non è (ancora) stato emendato per l’ennesima volta, per consentirgli di entrare nel capitale delle banche? Buona domanda. A cui non c’è risposta, sfortunatamente.

A conferma del fatto che non è una cosa seria, stanno arrivando le prime proposte dagli stati. Ad esempio, alzare i requisiti di patrimonializzazione per le banche che hanno “passato” gli stress test. A nessuno viene in mente che, se le banche hanno passato gli stress test eppure necessitano di ricapitalizzazione, qualcosa nel processo era difettoso? Altra proposta, molto sfiziosa, è quella che prevede che siano i singoli regolatori nazionali a prendere l’iniziativa e ricapitalizzare le proprie banche, caso per caso. E questo sarebbe il “coordinamento” della Ue? E dopo mesi di aggravamento della crisi, che ormai è sul ciglio di replicare il meltdown post-Lehman. E poi ci si lamenta che la situazione si aggrava giorno per giorno.

Ma il punto è un altro: se sono i singoli stati nazionali a dover fare il triage delle banche e ricapitalizzare, che farà l’Italia? Le fondazioni sono in grave affanno, come noto, e rischiano seriamente di perdere il controllo delle banche, dopo lustri passati a distruggere valore guidando e/o ratificando le scelte dei cosiddetti manager. E quindi, che facciamo? Anche in questo caso, leggere Phastidio può aiutare a capire. Come scrivevamo settimane addietro,

Le fondazioni bancarie potrebbero avere non poche difficoltà, in caso venissero chiamate in breve termine ad ulteriori e robuste ricapitalizzazioni delle banche che controllano. Potrebbe, quindi, porsi l’esigenza di un intervento pubblico, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti ed il fondo “strategico” che è stato messo in cantiere in fretta e furia ai tempi della bizzarra “sistemicità” di Parmalat. Fantafinanza e fantapolitica? Forse. Di certo, questa crisi è destinata a mutare drammaticamente gli equilibri di potere, tra nazioni dell’Eurozona ed all’interno delle medesime. Per un paese come il nostro, che da sempre fa dell’incapacità a programmare uno disfunzionale stile di vita, il test più difficile

Appunto. Ma chi vuol esser lieto sia, eccetera eccetera. E infatti oggi i mercati sono tonici e pimpanti. Siamo di fronte a quello che, con sublime immagine, la mitica Alphaville ha definito “il macaco della volatilità“. Il downgrade può attendere, salvo rendersi conto, entro la serata, che non c’è nessun piano, come al solito.

Volatility Macaque

Mercati brucianti

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