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Un deserto chiamato Comiso

Doveva essere l’aeroporto civile del sud est della Sicilia, invece è abbandonata da un decennio. Storia e destino dell’ex base Nato di Comiso. Un impianto costato miliardi delle vecchie lire di cui le istituzioni si sono ricordate solo quando si è trattato di affrontare emergenze "umanitarie".

Il cancello davanti a cui si fermavano le colorate manifestazioni del movimento pacifista, fino ai primi anni '90, è ormai sempre aperto. Non ci sono più gli avieri italiani a sorvegliare l'ex base Nato di Comiso e neanche i militari dell'US Air Force. Entrare e uscire da lì, perciò, è facilissimo per chiunque.

Il destino dell'ex aeroporto militare “Magliocco” all'inizio del 2011, sembra dunque essere quello dell'abbandono definitivo.

La struttura che negli ultimi anni della guerra fredda ha ospitato gli “Euromissili” Cruise ha una storia lunga e tormentata. Nacque nel ventennio fascista, fra il 1937 e il 1939, e fu intitolato ad un generale della Regia Aeronautica, quel Vincenzo Magliocco che si “distinse” nella guerra d'Etiopia per essere stato uno dei primi ad utilizzare il gas contro i civili.

Durante la seconda guerra mondiale fu bombardato dagli alleati e totalmente distrutto in occasione dello sbarco in Sicilia. Ricostruito nel dopoguerra ospitò , fino al '73, il quarantunesimo stormo dell'Aeronautica Militare italiana e fu anche aperto al traffico civile. A Comiso, infatti, nel periodo fra il 1965 e il 1972, operò la compagnia LAI ( linee aeree italiane) con pochi voli di linea a corto raggio. Nel 1981, infine, il governo Spadolini trasformò l'aeroporto in base della NATO e lo destinò ad ospitare una batteria di 112 missili Cruise a testata nucleare.

I lavori di adattamento alla nuova funzione durarono circa cinque anni e richiesero notevoli investimenti. Non ci sono però dati precisi sulla loro quantità perché furono cofinanziati dal Ministero della Difesa italiano, della NATO e dal Dipartimento della Difesa del governo degli Stati Uniti. Si calcola comunque che solo nei primi 3-4 anni siano stati spesi ben 250 miliardi delle vecchie lire.

Il trattato sulle Forze Nucleari a medio raggio( INF) - firmato a Washington dai presidenti Reagan e Gorbacev l'8 dicembre del 1987 - e la successiva caduta del muro di Berlino resero obsoleta l'istallazione che fu dismessa nel corso degli anni 90 del secolo scorso, fino alla chiusura definitiva e all'assegnazione delle strutture al comune di Comiso, nel 1999.

Cominciò così la “terza vita” dell'ex aeroporto militare. Dapprima utilizzato dalla Protezione Civile, nell'ambito dell'operazione Arcobaleno, per ospitare circa cinquemila profughi kosovari, nel decennio che si è appena concluso è stato fatto oggetto dei più disparati progetti di riconversione ad usi civili ma ,nello stesso tempo, abbandonato a se stesso.

Oggi i suoi impianti sono terra di nessuno. Dà quest'impressione soprattutto la parte occupata a suo tempo dai militari italiani.

Le villette che li ospitavano con le loro famiglie sono quasi tutte in pessimo stato. All'interno di alcune ci sono ancora pezzi dei mobili in dotazione, ma gli impianti idraulici, gli infissi, i sanitari sono quasi sempre distrutti o smontati e portati via. Manca anche la luce generalmente, anche se in diversi appartamenti l'impianto elettrico è perfettamente funzionante.

Ogni “blocco” abitativo comprende una decina di alloggi più gli edifici, generalmente fatiscenti anche quelli, per i servizi collettivi (mense, punti di ritrovo etc). All'interno di essi si può girare liberamente e si rinviene di tutto. In un cortile persino un grosso generatore elettrico militare, con dentro ancora le batterie piene d'acido. Una bomba ecologica vera e propria. Ogni cosa lascia immaginare una situazione per cui è normalissimo entrare, uscire, saccheggiare tutto ciò che è riutilizzabile. I giardini tuttavia sembrano in buone condizioni, nonostante si vedano i giochi per bambini abbandonati a marcire, sarà forse perché qualcuna delle case è inopinatamente occupata.

In mezzo al deserto, infatti, spunta qua e la qualche automobile parcheggiata, qualche antenna tv, qualche citofono funzionante. Segni di vita che all'ufficio informazioni dell'ex base spiegano come “l'abitazione del custode” o come frutto delle concessioni effettuate dal comune comisano per gli usi più disparati, in attesa sempre che si realizzi il grande sogno dell'Aeroporto civile del sud est della Sicilia.

In effetti girando per i viali si vede di tutto: corsi professionali per parrucchiere ed estetista, massaggio ayurveda e trucco, organizzati dall'EFAL (ente di formazione della provincia di Ragusa); c'è anche l'autodifesa personale, la sede del “Fondo siciliano per la natura” e persino un' agenzia di casting cinematografico: la “Sicily production film srl” , intestata con tanto di lucida targa in ottone a tal Francesco Sacco.

Ma attività connesse all'originaria funzione aeroportuale del complesso? Ci sono anche quelle. Dai corsi per steward ed hostess alla sede dell'Aeroclub locale intitolata all'aviatore catanese Angelo D'Arrigo. Voci, confermate da un'interrogazione dei consiglieri comunali del PD di Comiso, parlano addirittura della realizzazione di un hangar adibito alle attività di volo da diporto.

Intanto il progetto dell'aeroporto civile che avrebbe dovuto essere intitolato a Pio La Torre langue.

Si tratta di un'opera ambiziosa, frutto - dicono i documenti dell'ente di gestione - “della collaborazione istituzionale fra l’Enac, la Regione siciliana e il Comune di Comiso". Il finanziamento dei cantieri, per un importo complessivo pari a 47milioni e 407.976,73 di euro, venne approvato con delibera del CIPE n.36 del 3 maggio 2002 dal Governo Berlusconi e successivamente con decreto n.368/Serv.2 del 28 maggio 2004 del Dipartimento Trasporti della Regione Siciliana. I lavori iniziarono il 23 ottobre 2004 ed andarono speditamente fino al completamento della parte air-side nell'aprile del 2007.

“Il progetto dell'aeroporto” - si legge ancora nella brochure istituzionale- “prevedeva la realizzazione di una pista di 2.460 metri dotata di sistema di atterraggio strumentale ILS. La sua funzione, a regime, sarà di complementarietà rispetto all'Aeroporto di Catania e servirà da base, oltre che per servizi di linea, per charter, compagnie low cost e cargo".

Peccato che di tutto ciò, nel mese di febbraio del 2011, non si veda neanche l'ombra. Anzi il poco personale presente sul posto conferma il continuo rinvio dell'inaugurazione e della messa in esercizio della grande opera.

In realtà il mito dell'Aeroporto di Comiso è sempre stato un alibi per cancellare ogni altra proposta di riuso civile dell'ex base Nato.

“Poteva nascere un campus universitario modernissimo” – ricorda il giornalista Antonio Mazzeo, che conosce Comiso fin dai giorni della lotta contro i Cruise - “L'Università di Catania aveva in animo di realizzare qui, al Magliocco, un polo attrezzato per ospitarvi una facoltà di lingue, dipartimenti di ricerca scientifica legati al modello di sviluppo locale, con particolare riguardo al tema della sostenibilità ambientale del medesimo; alloggi e servizi per studenti e docenti”. Non se ne fece nulla, preferendo, alla fine degli anni 90, spostare tutto su Modica e Ragusa Ibla.

“L'europarlamentare pacifista Alex Langer - prosegue Mazzeo - aveva anche proposto di realizzare un'università della difesa popolare non violenta, ovvero una scuola di diplomazia dal basso rivolta ai paesi dell'area mediterranea. In quell'occasione -subito dopo lo smantella mento degli euromissili- l'Italia perse l'occasione di utilizzare i fondi convert utilizzati da tutti i paesi dell'UE per la riconversione delle strutture militari".

“Si è sacrificata” - conclude Mazzeo - “ogni opportunità al sogno dell'aeroporto civile. Un'infrastruttura dai costi enormi, sproporzionati rispetto al reale movimento di passeggeri e merci”.

Sarà per questo che le popolazioni locali hanno sempre vissuto il destino del loro aeroporto con distacco, come se fosse un corpo estraneo. E come tale continuano ad utilizzarlo le autorità. Dieci anni dopo l'emergenza Kosovo si è ipotizzato un nuovo uso “umanitario” dell'ex base Nato, stavolta destinandola ad accogliere i rifugiati provenienti dalla Tunisia e dalla Libia. Per fortuna all'ultimo non se ne è fatto nulla, anche perché- a detta dell'unico custode che è stato in grado di fornire qualche informazione in merito- sarebbe stata utilizzata allo scopo la parte ex americana del complesso.

Quella situata oltre la nuova pista e non raggiungibile perché ancora perimetrata col filo spinato e torrette di guardia, quindi, all'apparenza, ancora militarizzata. Si tratta di una serie di blocchi abitativi buoni ad ospitare non più di 150/200 persone. Erano stati pensati come caserma per i soldati singles e, infatti, ancora oggi,nonostante il miglior stato di conservazione, fanno pensare ad un carcere o a un CIE.

Fra l'altro questi edifici sono vicinissimi ai bunker, ancora chiaramente visibili, che custodivano le testate atomiche e nulla garantisce che negli anni siano mai stati bonificati, dal momento che la zona è sempre stata sotto esclusivo controllo statunitense.

Evidentemente la logica che ha ispirato la scelta di quest'ala della base è ancora una volta rigidamente securitaria ed escludente.

Intanto i rifugiati e i richiedenti asilo non avranno certo miglior accoglienza nell'altro ex residence Nato che si sta predisponendo per loro nei pressi di Mineo. E l'Aeroporto civile? “parte l'estate prossima” assicurano negli uffici del Magliocco. Anzi, no “nel 2012...”

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