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Un’Italia fatta di polvere

L’economia non guarda in faccia a nessuno: se si possono fare soldi, anche un terremoto è l’occasione giusta. Come è stato il terremoto in Irpinia nell’80, come sarà purtroppo anche questo in Abruzzo. Ecco perchè in Italia si preferisce fare le case di polvere.

Fare polemica politica sul terremoto che ha investito l’Abruzzo stamane alle ore 3:32 è come infilzare un coltello in una ferita fresca, sanguinolenta. La conta dei morti non è ancora finita purtroppo, mentre il numero degli sfollati è dell’ordine delle decine di migliaia. Malgrado ciò certi politici non hanno perso l’occasione per strumentalizzare la catastrofe. Già stamattina a Raitre un ignobile Lupi del Pdl era pronto a difendere a spada tratta premier e capo della protezione civile Guido Bertolaso, reo di non aver dato ascolto al tecnico Giampaolo Giuliani, che aveva praticamente previsto una settimana prima il forte evento tellurico in seguito al rilevamento di un consistente sciame sismico che stava attraversando la regione. Proprio per questo la Protezione Civile lo aveva denunciato per procurato allarme; e comunque si era deciso di lasciare chiuse le scuole come forma di prevenzione, prima del forte sisma di oggi. Ma Bertolaso non se ne andrà, deve ancora completare il lavoro cominciato in Campania: è il pupillo del nostro beneamato presidente del Consiglio, come si fa a mandarlo con le valigie a casa. D’altronde un terremoto non si può prevedere, vero? Bella scusa per nascondere le proprie negligenze.

Diciamo la verità, in Italia è più facile che Berlusconi rinunci al Lodo Alfano piuttosto che trovare un caseggiato costruito secondo regole antisismiche. Eppure il nostro Paese è uno dei territori più soggetti a movimenti tellurici al mondo, con un gran numero di vulcani attivi e una cifra consistente di piccoli terremoti che si susseguono ogni giorno e che necessariamente sfocerà in forti scosse.
Ma l’Italia continua ad essere fittamente e abusivamente urbanizzata, dove gran parte del mercato edilizio è oggetto di enormi speculazioni e spesso completamente in mano alle organizzazioni criminali. Case costruite senza alcun criterio, su terreni friabili e poco sicuri, realizzate con impasti di calcestruzzo ed acqua di mare. Strade che franano alle prime piogge, in cui si aprono voragini impressionanti; linee elettriche ed idriche che risultano usurate e vecchie di decenni. Si preferisce buttare i miliardi in una TAV che non finirà mai, invece di rendere gli edifici antisismici e irrobustire gli antichi centri storici delle nostre città. Tutto ciò a questi qua non gli passa manco per l’anticamera del cervello!



Un terremoto è una manna caduta dal cielo per le imprese edilizie. Come è stato quello dell’80 in Irpinia, che ha permesso alla camorra di fare il salto di qualità e di rovinare l’economia e la salute di un intero popolo.
In un Paese dove il mercato immobiliare rappresenta la prima ed efficiente industria, tanto da avere dal governo, tramite il piano casa, dei sussidi per incentivare l’aumento di cubatura degli edifici esistenti (in spregio anche alle norme antisismiche più basilari, oltre che al patrimonio ambientale), converrà mai costruire edifici in grado di reggere ai terremoti con tutti i finanziamenti statali che verranno? Ovviamente no.

Il terremoto rappresenta un motore per gli speculatori, ma non di certo per la gente in Abruzzo, che ora piange le sue vittime e che guarda le proprie case, domandandosi disperatamente: "E adesso?"

Commenti all'articolo

  • Di R O S E L L O (---.---.---.4) 7 aprile 2009 11:47

    Ogni settimana si dicono le stesse cose...
    E giorno per giorno, da sessantanni, i politici invece di governare l’ITALIA, vanno in parlamento a curare gli interessi di partito, meritando solo l’ALTO TRADIMENTO...

    Sveglia, Italiani, il politico è solo un vostro impiegato...

  • Di Frattaglia (---.---.---.42) 7 aprile 2009 12:05

    C’è già chi ha promesso L’Aquila 2 in 28/40 mesi... non mi preoccupa il fatto che non riescano a farlo ma quanto il fatto che ci riescano. Rifare interi quartieri con quelle tempistiche significa fregarsene di qualsiasi logica di costruzione e di sicurezza. Molte cose si possono fare con la metà del tempo e per quanto possano sembrare appaganti e fruttifere, in realtà nascondono solo la precarietà del risultato.

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