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Trenitalia Freccia Rossa: viaggiatori, riflessioni e carne in scatola...

Trenitalia Freccia Rossa: viaggiatori, riflessioni e carne in scatola...

Il treno corre. Duecento all’ora. Forse qualcosa di più. Sfreccia fra paesaggi campestri. Si insinua in tunnel infiniti. Riemerge nella luce. Sfida il tempo. La relatività. Le possibilità.

All’interno, file composte di persone sedute come nella sala di attesa di un dentista. Facce stranite. Musi lunghi di chi, piuttosto che un viaggio, sta per affrontare il Giudizio Universale.

Invece no. Niente dentisti. L’ambiente è quello di un FrecciaRossa. Ultimi modellini di Trenitalia firmati Fiat. “Modellini” è il termine giusto. A giudicare dagli spazi interni dei vagoni e dall’assoluta bizzarria - ad esempio – dei vani portabagagli posti sulle teste dei viaggiatori. Le misure calcolate da staff di progettisti non hanno considerato che quando si va da una parte all’altra del Paese ed anche oltre, “forse” il bagaglio è un po’ più grande di una borsettina da sera di qualche elegante signora. Ma tant’è.

Ecco tutti alle prese con questi contenitori del tutto inutili. Dal design estremamente accattivante. Ma totalmente lontani dall’accogliere gli oggetti per cui sono stati creati.

C’è chi tenta di infilare a forza un trolley. Chi si guarda intorno spaesato. Chi corre ad accaparrarsi uno degli spazi forniti per valigie di grossa misura.

Ecco: un viaggio in treno può dare ulteriori elementi di riflessione su un Paese – lItalia – che è sempre ancora tutto da scoprire, nonostante sembri già tutta scoperto

Attraverso un viaggio nella rete ferroviaria nazionale, si può riflettere sulle carenze di un Paese sviluppato ed evoluto. Anche se spesso solo a parole.

La quasi totalità delle stazioni ferroviarie italiane non sono ad esempio accessibili ai disabili. C’è da dire che in molti casi, non sono troppo accessibili nemmeno agli abili, “colpevoli” magari di essere anziani e di conseguenza “poco abili” a districarsi fra gradini di accesso al treno degni di Superman e corridoi nei vagoni che, se mai dovessi far parte della classe dei grandi obesi, non ti permettono di sfilare elegantemente.fra le poltrone.

Un viaggio in treno diviene – in qualhe modo – la rappresentazione in piccolo di uno spaccato di quotidianità. Con le difficoltà. Le contraddizioni. Gli usi. Gli abusi. Tutte quelle cose che sono parte integrante della nostra vita. E che ritroviamo intatte in cielo in terra ed in ogni luogo. Che Dio ci perdoni...

Nello spazio angusto di un vagone di un Freccia Rossa, si ritrova e si rinnova intatto lo spirito di una Nazione abituata a qualsiasi cosa che non comprenda parole come tolleranza, sostegno e confort. Si diviene intolleranti se nel vagone di un treno diretto a Nord, accede un “extracomunitario” che nella peggiore delle ipotesi è un connazionale del Sud.

L’Italia è una nazione fondata sull’intolleranza. Nuovo articolo 1 della Costituzione. E non dite che non lo sapevate. L’intolleranza in treno decuplica la sia potenza. Spazi tropo ristretti di convivenza amplficano il tutto in maniera esagerata.

E diciamolo: se l’accesso al treno ad un disabile – ammesso che abbia deciso di partire scegliendo una delle rarissime stazioni attrezzate per la bisogna - comporta un qualche ritardo, ci sono persone che non cercano nemmeno lontanamente di celare il proprio disappunto. Alla faccia dell’umanità e del sostegno fra simili. Vale più un quarto d’ora risparmiato, per andare a correre senza meta da qualche parte, che il puro e semplice sentimento di solidarietà verso un proprio siìmile...

Il treno sfreccia veloce mentre batto sui tasti del minuscolo PC che ho portato con me. C’è chi sonnecchia. Chi gioca con un figlio troppo eccitato dalla prima avventura ferroviaria. Chi si soffia il naso. Chi ascolta la musica con l’Iphone. Chi sbocconcella un panino al salame, anche se sono appena le 8:30 del mattino. Chi digita freneticamente sulla tastiera del cellulare ed invia decine di sms. Chi finge di leggere una pagina di giornale. Chi si guarda intorno in cerca di una faccia con cui parlare. Chi chiacchera. Chi guarda fuori dal finestrino.

Un microcosmo pari al macrocosmo. Riproduzione in scala di vita quotidiana. Ore passate in coabitazione coatta. Che crea falsi rapporti di intimità che si dissolveranno al momento dell’arrivo.

Le poche micro valige poste nei vani portabagagli di un treno che di nuovo ha solo il nome e qualche decina di chilometri in più l’ora, soffocano nel poco spazio dedicato loro.

Le tante persone compresse fra poltrone imbottite di tempo, chiacchere, risate, arrabbiature, attese, ritardi e tutto quanto fa “civiltà” pian piano con lo scorrere dei chilometri, lasciano quell’aria di estraneità per far posto alla voglia di familizarizzare col vicino.

Il Freccia Rossa sfreccia. Ci porta in poche ore da un lato all’altro della nazione. Contiene micro particelle di vita riprosposte in scatoletta. Alla fine del viaggio, basterà che qualcuno prenda la chiavetta e scoperchi la lattina per far fuoriuscire un po’ di Vita troppo compressa per non esplodere fuori all’impazzata.

“Signoriii....in carrozzaaaaa”. E ricomincia la storia.

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