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Tremonti bacchetta i banchieri. La finanza vista dai “non addetti ai lavori”

Tremonti bacchetta i banchieri. La finanza vista dai “non addetti ai lavori”

In uno dei TG di ieri è stata passata una notizia fresca fresca alla giornalista in onda: il ministro Tremonti, in relazione alla crisi finanziaria globale, aveva dichiarato che molti banchieri non fanno il loro lavoro e che molti politici non fanno il loro dovere.
 
Lo sguardo perplesso della cronista nel leggerla la diceva lunga sulla sua disconoscenza dei termini del problema, in questo ampiamente giustificata dalla stringatezza del testo e dal target della dichiarazione, costituito essenzialmente dagli “addetti ai lavori” del settore della finanza. Eppure, su tutto il pianeta, sono proprio tante le persone direttamente coinvolte dalle parole del ministro, probabilmente miliardi: tutte quelle che hanno avuto problemi, anche seri, a causa della crisi dei derivati.
 
In sostanza, replicando dalle italiche piste da sci ai congressisti di Davos, Giulio Tremonti aveva detto che i banchieri dovrebbero occuparsi di due cose solamente:
  1. Della raccolta del pubblico risparmio;
  2. Del finanziamento delle attività produttive, in questo comprendendovi anche quella della Pubblica Amministrazione.
Se, invece, si mettono a cercare il guadagno facile, magari con investimenti rischiosi in hedge funds, corrono il rischio di fallire e di causare un mare di guai ad ignari ed incolpevoli cittadini, cui, ad esempio, viene a mancare il posto di lavoro per colpa loro; e non possono sempre sperare nell’intervento della Banche Centrali, come è avvenuto per la crisi ancora in corso, scaricando così sui contribuenti i risultati delle loro decisioni ed impunemente violando uno dei principi etici fondamentali della finanza, detto dagli addetti ai lavori “principio dell’azzardo morale”.
 
I politici, per parte loro, hanno un dovere, quello di impedire ai banchieri questi comportamenti poco virtuosi; e lo devono perseguire anche se non gli fa piacere sentire gli strilli di protesta dei banchieri.
 
Effettivamente, a quanto detto dal ministro si può aggiungere veramente poco: ogni altra cosa conta pressappoco come le chiacchiere da caffè; soprattutto se si pensa alla moltitudine di persone comuni messe nei guai da “signori della finanza creativa”.

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