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 Home page > Tribuna Libera > The State of the Union. Renzi: l’Europa è un destino

The State of the Union. Renzi: l’Europa è un destino

"Sulla spiaggia di Sidone un toro tentava di imitare un gorgheggio amoroso. Era Zeus. Fu scosso da un brivido, come quando i tafani lo pungevano. Ma questa volta un brivido dolce. Eros gli stava mettendo sulla groppa la fanciulla Europa. Poi la bestia bianca si gettò in acqua e il suo corpo imponente ne emergeva abbastanza perché la fanciulla non si bagnasse".
Così Roberto Calasso sulle origini mitiche di Europa, rapita all'Asia. Europa è il tema fulcro dell'intervento di Matteo Renzi al "The State of the Union", che concluderà indicandone invece la necessaria associazione con il simbolo mediceo presente nella bellissima Sala dei 500: la tartaruga e la vela, ad indicare la sintesi del modus agendi politico della grande dinastia fiorentina ed europea. La rapidità e la saggia prudenza.
 
All'inizio dell'intervento si antepone un breve colloquio con Mario Monti, cui il premier riconoscerà il merito della riduzione significativa dello "spread", fantasma horror della politica e dell'economia recenti. Oggi esso ha un altro nome, o meglio è costituito da un'altra realtà non meno inquietante, quella del populismo antieuropeo. Un populismo cieco, privo di orizzonti e prospettive, il quale semplicisticamente indica l'uscita dall'Europa come panacea a tutti i mali e le crisi... Invero solo l'Europa è in grado di dare agli Stati membri e ai loro cittadini una prospettiva seria nella nuova realtà globale.
 
Il populismo tuttavia affonda le proprie radici in un'Europa anzitutto bancaria e finanziaria ma per questo lontana dai cittadini, il cui rifiuto è soprattutto rifiuto di ciò; da qui la necessità di un'Europa civica, di un nuovo concetto di cittadinanza, ma, insieme, di una nuova connotazione sia politica che economica. Così com'è stata e in parte ancora è, essa non può fronteggiare le emergenze: Srebrenica ieri, Mediterraneo ed Ucraina oggi; ma anche quelle emergenze umanitarie a sfondo religioso e culturale, quale il rapimento di 200 ragazze da vendere a 12 dollari l'una per schiave soltanto in funzione anticulturale nei confronti dell'Occidente.
 
Sono le sfide che indicano che la frontiera dell'Europa non può identificarsi di volta in volta con quelle geografiche di questo o quel Paese ma che vadano intese quali frontiere comuni. È un concetto del resto già ribadito da tempo e con altrettanta forza da Giorgio Napolitano. È indice che si tratta di formare nuove coscienze europee, quelle dei cittadini degli Stati Uniti d'Europa di domani. Ed è qui la vera sfida al populismo: non si tratta di "andare in Europa" intendendo Bruxelles, perché l'Europa è qui nelle nostre città, e piazze. Piazze luogo non di scontro come troppo spesso accade, ma d'incontro, l'agorà dell'antica tradizione della cultura greca culla comune. L'Europa però è quella di domani, quella che ci accomuna perché è un destino, un destino comune se si vuole ancora aver voce nel mondo globale. La sua realizzazione implica la ritrattazione in una nuova prospettiva dei trattati dell'Unione stessa, trattati che l'Italia ha rispettato e rispetterà, così come le riforme che a livello nazionale sono in cantiere, anzitutto quella più importante, la riforma del lavoro, ma anche quelle istituzionali, viste a ragione quali forma di garanzia dell'Italia per l'Unione.
 
Renzi conclude con un'apertura importante e decisiva: il sì alla nuova zona economico commerciale transatlantica, precisa però che ovviamente non può trattarsi di un obbiettivo immediato - entro il semestre di presidenza italiana del'UE - in quanto necessitante di tempi tecnici più lunghi. Un intervento tutto sommato degno dei migliori europeisti - De Gasperi, per citare solo un italiano -, ma Srebrenica è lì a testimoniare quanto all'atto pratico ciò sia stato ieri gravemente carente ed irraggiunto, il Mediterraneo, l'Ucraina, le 200 ragazze vendute a 12 dollari sono lì a porre la sfida di fatto di oggi: il nuovo banco di prova. E la tartaruga e la vela sono ancora oggi il simbolo migliore per il necessario modus agendi politico.
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.137) 9 maggio 2014 22:54

    Zeus, nelle sembianze di un toro bianco, rapisce Europa, la conduce lontano e tenta di stuprarla. Ma Europa resiste, dunque Zeus si trasforma in aquila, e così riesce nel suo scopo.

    Il mito può dirsi attuale, se si considera che l’aquila è il simbolo nazionale degli USA.

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