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 Home page > Attualità > Salute > Testamento biologico ed eutanasia

Testamento biologico ed eutanasia

E si ricominciano a sentire le parole eutanasia e testamento biologico. E il tutto viene sempre più strumentalizzato.

E’ mai possibile che io cittadino sia abbastanza intelligente e responsabile nelle mie scelte, quando si tratta di eleggere qualche politico, pagare le tasse, crescere i figli e così via, e poi non lo sia in una scelte che deciderà della fine della mia vita in determinati casi?

Nessuno decide a cuor leggero di porre fine alla sua vita perciò, quando lo fa, la sua scelta deve essere accettata da tutti, magari non condivisa ma accettata.

Se io mi trovo nella condizione in cui nessun farmaco riesce più ad alleviare il mio dolore fisico, o ad essere immobilizzato in un letto, incosciente, tenuto in vita da una macchina, o cosciente però dipendente in tutto e per tutto dagli altri e decido di dar corso ad una mia volontà espressa tempo prima, anche in forma legale davanti ad un notaio, se io decido di non voler vivere come un vegetale o di non sopportare oltre il dolore dei miei cari che vedo nei loro occhi continuamente, o l’umiliazione, per me, di dover dipendere dagli altri in tutto e per tutto chi può arrogarsi il diritto di dirmi di no, e perché?

La Chiesa, i medici e le associazioni di cattolici, perché devono difendere la vita sempre e comunque? E se io non sono credente con quale diritto devo assoggettarmi al loro credo? E perché dovrei anche se fossi credente? Non è fondamentalismo religioso, questo?

La politica? Nessuno crede che i politici portino avanti una simile battaglia se non con lo scopo finale di tenersi buoni i voti dei cattolici. E io devo vedere la mia scelta annullata dagli interessi politici? No, grazie.

Obiezione di coscienza? OK, mettiamo due medici, uno pro e l’altro contro, così sarà rispettata la mia volontà e la coscienza di tutti.

E lasciate che il mio ultimo viaggio lo faccia come e quando voglio mettendo così i cittadini, tutti, alla pari di fronte alla legge. Perché se sono ricco posso eventualmente farmi trasferire in una struttura fuori dall’Italia e farla finita, e qui casca l’asino sull’ipocrisia della eventuale legge finale, cosa che non posso fare con pochi soldi.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.227) 7 marzo 2011 17:44

    Accanimento dogmatico >

    Nei casi di SVP la scienza medica può svolgere ad oggi solo un ruolo di osservazione ed analisi. Ogni intervento esterno, ogni azione possibile è confinata alla “cura” dell’organismo per il mantenimento delle funzioni vitali. Uno stato di “vitalità corporea” che può durare settimane,mesi od anni.

    Quando la mente (coscienza) è latente, se non di fatto assente, non esiste una qualche “qualità” di vita umana da salvare (sacralità) o da concludere (eutanasia).

    La “pietas” non può travalicare la consapevolezza della “inscindibilità” ed il valore escatologico della “caducità” della persona umana.
    Non c’è “pietas” in una “segregazione forzata” (a tempo indeterminato) del “flatus” divino dentro le sue spoglie mortali.

    Non è “cura” mantenere la semplice idratazione e nutrizione artificiale fino alla inevitabile consunzione di un “corpo vivente”.
    I progressi della scienza non devono mai alterare l’equilibrio tra Medicina e Dignità umana

  • Di Alfonso C. (---.---.---.110) 7 marzo 2011 23:03

    Caro Fulvio con poche parole hai centrato benissimo, sottoscrivo al 100% il tuo scritto.
    Ed estendo la condivisione al commento di PV21, aggiungendo che non parlo solo per opinione "accademica" ma per aver vissuto in prima persona il dolore di vedere mio padre in condizione vegetativa anche se "fortunatamente" per il mio genitore, in epoca dove l’accanimento terapeutico non arrivava agli estremi attuali. Per me che ho i cromosomi del mio buon vecchio, il pensiero di trovarmi nelle sue condizioni oggi, mi agghiaccia il sangue.

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