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Taxi, segua quel noleggiatore

Dal primo gennaio, in Francia, chi prenoterà un’auto alternativa ai taxi, ad esempio attraverso servizi di geolocalizzazione come Uber, dovrà necessariamente attendere 15 minuti, ferma restando la riserva per i taxi di prendere a bordo i passeggeri “al volo”. Nulla di inedito: sono tentativi disperati di tutelare (staticamente) il reddito di alcune categorie organizzate di elettori, a danno di tutti consumatori. Ma sono destinate a perdere, sia pure con lentezza, anche e soprattutto causa delle nuove tecnologie.

La decisione francese, comparsa il 27 dicembre sulla loro Gazzetta Ufficiale, giunge malgrado il parere contrario dell’Antitrust nazionale e prevede due deroghe, a favore dei gestori di alberghi a 4 e 5 stelle (curiosa riserva nella riserva) e degli operatori professionali di autosaloni. Come sempre accade in questi casi, sarà interessante vedere come avverrà l’enforcement della regola dei 15 minuti, a partire dal controllo, ma tant’è.

In Francia, soprattutto nella regione parigina, si è assistito ad una proliferazione delle VTC (voitures de tourisme avec chauffeur, una sorta di noleggio con conducente), dopo una legge del 2009 per la modernizzazione dei servizi turistici, che prendeva atto dell’esistenza e dell’utilizzo di nuove tecnologie come le app per smartphone. Alla fine dello scorso giugno, in Francia operavano circa 5300 imprese di VTC, con 9800 auto a disposizione, che hanno segnato l’avvio di un mass market, mentre ad esempio in altri paesi l’offerta di simili servizi appare ancora confinata a segmenti “alti” in termini di costo medio della corsa, oltre che di fasce orarie particolari come quella notturna.

In Italia il problema si è già posto a Milano e Roma, dopo alcune intemperanze dei tassisti che hanno vandalizzato le auto Uber. Il Comune di Milano, in risposta, aveva stabilito (decisione poi bocciata dal Tar della Lombardia) che i veicoli Uber dovessero stazionare presso una propria rimessa unica (al massimo due), ottenendo di fatto quell’aumento dei tempi di risposta alla chiamata che la legge francese tenterà di ottenere con la regola dei 15 minuti (i taxi ufficiali a Parigi impiegano in media 7 minuti tra chiamata e presa a bordo del cliente).

Ma resta la tendenza di fondo: le nuove tecnologie esercitano una pressione molto forte sui servizi codificati e regolamentati in stile ghilde medievali, come quello dei taxi. E’ un effetto “deflazionistico” da competizione il cui esito è già scritto, malgrado battaglie di retroguardia degli incumbents. In alcuni casi, la stessa fame di denaro da parte degli enti locali determinerà l’erosione della rendita degli insider.

Si pensi ai servizi di car sharing, che il comune di Milano sta spingendo convintamente. Ovviamente, entro un ecosistema di trasporti collettivi (veri o finti, come il car sharing, che spesso ha a bordo solo il conducente, che guida auto a motori tradizionali), c’è spazio per offerte multiple e variegate, per aumentare la dimensione della torta. Ma è evidente che chi è titolare di una licenza di taxi, che rappresenta il suo maggiore asset, venderà molto cara la pelle.

 

Foto: Frank S. Malawski/Flickr

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