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Talebani israeliani: ma nessuno ne parla

Questa nel video che segue è una simpatica e recente manifestazione di giovani nazionalisti israeliani, un sacco di giovani che cantano e gridano "Maometto è morto" e "Massacra gli arabi" mentre sfila per il quartiere arabo di Gerusalemme, ma anche "Ricostruiremo il Tempio e demoliremo la Moschea", e pure "morte agli arabi", "morte a quelli di sinistra", per non farsi mancare niente. In contemporanea a questa manifestazione un'altro assembramento molto teso si è tenuto in una Yeshivah nella quale si riunivano alcuni rabbini un po' estremisti, tra i quali quello che chiede di cacciare tutti gli arabi da Israele e quello che ha scritto un libro nel quale dice che è lecito uccidere i gentili, che poi sarebbero i non ebrei. Per quel che riguarda il cacciare gli arabi i governi si sono anche impegnati, ma a questi bei tomi non basta.

Se alcune bellicose affermazioni di alcuni esponenti di Hamas o politici palestinesi consentono da anni di dire che sono la dimostrazione che i palestinesi non vogliono la pace, quale valore hanno manifestazioni del genere, tenute o spalleggiate da formazioni politiche che sono al governo e lo influenzano pesantemente? È per assecondare questi israeliani che il governo compie periodiche stragi di palestinesi, come quella di ieri (fotocopia di una identica di pochi giorni prima) al confine tra il Golan occupato e la Siria. Eppure slogan del genere, se avessero ad oggetto gli ebrei, farebbero saltare tutti sulla sedia. "Morte agli ebrei" non si dice (giustamente), però morte agli arabi o ai musulmani si può, non si scandalizza nessuno nemmeno in Italia quando lo scrivono su Il Giornale o lo gridano a Radio Padania. Qualcosa vorrà dire. È grazie a questi estremisti, in parte ottusi anticomunisti russi immigrati in massa, in parte nuove leve del locale ministero della propaganda e della paura (che lavora da anni per manenere il consenso alla guerra infinita) e in parte figli del pretume parassita, che s'intimidisce e zittisce la parte sempre più minoritaria della società, quella che sempre più debolmente si oppone alla progressiva talebanizzazione d'Israele, quando non rinuncia e non emigra verso qualche paese più rilassato. Tensioni e pressioni che operano un vero e proprio lavaggio del cervello degli israeliani, che si sentono sempre più isolati ed assediati e che in nome della grande minaccia esterna (lo spescchio del complotto pippo-pluto-giudaico del pelatone nostrano) legittimano qualsiasi abuso e qualsiasi discriminazione. Gli israeliani non abbastanza religiosi sono sempre più minacciati dalle molestie e dalle pretese assurde degli estremisti, che con il crescere della loro influenza sul governo crescono in arroganza e mollano sempre più i freni inibitori, dando vita a spettacoli che non hanno diritto di cittadinanza in una democrazia moderna. L'aspra intolleranza che soffia anche tra sedicenti ebrei DOC e il resto dell'ebraismo non è che il frutto avvelenato della vittoria della destra e dei partiti legati all'estremismo ortodosso, un trionfo che appare come una vittoria di Pirro per l'interesse del paese e una disgrazia per la società israeliana, che oggi deve guardarsi più dai pericoli interni che dalle deboli minacce esterne.

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