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Sugli applausi alla Thyssen il Pd tace. Acconsente?

Numerose sono state le critiche rivolte agli applausi che hanno accolto l’intervento dell’amministratore delegato della Thyssen all’incontro promosso a Bergamo dalla Confindustria. Perfino l’Ugl, perfino la Lega, hanno fortemente criticato quegli applausi. E il Pd? Ha taciuto. Nessun esponente di questo partito è intervenuto. Chi tace acconsente? I rappresentanti del Pd avrebbero applaudito anche loro?

Passiamo ora alle critiche. “Fuori luogo”, “inqualificabile”, “indegno”, “un grave errore”, “biasimevole”: questi gli aggettivi utilizzati dal mondo sindacale per commentare l'applauso che ha accolto l'amministratore delegato di Thyssen, Harald Espenhahn, da parte dell'assise di Confindustria a Bergamo, mentre il ministro per la semplificazione, Roberto Calderoli, considerando l'associazione degli industriali sempre più come una “lobby oligarchica”, si è unito alla critiche per il battimani e ha definito “arrogante come il suo predecessore Montezemolo” il comportamento della presidente Marcegaglia. Cgil, Cisl, Uil e Ugl per una volta sono state d’accordo nel criticare quanto avvenuto a Bergamo, e hanno ridimensionato l'allarme lanciato dalla presidente Marcegaglia che ha parlato di rischio per gli investimenti in Italia: “è decisamente fuori luogo collegare l'allontanamento degli investimenti esteri in Italia al rispetto delle sentenze”, ha commentato il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, mentre il segretario generale dell'Ugl, Giovanni Centrella, ha ricordato che “se un imprenditore sbaglia deve pagare e trovo gli applausi di parte delle assise di Confindustria un grosso errore”. “L'emotività non deve mai inficiare le sentenze”, ha spiegato il segretario generale aggiunto Cisl, Giorgio Santini, che ha preferito “evitare di usare aggettivi roboanti” per commentare quanto accaduto, mentre Giorgio Cremaschi della Fiom va giù duro: “Gli applausi ad un imprenditore condannato per strage sono un inqualificabile atto di vergogna morale che si abbatte sulla Confindustria”, ha detto invitando gli industriali a “dissociarsi da questo atto e a condannarlo con tutta la durezza possibile. Con chi applaude gli omicidi condannati non c'è nulla da discutere, nulla da dialogare”.

Iniziativa “fuori luogo” l’ha definita il segretario confederale della Uil, Paolo Pirani, che ha parlato di “caduta di stile da parte di Confindustria”. “Al di là dei giudizi che si possono dare sulla sentenza – ha spiegato - io credo che vada fatto ogni sforzo per favorire gli investimenti e la sicurezza. Non possiamo pensare che gli investimenti possano venire perché c'è poca sicurezza. È su questo terreno che vanno stabilite positive relazioni industriali, favorendo gli investimenti”. Anche il segretario generale della Fim-Cisl, Giuseppe Farina, ha detto di non vedere rischi all'orizzonte per gli investimenti in Italia: “Non credo che la sentenza possa allontanarli. Piuttosto è una sentenza che deve essere rispettata da tutti e anche dalla Confindustria”. E anche l'applauso che ha accolto l'amministratore delegato di Thyssen è risultato a Farina fuori luogo: “a me sembra che bisogna applaudire le sentenze della magistratura, salvo poi ricorrere in appello. È una sentenza che definisce responsabilità e va rispettata. Gli applausi possono essere letti come espressione di solidarietà umana nei confronti della persona e posso anche comprenderlo, ma non lo accetterei se fossero stati fatti nei confronti della sentenza. Non lo condividerei affatto”.

Commenti all'articolo

  • Di Renzo Riva (---.---.---.244) 11 maggio 2011 14:00
    Renzo Riva

    Il Gazzettino
    Mercoleedì 27 Febbraio 2008
    Fascicolo NordEst
    LA PAROLA AI LETTORI
    Pagina 12 (PG 12)

    Il caso Thyssen e
    le responsabilità
    del sindacato

    I giornali dicono che alla Thyssen-Krupp di Torino sono state formalizzate cinque posizioni di dirigenti per omicidio colposo.
    Per me è stata omessa un’altra posizione: quella del sindacalista presente al fatto che non ha esercitato il suo "potere" di far sospendere (non scioperare) il lavoro per mancanza delle condizioni minime di sicurezza.
    Era in suo potere ed era suo "dovere" esercitare tale prerogativa.
    Non l’ha fatto.
    È responsabile al pari d’altri delle morti indaco e non bianche; morte bianca è una parola che va riservata solo per le morti in culla.
    Ovviamente c’è anche la correità delle strutture sindacali esterne che hanno siglato accordi inerenti quella realtà "produttiva a perdere" sulla pelle dei lavoratori.
    Invece Veltroni che fa?
    Lo candida al parlamento.
    Che sia per dargli l’immunità?
    In questo caso l’obbligatorietà dell’azione penale ha fatto cilecca.

    Renzo Riva
    Buja(Ud)

    Non contenti a Torino hanno condannato uno dei cinque per omicidio volontario e dolo.

    Da "Il Mattino"
    Venerdì 15 Aprile 2011

    Rogo Thyssen, fu omicidio volontario:
    condannati tutti i dirigenti dell’azienda

    L’amministratore delegato Herald Espenhahn condannato
    a 16 anni di reclusione. Nell’incendio morirono 7 operai.

    TORINO - La Corte di Assise di Torino ha riconosciuto l’omicidio volontario con dolo eventuale per i sette morti del rogo alla Thyssenkrupp. L’amministratore delegato dell’azienda, Herald Espenhahn, è stato condannato a 16 anni e mezzo di reclusione.

    Condannati tutti i dirigenti. Gli altri cinque dirigenti del processo per il rogo alla Thyssenkrupp sono stati condannati dalla Corte di Assise di Torino per cooperazione in omicidio colposo. La pena è di 13 anni e mezzo per Marco Pucci, Gerald Priegnitz, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri; a dieci anni e dieci mesi di reclusione è stato condannato Daniele Moroni. Alla lettura del dispositivo, un parente delle vittime ha avuto un leggero malore. Portato fuori dall’aula, è stato soccorso dagli operatori della Croce Verde e del 118.

    Fiom: sentenza importante, resta il dolore. «Hanno avuto ragione le famiglie, hanno avuto ragione i lavoratori della Thyssen, abbiamo avuto ragione noi ad avere fiducia nella magistratura torinese». È il commento di Giorgio Airaudo, della Fiom. «Quando il lavoratore viene ferito o muore sul lavoro - osserva Airaudo - non è mai un caso, c’è sempre una responsabilità. È una sentenza importante, che farà scuola in Italia e in Europa. Resta il dolore per chi ha perso la vita e per chi non ha più i propri affetti. La nostra solidarietà sarà sempre insufficiente».


    Un commento:
    Legittima suspicione
    Il processo non doveva essere fatto a Torino.
    Era un destino segnato.
    L’omicidio volontario è assurdo e cadrà nella maggiore serenità
    dei successivi gradi di giudizio.

    http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=145725&sez=ITALIA


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