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Storie di ordinaria follia – La responsabilità civile dei giudici

La maggioranza, nella Commissione Giustizia della Camera, ha introdotto nella legge comunitaria 2010, mediante un emendamento, la responsabilità civile dei magistrati per ogni «violazione manifesta del diritto». Insomma, al partito giustizialista delle sinistre si contrappone nella destra un altrettanto determinato movimento anti-giustizialista; il tutto sulla pelle dei cittadini, che vorrebbero, invece, un sistema di legalità efficiente.

Pare che Albert Einstein abbia sostenuto che due cose sono infinite, e precisamente: l’universo (forse) e la stupidità dell’uomo (sicuramente). Se sulla prima affermazione il dubbio permane, il comportamento della classe politica dirigente del Paese ha confermato la seconda in maniera incontrovertibile.

Il primo punto da valutare è se la responsabilità civile di cui sopra possa essere o meno coperta da polizza assicurativa. Se lo è, il problema per i magistrati è di abbastanza semplice soluzione: basterà che ciascuno di loro si assicuri, come fanno i guidatori di autoveicoli.

Se, invece, non è materialmente possibile coprire con assicurazione questo rischio, sicuramente essi ci penseranno per benino prima di muovere un singolo passo; e il già rantolante sistema di legalità si avvierà inevitabilmente al collasso.

Tertium non datur, dicevano i latini.

Eppure l’attuale sistema di tre gradi di giudizio, ivi compreso quello della Cassazione decontestualizzato a Roma, potrebbe costituire un validissimo sistema di garanzie per il cittadino dai casi di mala giustizia, solamente che rinnovate procedure consentissero rapidità nei procedimenti e la massima trasparenza possibile.

Il fatto che si sia anche solo pensato a questa sciagurata norma di responsabilità civile dei magistrati è indice di un fatto alquanto strano: i cittadini imputano la quasi totalità delle inefficienze del sistema di legalità ai magistrati, e non a procedure errate ed inefficienti; ed in questo si sbagliano clamorosamente. Facendo leva su questa carenza di formazione e di informazione del cittadino, le forze politiche anti-giustizialiste cercano consenso ; come quelle emittenti televisive che cercano audience facendo vedere belle signorine prive di veli.

Ci si chiede sino a che punto lo scaltro italico popolo si farà in tal modo turlupinare, nonché depredare di un bene che è suo e solamente suo, ossia del sistema di pubbliche Istituzioni formatosi con la Costituzione repubblicana; perché questo scontro al calor bianco non su questioni politiche, ma su problemi di potere per il potere, ha già recato seri danni al nostro “sistema Paese” ed altri ancor più gravi potrà apportare.

In effetti oggi sono tante le questioni spinose che l’Italia deve affrontare: la questione meridionale, il separatismo delle province del nord, un premier spregiudicato nel violentare il sistema di equilibrio fra poteri dello Stato, ed altre di minore importanza, ma pur presenti. Sembrerebbe che tali questioni siano diventate troppe rispetto alle pur notevoli capacità di recupero del Paese. Forse si dovrebbe rinunziare ad affrontarne qualcuna per riservare le forze alla soluzione delle rimanenti. Ad esempio si potrebbe concedere alle province separatiste del nord la possibilità di formare una propria entità statale autonoma, lasciando così un’Italia più piccola, ma più coesa.

Oppure possiamo continuare come abbiamo fatto sinora, vivendo queste tragiche storie di ordinaria follia, come le avrebbe definite Charles Bukowski. Il vostro cronista le registrerà tutte e le studierà per voi.

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