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Storia dell’arte pittorica: 7a puntata

ARTE RINASCIMENTALE

Siamo nella Firenze del Quattrocento, epoca in cui la cultura si esprime nell’esaltazione dell’uomo. Viene riproposta l’antichità classica come modello di umanità (Umanesimo) e si esalta la natura, che viene recepita come musa ispiratrice dell'artista. Sulla scia di questo progresso culturale nascono delle vere e proprie scuole d’arte dove si studia geometria, prospettiva, anatomia e letteratura, segnando la fine della comunità di bottega e della tradizione artigiana di stampo medievale (che era improntata perlopiù al lavoro collettivo). Insomma la pittura diventa una sorta di scienza perfetta (studio della scienza che subisce un’impennata grazie alle innumerevoli scoperte rivoluzionarie che proprio in quegli anni la faranno da padrone) - a cui il Brunelleschi diede un contributo fondamentale - e, infatti, gli artisti dell’epoca sono spesso anche scienziati e matematici (il cui caso più emblematico è quello di Leonardo da Vinci), quasi sempre al servizio e sotto la protezione di vari Signori, ed in certi casi persino del Pontefice. Si avvia, in sostanza, un processo d'emancipazione sociale dell'artista che passa dalla condizione artigiana a quella borghese, e dal livello di operatore manuale a quello d'intellettuale, alla stregua di un Dante o di un Petrarca. Tra gli artisti leggendari del tempo non possiamo esimerci dal rimembrare Leonardo, Michelangelo, Masaccio, Raffaello Sanzio, Beato Angelico, Piero della Francesca, che fecero raggiungere all'arte pittorica la magnificenza assoluta. Il dipinto più noto è senz’altro “LA GIOCONDA” di Leonardo. Al di fuori della Toscana si affermò la pittura veneziana che annoverò fra i maggiori esponenti Giorgione, Tiziano, Tintoretto e Paolo Veronese.

Una sorta di costola del Rinascimento può considerarsi il Manierismo, corrente artistica italiana, soprattutto pittorica, del XVI secolo che si ispira alla maniera, cioè lo stile, di grandi artisti come Raffaello e soprattutto Michelangelo. Fra le caratteristiche ricorrenti nelle opere pittoriche manieriste si regiastra una costruzione della composizione complessa, molto studiata, fino ad essere artificiosa, talvolta con distorsioni della prospettiva, talvolta con eccentricità nella disposizione dei soggetti; un uso importante della luce, finalizzato a sottolineare espressioni e movimenti, a costo di essere a volte irrealistico; grande varietà di sguardi ed espressioni, normalmente legate al soggetto e alla situazione rappresentata: talora intense, dolorose, a volte assenti, metafisiche, a volte maestose, soprannaturali; grande varietà nelle pose, che come quelle di Buonarroti intendono suggerire movimenti, stati d'animo, e quando richiesto la soprannaturalità del soggetto; anche i colori delle vesti, ma talvolta anche degli sfondi, consentono di staccarsi dalle tinte più comuni in natura e portare l'effetto di tutta l'opera su coloriture più artefatte e insolite. Insomma per concludere possiamo affermare che il Manierismo è stato una sorta di esasperazione più o meno condivisibile dell'arte del Rinascimento.

Foto di Thomas Staub da Pixabay 

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