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Sostegno alla Grecia. Un salvataggio che non convince

Sostegno alla Grecia. Un salvataggio che non convince

Nella giornata di ieri è arrivato l’accordo franco-tedesco sulle misure di sostegno alla Grecia. E’ prevista un’azione “coordinata” tra Fondo Monetario Internazionale e singoli paesi europei, con prestiti concertati e concordati. L’aiuto scatterà solo in caso di “ultima spiaggia” per la Grecia, cioè di impossibilità a finanziarsi sui mercati. A nessuno è venuto in mente che in quel momento sarà troppo tardi, però.

Il prestito sarà a “tassi non sussidiati”, il che vuol dire a tassi di mercato correnti al momento dell’operazione. Vai alla osservazione precedente, con buona pace delle “condizioni medie di mercato” chieste da George Papandreou, che continuerà a incravattarsi a tassi tra 3 e 4 punti percentuali superiori a quelli tedeschi. Non si parla di espulsioni dalla Uem, come invece voleva la propaganda tedesca, anche perché sarebbe servito un trattato ad hoc. Pare poi che il FMI interverrà in quota minoritaria sul complesso del prestito, ma non è chiaro (almeno, a noi) se gli affidamenti bilaterali dei paesi europei (che avverranno pro-rata, in funzione della quota che ogni paese detiene nel capitale della Bce) saranno volontari oppure obbligatori.

Altri dilemmi: quale sarà il ruolo del FMI? Fornirà parte dei fondi e obbedirà alle direttive europee, pur avendo propri protocolli di intervento? Ma in quest’ultimo caso, da chi proverranno tali direttive? E il FMI, che tipo di expertise metterà visto che, “classicamente”, l’istituto guidato da Dominique Strauss-Kahn lavora con paesi che hanno un cambio liberamente fluttuante? C’è anche un aspetto di onere finanziario: se la fornitura di finanziamenti avverrà per ogni paese europeo, pro-rata, l’onere per puntellare la Grecia sarà complessivamente esiguo. Il problema vero è un altro: e se altri paesi finiranno col trovarsi nelle condizioni greche, quanti minuti potrà durare questo framework di salvataggio? E di quanti fondi aggiuntivi avrà bisogno la Grecia, che dalla manovra del 3 marzo otterrà un crollo del Pil del 4 per cento quest’anno (stime degli analisti di Deutsche Bank, ogni settimana che passa più realistiche) e non una lieve contrazione dello 0,8 per cento, quella contenuta nel programma di stabilità che il governo di Atene ha presentato alla Commissione europea?

Il vero problema è la crescita: se la congiuntura si riprenderà, forse i paesi fiscalmente più fragili potranno portare a casa la pelle. Diversamente, prepariamoci a tempi durissimi. Alla fine, ha ragione il vice-governatore della banca centrale cinese, esponente del paese che è rapidamente diventato il primo creditore mondiale, e che per questo motivo sta perdendo il sonno:

La Grecia è solo un caso, ma è solo la punta dell’iceberg. Il principale timore oggi ovviamente sono Spagna e Italia

Ovviamente.

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