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 Home page > Tribuna Libera > Soldati israeliani sparano su due "calciatori" palestinesi

Soldati israeliani sparano su due "calciatori" palestinesi

Feriti e arrestati sono in condizioni gravi all'ospedale di Gerusalemme. Oppure di Ramallah. O magari ad Amman.

Commentare una notizia del genere aprirebbe, in qualsiasi modo la si affronti e da qualsiasi punto di vista la si guardi, una miriade di accuse e controaccuse. Cioè una controversia infinita in cui colpe e ragioni sono gettate dagli uni addosso agli altri e viceversa.

Ma la notizia, che purtroppo non racconta un fatto nuovo ai check point israeliani, merita di essere analizzata. Ce ne parla il Fatto Quotidiano che titola “Spari israeliani su calciatori della nazionale palestinese: per loro carriera finita” e si dilunga sull’avvenimento di cui sono stati protagonisti Jawhar Nasser (19 anni) e Adam Abd al-Raouf Halabiya (17).

I due giovani, si dice, dopo l’allenamento con la squadra sono andati a trovare un amico e, mentre passavano davanti al check point, “i soldati hanno sparato loro senza nemmeno lanciargli un avvertimento”. Così almeno hanno dichiarato.

Il giornalista del Fatto, un blogger dedito al giornalismo sportivo, Luca Pisapia, non lesina le interpretazioni avanzando senza tentennamenti “il sospetto che (i soldati) sapessero benissimo che erano due calciatori” dal momento che precisa, hanno "sparato loro appositamente sui piedi ... a Jawhar cinque pallottole su un piede e sei sull’altro, ad Adam una pallottola per piede. Una precisione chirurgica”.

Dopodiché i due sono stati portati all’ospedale di Ramallah e poi trasferiti al King Hussein Medical Center di Amman, in Giordania. I due giovani “non potranno mai più giocare a calcio. La loro speranza ora, è solo un giorno di poter di nuovo camminare. Questo è solo l’ennesimo attacco delle milizie israeliani (sic) a calciatori della Nazionale palestinese”. Da qui la richiesta di espellere la federazione israeliana dalla Fifa e quindi dalle competizioni internazionali.

Indignati, come si può facilmente immaginare, i commenti dei lettori del Fatto all'articolo.

Fin qui Luca Pisapia, che riporta gran parte dell’articolo - non proprio un copia e incolla, ma quasi - a firma del giornalista sportivo Dave Zirin, pubblicato una ventina di giorni fa da The Nation, storica rivista della sinistra americana.

Che, a sua volta, riporta la notizia, senza porsi troppe domande, dall’agenzia giornalistica palestinese Ma’an.

L’unica fonte originale, in fin dei conti, pare essere proprio quest’ultima. E l’unica differenza sembra essere che il giornalista americano ha sorvolato sul fatto che i due sono stati curati nell’ospedale israeliano di Gerusalemme prima di essere trasferiti - secondo la versione palestinese - a Ramallah e di lì ad Amman. Ma è solo un piccolo appunto en passant.

Un’altra versione si legge invece dal quotidiano della sinistra israeliana Haaretz, ritenuto la voce anti establishment e per questo spesso citato dagli oppositori alla politica di Netanyahu nella West Bank. Ancor più credibile in questo caso dal momento che la firma in calce all’articolo è quella di Amira Hass, cioè di una giornalista decisamente controcorrente, che da anni vive a Ramallah pur essendo israeliana, e che da sempre combatte una sua personale battaglia pro-palestinese o mantenendo fieramente, quantomeno, una sua posizione non asservita alla comunicazione mainstream del governo israeliano. E che non ha mai nascosto di non condividere la politica delle colonie.

Per questo suo curriculum può essere considerata una voce credibile sui fatti che vedono protagonisti palestinesi di Cisgiordania e militari israeliani o coloni ebrei.

Ebbene, nel suo articolo, pubblicato ormai venti giorni fa e mai smentito né, per quel che se ne sa, modificato, ha descritto l’episodio dei due giovani palestinesi senza minimamente citare la loro appartenenza ad una qualsiasi squadra di calcio, né scrive di piedi colpiti appositamente per azzoppare un giocatore.

Cosa confermata da un commentatore palestinese sul sito dell’agenzia Ma’an, un certo Ahmed di Al Quds (Gerusalemme) che giustamente seccato scrive:

“Condivido sentimenti simili a quelli dei miei colleghi per quanto riguarda lo Stato sionista di Israele, ma mi chiedo perché questo articolo e molti commenti suggeriscono che i soldati sapevano che erano calciatori e volevano distruggere la loro carriera o distruggere lo sport. Che non ha proprio alcun senso e danneggia le nostre possibilità di avere la nostra voce. Usiamo argomentazioni intelligenti. Parliamo dei fatti, e quindi non dovremo esagerare o fare qualsiasi cosa, e i fatti parleranno da soli. Nessuno in questa pagina lo fa!”.

Haaretz riporta anche la versione dei due giovani (siamo andati a comprare le sigarette, ma siamo stati colpiti appena abbiamo acceso un fiammifero) e quella del portavoce della Polizia di Frontiera che sostiene di aver attivato un’azione di contrasto, con spari e cani poliziotto, per fronteggiare la minaccia di un attacco con bombe (nell’articolo non si precisa di che tipo, ma è stata mostrata una foto); “i sospetti sono stati arrestati e una bomba che avevano con loro è stata disinnescata”.

Insomma, la solita drammatica vicenda che vede contrapposti i giovani palestinesi e i soldati israeliani, che non ha proprio bisogno di esasperazioni “calcistiche” inventate di sana pianta. Né rimbalzate dalla West Bank a giornalisti americani per poi arrivare, senza che nessuno si prenda la benché minima cura di verificare, fino alla stampa italiana dove l'enfasi raggiunge l'apice.

E titolare, come fa il Fatto, sembra essere davvero un pessimo servizio al giornalismo. Altro che "precisione chirurgica".

Come abbiano fatto poi due palestinesi feriti ed arrestati a essere ricoverati a Ramallah e poi addirittura ad Amman resta un bel mistero.

 

Foro: Palestine Solidarity Project/Flickr

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.140) 27 marzo 2014 17:16

    Una notizia distorta non invalida le molte notizie, correttamente riportate, di abusi e omicidi prodotti da IDF nell’ambito dell’occupazione.

    E comunque è la quarantennale occupazione israeliana dei Territori e lo status di senza diritti in cui sono tenuti i palestinesi che continua ad essere la notizia più grave e non contestabile.

    • Di (---.---.---.160) 27 marzo 2014 17:57

      Una quarantennale occupazione iniziata dopo una guerra di aggressione che Israele ha subìto, ripetuta dopo qualche anno da un’altro attacco finalizzato a farlo scomparire dalla faccia della terra. Magari non dimentichiamoci anche questo e la mancanza di una trattativa di pace che si vuole abitualmente addebitare a Israele quando se ne conoscono altrettanto bene gli impedimenti nati e cresciuti in ambito arabo.

      Detto questo, che NON è il tema dell’articolo, resta la prassi, molto più diffusa di quanto si voglia ammettere, di una comunicazione tanto alterata quanto finalizzata a sostenere e amplificare le ideologie a cui sono asservite.

      Per farla più semplice....balle.

    • Di (---.---.---.160) 27 marzo 2014 18:00

      Senza dimenticare la serie di attentati suicidi che hanno fatto strage di civili nei primi anni duemila, che sono stati la causa del "muro". Bel risultato!

  • Di (---.---.---.82) 9 giugno 2014 01:47

    Senza dimenticare la lunghissima serie di attentati omicidi da parte israeliana.

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