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Siria, sei donne lapidate dall’Isis perché "adultere"

Martedì scorso due ragazze di 16 e 17 anni sono state lapidate nella città siriana di Deir Ezzor, sotto il controllo dello Stato islamico.

Madiha e Hasna, questi i loro nomi, erano state condannate a morire a colpi di pietra da un tribunale della shari’a che le aveva giudicate colpevoli di aver avuto rapporti sessuali con due estranei, Abu Zubair al-Idlibi e Maher Hameed.

I due uomini sono stati condannati a 50 frustate.

Le due sentenze sono state eseguite in pubblico, nel quartiere di Hamidiya, di fronte a centinaia di spettatori. Secondo testimoni locali, in molti hanno protestato per la sproporzione delle condanne, chiedendo che anche i due uomini venissero messi a morte.

Due settimane fa, quattro donne erano state lapidate sempre per “adulterio”. Particolare orribile di questa atroce vicenda: gli “estranei” erano combattenti dello Stato islamico, che avevano stuprato le vittime per poi consegnarle alla giustizia in quanto “adultere”.

Secondo il Rapporto 2015-2016, appena pubblicato da Amnesty International, nelle aree di al-Raqqa e Deir Ezzor, dove lo Stato islamico ha imposto una rigida interpretazione della legge islamica, il gruppo armato si è reso responsabile di frequenti esecuzioni pubbliche, uccidendo persone accusate di apostasia, adulterio o furto o a causa del loro reale o percepito orientamento sessuale.

 

Foto: Aleppo Freedom House/Flickr

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