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 Home page > Tribuna Libera > Silvio Berlusconi: dove passa, a destra non cresce più nulla

Silvio Berlusconi: dove passa, a destra non cresce più nulla

È grande. Grandissimo. Enorme. Il risultato dell’opera politica di Silvio Berlusconi; il miracolo compiuto in questo suo memorabile ventennio dal nostro già Unto del Signore, già Miglior Presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni e, se tutto va male, ma proprio male, futuro Presidente della Repubblica. Qualcosa che lo rende paragonabile solo a figure tra storia e leggenda, come quella di Attila o di qualche altro supremo massacratore

Di che parlo? Di come sia riuscito a quasi estinguere la destra italiana; a ridurla alle odierne proporzioni, minime nei numeri come negli ideali.

Per capire meglio, basta ricordare i risultati delle elezioni politiche del ’92, le ultime prima della sua mai abbastanza celebrata (ma da chi?) discesa in campo. In quell’occasione, pur estenuate da almeno un decennio di malgoverno, e nonostante l’ascesa della Lega che di quel malgoverno era la più vociante oppositrice, le forze politiche dell’area di centro destra, ottennero ancora più del 50% dei voti e, mettendo nel conto anche il MSI, allora relegato in un angolino del parlamento, quasi il 60%.

Un patrimonio di consensi che pareva incomprimibile, perlomeno in misura significativa; lo zoccolo duro del nostro centrodestra, che già aveva retto il tentato “soprasso” dei primi anni settanta, frutto di un lungo predominio innanzitutto culturale, anzi, in questo campo davvero dell’egemonia, delle sinistre.

Un patrimonio che evidentemente è stato dissipato, uno zoccolo duro che si è evaporato, se si guarda all’attuale composizione del nostro Parlamento (Evito di girare nella piaga il coltello delle recentissime amministrative; si sa che i risultati nei comuni non hanno rilevanza politica. Se si perde). I senatori e deputati stetti attorno al nostro ducetto, nella sua lotta per salvare la Patria dal pericolo comunista (se ci avete creduto davvero, come ve lo spiegate che adesso state governando con quegli stessi orridi rossi?), infatti, sono quelli eletti da un misero 30% degli italiani; dalla metà o giù di lì di quelli che, visti inumeri del passato, dovrebbero votare un eventuale partito liberal democratico non inviso al Vaticano.

Come è riuscito, Silvio I, a lasciare per strada una così ampia fetta del proprio potenziale elettorato? Come, soprattutto, considerando il controllo assoluto che esercita su tante televisioni e giornali? Che le marchette giornalistiche, i telegiornali con derisione in diretta degli avversari ed discorsi “con la calza” a reti unificate, propinati a piene mani agli italiani dai suoi dipendenti, abbiano finito per provocare un effetto contrario a quello voluto? O forse è colpa del resto dei mezzi di informazione? Del “partito di Repubblica”, di Travaglio, Santoro, Floris e, perfino, del beneducato Mentana?

No, tutto molto più semplice. Tutto evidente anche alla luce di quel che sta accadendo con questo nuovo governo.

Ogni giorno chiudono i battenti 300 aziende. Aumenta il numero dei disoccupati. Diminuisce il PIL. Tutti i dati economici dimostrano come la crisi non stia affatto passando. Non solo; da vent’anni (guarda caso) cresciamo regolarmente meno del resto d’Europa: restiamo fermi, quando non andiamo all’indietro. Abbiamo un bisogno disperato di riforme e di liberalizzazioni; stiamo, come economia e come comunità nazionale, morendo.

Bene. E di che si occupa il PdL? Di legge sulle intercettazioni, di riduzione delle pene per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, di sospensione dei processi affidati a giudici “politicizzati”. No comment, per evitare denunce e, comunque, di scadere nel turpiloquio; solo un vago senso di nausea.

Nessun commento da parte mia e nessun voto da parte di tanti italiani che, avendo visto in questi anni cosa stia veramente a cuore a Berlusconi ed ai suoi, avendo costatato in cosa consista la sempre promessa rivoluzione liberale (povero Gobetti), magari hanno votato per Grillo o, più semplicemente, sono rimasti lontani dalle urne.

Solo una considerazione finale. Siamo sicuri, che fosse Prodi ad essere al soldo del KGB? A questo punto, risultati elettorali alla mano, sospetterei piuttosto l’amico di Putin.

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