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Sicurezza personale: MyTutela - un’APP per combattere violenza, stalking e mobbing

Secondo uno studio effettuato dall’Istat, nel 2017 le donne che si sono rivolte a un centro antiviolenza sono state 49.152. Questo dato non rappresenta però la realtà sul fenomeno, perché in molte scelgono di subire in silenzio.

Esiste anche il fenomeno della violenza e dello stalking subito dagli uomini. Stando ai dati Istat sul fenomeno coniugato al maschile, il 18,8% dei connazionali di sesso maschile dichiara di aver subito almeno un episodio di violenza, stalking o bullismo.

A fronte delle decine di migliaia di richieste di aiuto, sono ancora poche le denunce che vengono presentate alle forze dell’ordine. Il motivo? La scarsa possibilità di poter fornire prove che consentano di confermare, senza ombra di dubbio, le accuse.

Ragionando su questo problema, due esperti informatici, Marco Testi e Marco Calonzi, che lavorano come consulenti di tribunali e procure italiane, hanno sviluppato una soluzione. Quella che può fare davvero la differenza.

Si tratta di un’applicazione, scaricabile gratuitamente su Smartphone e Tablet, denominata MyTutela.

La App permette di registrare telefonate e memorizzare messaggi in chat ed sms e può anche effettuare registrazioni ambientali, di chiamare – in caso di pericolo – le forze dell’ordine.

Inoltre, e questo è il punto fondamentale, permette di scaricare un report dettagliato delle attività, cosa molto utile in caso di denuncia, per poter dimostrare di essere vittime di violenza, abusi o stalking. Un progetto interessante quindi, perché le vittime possono raccogliere le prove di quanto si stia subendo.

Non basta: poiché in molti casi gli aguzzini cancellano dai cellulari delle vittime i messaggi e qualsiasi prova che possa incastrarli, MyTutela invia tutti i dati registrati a un servizio cloud, uno spazio virtuale d’immagazzinaggio dei dati.

L’idea è venuta in mente ai due consulenti informatici dopo l’omicidio, avvenuto, nel 2016, di Sara Pierantonio, la ragazza di 22 anni che fu soffocata e data alle fiamme dal suo ex fidanzato. L’omicida pensò bene di cancellare tutti i dati del cellulare della giovane, arrivando a distruggerlo con l’intenzione di allontanare i sospetti su di se.

Effettivamente, poter raccogliere prove è la forma migliore di tutela che si possa esercitare. L’importante, però, è sapere che eventuali registrazioni ambientali e telefoniche non devono essere diffuse pubblicamente, ma solo rese disponibili in caso di denuncia. Attualmente, MyTutela è l’unica applicazione riconosciuta dalle Forze dell’Ordine.

A promuovere la conoscenza e diffusione di quest’applicazione, l’organizzazione nazionale Mede@ che si occupa da anni di contrasto alla violenza e sostegno alle vittime. Francesco Longobardi, responsabile nazionale Enti Locali con delega all’apertura degli sportelli istituzionali antiviolenza, ha risposto ad alcune domande che gli ho posto su MyTutela.

D – Come state sostenendo la diffusione di quest’applicazione?

R – Stiamo diffondendo la conoscenza di MyTutela attraverso incontri e convegni sul tema della violenza di genere e del bullismo in cui coinvolgiamo i cittadini. Contemporaneamente stiamo stringendo accordi con le Istituzioni presenti sul territorio come Comuni e singole associazioni per diffondere la conoscenza e l’utilizzo dell’applicazione. Ogni giorno i numerosi utenti del servizio MyTutela ci inviano suggerimenti importanti per adattare l’iniziativa alle esigenze reali delle vittime. Stiamo pianificando sperimentazioni dirette con le forze dell’ordine presenti nei territori più a rischio per misurare concretamente i vantaggi nell’adozione delle soluzioni proposte dalla APP.

D – Può una semplice applicazione fare la differenza quando si è vittime di violenza, di bullismo e di Stalking?

R – Un’applicazione può fare la differenza quando la tecnologia è studiata sulle esigenze delle vittime e sulle necessità delle persone predisposte all’ascolto e alla risoluzione delle loro problematiche. MyTutela serve innanzitutto a non far sentire le vittime abbandonate a loro stesse. Serve a instillare nella mente della vittima la convinzione che ogni minaccia o molestia ricevuta – anche sul proprio cellulare - è un passo avanti verso la risoluzione del problema. Si vuole costituire un valido sostegno per tutte le vittime che hanno bisogno di aiuto per uscire dal tunnel della sofferenza causato dalla situazione che si sta vivendo. In questo modo anche uno strumento tecnologico come lo Smartphone non sarà visto solo come fonte di angoscia e disagio ma anche come strumento di liberazione dalla persecuzione.

D – Cosa consiglia alle vittime di violenza?

R- Ogni storia di violenza è diversa da tutte le altre. Solo la vittima protagonista della propria storia ne conosce i dettagli. Il consiglio è sempre quello di denunciare alle forze di Polizia e di rivolgersi a un centro antiviolenza per un supporto psicologico. L’associazione Mede@ ha diversi centri sul territorio nazionale, che possono aiutare una vittima che si trovi a vivere una situazione di violenza a trovare le giuste strategie per autotutelarsi.

Purtroppo il senso di vergogna, la paura e la sfiducia sono - spesso - compagne fedeli della violenza. E’ quindi importante sensibilizzare le persone sul fatto che essere vittime non è affatto una vergogna. Le forze di polizia stanno prendendo in seria considerazione l’applicazione MyTutela, perché è di supporto alle indagini dopo aver presentato una regolare denuncia.

Il consiglio, quindi, è sempre lo stesso: denunciare. Bisogna denunciare ai primi segnali di violenza. Aspettare, sperando che la situazione migliori, porta solo all’inasprimento delle azioni violente. L’importante è poter avere in mano prove sostanziali delle violenze e delle minacce subite. E’ questo il punto fondamentale. Attraverso questa APP – che consente di registrare elementi probatori della situazione di violenza e bullismo che si sta subendo – le vittime possono sentirsi realmente sostenute nel percorso di salvezza a un problema sociale che sta diffondendosi in maniera preoccupante.

 

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