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Shutter Island

Siamo nell’America degli anni ‘50 quando due agenti federali, Teddy Daniels (Leonardo di Caprio) e il suo nuovo compagno Chuck Aule (Mark Ruffalo) vengono chiamati urgentemente per una sparizione avvenuta in un manicomio criminale di massima sicurezza. Su Shutter Island vengono accolti soli i pazienti più insani e pericolosi, sottoposti ad un intenso programma di cura e rieducazione.

Il manicomio si trova all’interno di un ex forte della guerra civile americana, circondato dal gelido e tempestoso mare dell’Atlantico. Una delle pazienti, Rachel Solando, non si trova più nella sua cella. Nessun segno di scasso o violenza: si è semplicemente volatilizzata nel nulla. Quando il tempo peggiora e i collegamenti con l’esterno sono tagliati, i due detective si troveranno a dover fare luce su un mistero sempre più sfuggente, palesemente ostacolati dal primario John Cawley (Ben Kingsley).

Come se non bastassero i fantasmi che aleggiano su questo luogo degno di una gothic novel, il detective Daniels, reduce dalla guerra in Europa, porta con sé i suoi incubi e le sue paranoie, incapace di lasciarsi alle spalle la morte della moglie.
Quando sembra che le mura del manicomio si stanno per chiudere su di loro, Teddy e Chuck dovranno lottare per mantenere la sanità mentale e la fiducia reciproca in un’estenuante escalation che li trasformerà da cacciatori a prede.
 
Tratto dal romanzo di Dennis Lehane, che la sceneggiatura riadatta al grande schermo in maniera meticolosa, quasi impressionante, Shutter Island è un magnifico thriller psicologico che conferma il sodalizio fra Leonardo Di Caprio e Scorsese: già protagonista in Gangs of New York, The Aviator e The Departed, Di Caprio dà il tocco magico anche a quest’ultimo film del regista italo-americano, confermandosi come l’attore-simbolo della seconda produzione di Scorsese come De Niro lo era stato per la prima.
Fotografia, musiche e scenografia contribuiscono alla perfezione nel creare un’atmosfera che abbraccia tutto il film, fondendosi a formare un’unica e forte sensazione di profonda angoscia per fissarsi in maniera indelebile nella mente dello spettatore.
 
La sceneggiatura, ad opera di Laeta Kalogridis, ricalca alla perfezione il romanzo di Lehane senza tradirne nessun aspetto, lasciando lo spettatore-lettore piacevolmente colpito e al contempo trasmettendo a chi non ha già letto il romanzo le medesime sensazioni che Lehane aveva pensato per i suoi lettori. Solo nella disposizione temporale dei flashback il film si discosta dal suo omonimo cartaceo, ma il cambiamento rende solo più fruibile la narrazione cinematografica senza lasciar rimpiangere la disposizione originale. I dialoghi sono belli e avvincenti, senza pecche, molti dei quali lasciati praticamente immutati nel passaggio da libro a sceneggiatura.
 
D’altro canto, un paio di elementi sminuiscono quello che, altrimenti, sarebbe stato un vero e proprio capolavoro. Prima di tutto, la facilità con cui lo spettatore indovina il finale che, invece, gioca tutto sulla sorpresa. In secondo luogo, dettaglio non di minore importanza, l’eccessiva lunghezza proprio della parte conclusiva del film che risulta, in un lungometraggio di più di due ore, alquanto estenuante. Un finale, comunque, straziante e commovente grazie ad uno strepitoso Di Caprio. Da applausi.
 
Da ricordare le deliziose interpretazioni di Ben Kinglsey e di alcuni pazienti, tutte voci di quell’unico coro che è il microcosmo del manicomio, un mondo isolato, a parte, non solo dal punti di vista geografico.
Perché è qui il centro tematico del film, che non riduce a una semplice pellicola thriller: il confine fra pazzia e sanità mentale, fra chi è malato e chi no, fra chi indaga e chi è indagato. E’ troppo facile valicare quel debole confine che, alla fine, risulta ormai indistinguibile.
 
Un mondo a parte, Shutter Island, in cui le certezze vengono messe in discussione e le verità smentite con disarmante facilità. Un viaggio, quello di Teddy Daniels, non solo nel manicomio, ma anche nella sua mente, nei suoi ricordi e nei suoi inconfessabili segreti.
Shutter Island non è solo un ottimo film da vedere ma, soprattutto, da ri-vedere.

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