Sgambettare Salvini e il suo progetto, please
Salvini ha fatto un grosso azzardo facendosi due calcoli (oltre a quello sui sondaggi).
Il primo prevedeva che Renzi (i cui fedelissimi sono ancora la maggioranza dei parlamentari democratici) non scendesse a patti mai e poi mai con i Cinquestelle (il cui capetto politico fino a pochi giorni fa definiva il PD “il partito di Bibbiano”).
Il secondo è che dopo il voto sulla Tav il solco tra la Lega e i 5S fosse profondo almeno quanto quello tra i 5S e il PD dal momento che Lega e PD si erano trovati dalla stessa parte della barricata, quella opposta ai 5S.
Avendo tratto che due più due doveva fare quattro, ha fatto saltare il tavolo del governo che – secondo le sue tante dichiarazioni precedenti – doveva “durare cinque anni” avendo lui dato la sua parola (parola che vale meno di niente, visto che il governo è durato a malapena un anno, due mesi e otto giorni).
Calcolo azzardato, dunque, che però non teneva conto di due fattori imprevisti: il ritorno in ballo dei due leader occulti Grillo e Renzi che, come il Mahdi della tradizione sciita duodecimana - l’imam “nascosto” destinato a restaurare la giustizia alla fine dei tempi - erano appunto occulti, mica morti.
E che quindi si sono nuovamente manifestati, sorprendendo un po’ tutti con un inaspettato duetto dall’oltretomba: macché voto, per sopravvivere cambiamo no? – scriveva Grillo sul suo blog; e, dall'altra parte, Renzi riecheggiava: macché voto, governo di scopo!
Il disegno del capopopolo leghista sembrava dunque scontrarsi con il dato inaspettato e perciò tanto più sottovalutato: in parlamento Cinquestelle e PD possono fare tranquillamente un governo nuovo relativamente tranquillo (con qualche aiutino se necessario dai senatori a vita, dal gruppo misto o da quello delle autonomie) e rompere le uova nel paniere salviniano. Se solo lo volessero.
E per un attimo sembravano proprio volerlo fino a che, dalle sponde piddine non ha parlato il segretario nominale del partito che ha stoppato le tendenze in atto con un secco “non se ne parla proprio”. Sapendo bene – e anche qui si tratta di un azzardo grosso come una casa – che al momento del voto potrebbe essere messo in mutande dai parlamentari del suo stesso partito, per la maggior parte di fede renziana (65 contro 30 e 16 indecisi alla Camera, 40 contro 11 al Senato), rendendo così manifesta la fine di ogni possibile coabitazione tra "segretario nominale" e "segretario reale" (e toccherebbe a lui dare le dimissioni ovviamente).
Sulla stessa falsariga si è esposto anche il capetto Di Maio che tenta di salvare la faccia sapendo peraltro molto bene che non ci si scontra con Grillo senza rischiare di brutto (tantopiù se si tiene conto che, in caso di voto, una bella fetta di parlamentari grillini non torneranno mai più agli attuali splendori. E davvero pensate che questo non conti nulla?). E comunque in questo anno di governo ha fatto la figura del pollo, sarebbe suicidale per il Movimento continuare a farlo girare sul girarrosto facendo finta che non sia ancora cotto a puntino quando in realtà è già bruciato oltre misura.
Né Di Maio né Zingaretti sembrano perciò avere la capacità reale di opporsi ai desiderata dei due Mahdi ri-manifestatisi ai rispettivi fedeli.
Diamo così per scontato (si fa per ammazzare il tempo, potrei essere smentito oggi stesso) che l’esito sarà quindi un bel governo para-istituzionale, che non sarà un inciucio o un tradimento più di quanto non lo fosse l'accordo Lega-M5S del giugno 2018 (forse che qualcuno aveva mai avuto in mente di votare quell'accrocchio che hanno partorito dopo il 4 marzo?).
Insomma un Conte bis, con identico premier (in conto ai 5S), con l’apparato ministeriale leghista sostituito di punto in bianco da personale PD, con Di Maio “promosso ad alto incarico" in un altrove fuori dalle balle, con Tria riconfermato, altri riconfermati, ma non Toninelli (troppo sputtanato); confermato pure il reddito di cittadinanza e la farraginosa questione dei navigator (tanto poi si smorza da sola per manifesta inutilità) e aumento dell’Iva sterilizzata (almeno in parte, non tutta e comunque la colpa è di Salvini che ha fatto rialzare lo spread).
Una finanziaria tutto sommato sotto controllo anche se costosa (e magari scommettiamo che l’Europa guarderà con più pazienza a eventuali sforamenti se il pericolo di contaminazione sovranista proveniente dal nostro paese sarà stato finalmente calmierato?).
E soprattutto affossato il decreto sicurezza e l’isteria dei porti chiusi: le due balorde narrazioni salviniane, emergenze del tutto inesistenti, che hanno fatto diventare gran parte degli italiani incapace di intendere e di volere fino a vedere un pericolo di invasione nell'arrivo di quei quattro morti di fame sbarcati in Italia (molti meno di quelli arrivati in Spagna o in Grecia nell'ultimo anno, ma questo non lo dice mai nessuno). Tanto per rasserenare gli animi e smorzare l'assurda isterizzazione del paese per l'ignobile gazzarra che ha portato molto bene alla Lega, ma molto male al fegato di tutti noi.
E poi magari qualcuno ci prenderà gusto, dimenticandosi che il Conte bis doveva essere un ponte verso le elezioni, un governo di scopo o istituzionale, senza ulteriori prospettive.
E mentre si sistema meglio sulle poltroncine dell’emiciclo - cercando con calma di smorzare i tanti attriti che hanno diviso le partigianerie grilline e piddine, facendo dimenticare le reciproche offese, le gogne mediatiche, i vaffa, i "pidioti", i "grullini" e così via – e, dopo aver fatto ormeggiare il sistema politico italiano in una zona più protetta dai marosi almeno per un po', resta in attesa che qualche grossa magagna faccia ruzzolare la Lega, già inciampata per via del calcolo sbagliato di Salvini.
Perché non va dimenticato che la Lega di scheletri nell’armadio deve averne più d’uno, che la registrazione in cui il pupillo di Salvini in Russia trattava di affari loschi sta sul tavolo dei magistrati. I quali non si lasciano certo distrarre dal loro lavoro e continuano a cercare cosa stava tentava di combinare Gianluca Savoini in quei colloqui; forse la stessa cosa che aveva portato alle dimissioni il vicecancelliere austriaco Heinz-Christian Strache, leader della Fpö, il partito omologo della Lega e come la Lega nelle grazie di Alexandr Dugin e di altri boss dell’entourage putiniano, beccato a promettere favori in cambio di rubli?
Non è da escludere che la manina che ha rovinato il partito sovranista austriaco sia la stessa che ha messo in circolazione la registrazione che inguaia Savoini e la Lega; una manina intenzionata seriamente a contrastare, piuttosto efficacemente, la deriva sovranista di alcuni partiti europei. E pare che altre novità siano appunto in arrivo, secondo il direttore del sito BuzzFeed.
Basterebbe allora aspettare, ma avendo cura di impedire nel frattempo che quegli stessi sovranisti occupino tutti i posti chiave (Presidenza della Repubblica compresa) e magari comincino a mettere il bavaglio all’informazione come se il nostro paese si chiamasse Turchia o Ungheria.
Ci risparmieremmo nel frattempo il progetto di disintegrazione dello stato nazionale contenuto nel progetto "autonomie", il progetto Pilloniano di ritorno al medioevo, la bizzarra idea di un ripristino del servizio militare obbligatorio e altre amenità (sic) del genere come una possibile futura uscita dall'euro.
Poi si vedrà, naturalmente. In politica, a differenza delle giostre, un altro giro equivale a tutt'altra corsa.
Foto: Radio Alfa/Flickr
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