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Senza vergogna alcuna. L’esempio di Laboccetta

"Non ho nessuna paura di perdere voti... per i disonesti non c’è posto nel Pd... verremmo meno alle nostre responsabilità se ci comportassimo in maniera diversa" dichiara Veltroni aprendo la direzione nazionale del Partito.


 
Sono questi momenti, quelli in cui sembra che si sia raggiunto un fondo che sembra non raggiungersi mai, che le pulsioni più recondite del “popolo”, la demagogia becera, e il populismo da bar, prendono formano, s’incarnano e si giustificano.
 
“Destra o sinistra sono tutti uguali” si sente al bar e tra le panchine del parco. Sembra non essersi ancora liberati da quella patina di disprezzo da I Repubblica, che, anzi, sembra essere aumentata, nella misura in cui può aumentare l’astio verso chi ci assicurava un cambiamento in meglio della situazione.
 
E allora “sono senza vergogna”. Frase di un populismo disprezzato dalla sinistra e usato a proprio uso e consumo dalla destra.
 
«Non ho mai creduto al primato morale della sinistra, oggi c’è addirittura una situazione di tracollo morale» dice Gasparri a chi lo intervista sui fatti di Napoli. Si grida contro il tracollo morale, contro la presunta superiorità morale della sinistra, a cui credevano solo i politicanti di sinistra e quelli di destra che la usavano per puntare il dito a ogni minimo scandaluccio da due soldi. A ricordarcelo è Berlusconi: “Certamente la sinistra italiana sbagliava quando pretendeva di avere l’esclusiva dell’etica. Non ce l’ha e non l’ha mai avuta”. Grazie!
Ma forse il nome di Bocchino, quello di Nonno (consigliere comunale in quota AN), piuttosto che il capolavoro acrobatico di Laboccetta, associati agli appalti napoletani non dicono nulla.
 
"La questione morale esiste, ma la crisi della politica è spesso legata agli errori della politica. Non dobbiamo ripercorrere le strade del passato, dobbiamo evitare gli sbagli già fatti". Errori già fatti? Evitare? Ma dove erano Casini, Berlusconi e Gasparri quando solidarizzavano col Cuffaro condannato a 5 anni, ma contento, lui e tutti i suoi sodali, perché non ha aiutato il sistema, ma solo singoli mafiosi. “Non mi dimetto” diceva Cuffaro tra un’attestato di solidarietà e l’altro.
 
Ma sarebbe troppo facile parlare di Cuffaro e della destra italiana. Non è ammissibile una giustificazione a sinistra (“si ma la destra però...”), un ridimensionamento della gravità dei fatti. Quello che appare evidente è che questa sembra l’unica cosa bipartisan a cui poter aspirare.
 
La demagogia diventata norma. Il luogo comune che si svela, che da brutto anatroccolo si trasforma in cigno. “Non bisogna mettere tutto in un calderone”, “fare di tutt’erba un fascio”, parole al vento, che svaniscono un attimo dopo che sono state dette, sotterrate dall’ennesimo scandalo che colpisce la persona moralmente più alta, quella che “ci metterei la mano sul fuoco”
 
Quindi ci chiediamo perché Veltroni chiedeva a destra le dimissioni di Bassolino, mentre sussurrava a sinistra che gli avrebbe dato un seggio alle prossime europee? Veramente bisogna credere al fatto che lo voglia mandare il più lontano possibile? O forse non è più semplice credere che cacciare Bassolino vorrebbe dire perdere una quantità di voti di cui, oggi, il PD non può privarsi?
 
“Non mi dimetto!” si sente echeggiare ovunque, al nord al sud, in un filo che lega Palermo a Genova, Napoli a Trento, Roma a Milano.
 
Non si dimette la Jervolino, che ha raggiunto il record di dichiarazioni uguali nell’arco di due anni. Un mantra che ripete dal 2006, anno della rielezione, nonostante lo sdandalo rifiuti, nonostante l’allarme sicurezza in città (allarme ridimensionato a qualche piccolo problema), all’allarme camorra, fino ad oggi e a mezzi politici campani arrestati.
 
Parlavamo di capolavoro acrobatico di Laboccetta. Bene, eccolo...
 
L’Adn Kronos, il 17 dicembre alle 13.52, batte le dichiarazioni dell’onorevole Laboccetta (AN): “A questo punto il caso Napoli è una questione di ordine pubblico e dignità nazionale (…) Il sindaco Iervolino afferma che occorre un chiarimento. È un’affermazione patetica e risibile. Piuttosto se volessimo applicare al suo caso il teorema di Di Pietro secondo cui chi è al vertice ‘non poteva non sapere’ sarebbero configurabili sue dierette responsabilità”.
 
Nell’ordinanza però, a pagina 96 si legge: “(…) dopo circa un’ora, intercorre la telefonata tra Romeo e Laboccetta (che non risulta tra gli indagati ndr) dalla quale è possibile, innanzitutto, inferire che quest’ultimo era già stato in precedenza compulsato per sondare gli orientamenti ed, eventualmente indirizzare, i consiglieri di AN in ordine al progetto Global Service (…Volevo sapere se quelle chiacchierate erano andate bene…), evidentemente le informazioni assunte dal Romeo sul punto sono (negativamente) suggestive, attesi gli esiti della seduta consiliare, e mirano ad ottenere interventi ulteriori e più incisivi (…ma puoi incidere puoi fare ancora un po’ di cose…).
 
Si legge ancora, nelle 580 pagine dell’Ordinanza: “(…) il colloquio tellefonico tra i due (…) prosegue il giorno dopo in una conversazione in cui Laboccetta continua a rassicurare l’apparentemente propstrato Romeo che, onde garantirsi con certezza il risultato, continua a pressare i mpolitici di riferimento, sia per evitare sorprese ed intralci ulteriori (…) sia per continuare a controllare eventuali posizioni a vantaggio dell’Acen”. Segue l’intercettazione e l’ordinanza continua: “Il lessico adoperato, tutt’altro che criptico, rimarca, ancora una volta la preoccupazione del Romeo di una improvvisa “cordata” pro ACEN e di discriminazioni per la sua impresa (...l’importante è che non sia discriminante per l’impresa che fanno già questo hai capito?...”...non ci sono raccordi con l’ACEN? ...questa gente che?..) dando ulteriormente conto del modus operandi del Romeo che, secondo le stesse parole adoperate dal Laboccetta, può ed è solito avvalersi di una retedi protezione tale da incedere sicuro verso l’obiettivo (sì...fra l’altro tu c’hai tanti amici pure là che hai comunque coinvolto in queste situazioni...ho visto...).
 
Un capolavoro. Un’acrobazia che nessuno saprà mai, ma sarà destinata a rimanere tra le 580 pagine dell’ordinanza del Tribunale di Napoli.
 

Commenti all'articolo

  • Di Amian Azzott (---.---.---.183) 19 dicembre 2008 13:06

    Il problema siamo anche noi cittadini... Anzi loro... Quelli che continuano a votare i Bassolino & C. Finchè quei cittadini (che alla fin fine sono immorali quanto i politici che votano), continueranno a votarli, quella razza di politici impostori conserverà il loro potere di ricatto.... Se lo propongono alle europee è anche perchè i voti putroppo grazie a dei cretini arrivano lo stesso....

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