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Se le morti in Afghanistan fanno meno rumore delle nozze della Clinton

Altri due feretri rientrano dall’Afghanistan con le salme di nostri ragazzi. Vite spezzate (le loro) e rovinate (quelle dei loro cari) per aiutare una nazione lontana da noi, sia geograficamente sia culturalmente. Ma i soldati sono soldati e non possono far altro che eseguire ordini, anche se non condivisi. Ordini, questi, che arrivano dalla politica, i cui rappresentanti la guerra non la fanno. La ordinano, appunto.

 

Maggior attenzione andrebbe posta all’effetto che queste morti hanno sull’opinione pubblica. La quale risulta molto sensibile ad argomenti come, per esempio, le nozze di Chelsea Clinton, di cui non si comprende quali siano i meriti che giustificano tanta attenzione, se non quello di essere figlia di personaggi di una certa rilevanza politica, il che è un valore aggiunto ai fini della visibilità. Infatti, se si può prendere come indicatore di gradimento l’offerta di notizie proposta dai media, questo è ciò che si può dedurre circa gli interessi dell’opinione pubblica. I poveri militari morti nell’adempimento del proprio dovere, non solo sono stati sfortunati a morire, ma lo sono stati anche nel morire al momento sbagliato, proprio quando si sposa Chelsea Clinton. Questo evento, infatti, ha completamente eclissato, in termini di visibilità mediatica, il rientro in patria delle due salme dei militari caduti in Afghanistan.

Ciò che non è chiaro è se queste scelte siano dettate realmente da strategie di marketing di comunicazione, per cui è più conveniente concentrarsi sul matrimonio Clinton che sulla morte dei nostri militari, o se questo tipo di input proviene da poteri politici che vogliono deviare l’attenzione sul gossip, al fine di evitare approfondimenti che possano mettere a rischio il livello di consensi, condizionabile dalle inutili e troppe perdite umane.

Nel primo caso si delineerebbe un panorama tanto scoraggiante quanto improbabile sul livello di civiltà del nostro Paese, nel secondo si confermerebbe una tendenza al peggioramento della qualità di una classe politica, troppo attenta a cercare gli errori degli avversari e poco a risolvere i problemi della collettività.

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