Presentato ieri alla sala stampa della Camera dei Deputati il libro collettivo “Strozzateci tutti”.
Un libro corposo, scomodo, come il bagaglio di conoscenze eterogenee che accomuna i suoi numerosi autori. Provengono da ambienti diversi, hanno storie diverse, vivono in città diversissime tra loro, da Parigi a Secondigliano. Ma hanno tutti qualcosa in comune. Tengono tutti a qualcosa, che ci è comune. Sono i ventitré scrittori del sud uniti dall’impegno antimafia: giovani, informati, determinati e “terroni”.
Hanno deciso, tutti insieme, di rispondere giornalisticamente e - dato che la scrittura pubblica è un atto civile - anche politicamente a quello che chiamano l’editto di Olbia, l’ormai famoso discorsetto pronunciato da Silvio Berlusconi contro “quelli che scrivono di mafia”. Giurava, il Presidente, che se li avesse trovati li avrebbe strozzati uno per uno. Eccoli qui, a pochi passi dal suo scranno, pronti a farsi strangolare pur di raccontare la verità.
Loro replicano così, non intendono zittirsi. Questi ragazzi impertinenti che hanno la sfrontatezza di mettere le loro facce in copertina, sono andati fin dentro il Palazzo, tra le mura del Potere, e hanno preso il microfono, hanno alzato la voce. La presentazione che si è svolta ieri mattina nella sala stampa della Camera ha un significato importante. E’ un guanto lanciato contro la criminalità organizzata, anche quella che si cela dietro e dentro la gestione del paese. “La linea della palma”, come la chiama Bruno di Stefano del suo saggio, avanza. E’ una fiumara di sudiciume che rischia d’infettare ogni cosa. Va indagata, denunciata, sbugiardata. E’ proprio quello che fanno gli “strozzabili” nel loro libro.
“La lotta alla criminalità organizzata non si risolve con un blog o con un libro” dice Marcello Ravveduto, curatore del volume, “ma chi decide le sorti del nostro paese non può ignorare che esistono scrittori pronti a farsi strozzare per continuare a scrivere contro le mafie”.
Mafie quotidiane e mafie interpretate. Queste le due direttive che dividono le seicento e passa pagine del libro. Analisi, racconti, inchieste che illustrano la realtà mafiosa, di tutte le mafie, come un fronte in progress; le mafie non stanno retrocedendo, come vorrebbe far credere una certa propaganda. La tendenza è a mantenere sempre più un profilo basso, ad estendere la “linea grigia”, quella dei colletti bianchi, dell’espansione economica, del controllo alter – statale, della penetrazione finanziaria, degli appalti.
Un coro di scrittura, denuncia ed informazione, quello di “Strozzateci Tutti”, reso ancora più nobile dalla volontà unanime di devolvere gli introiti dei diritti d’autore alla fondazione AgoraVox, impegnata in questi mesi alla realizzazione del “progetto Scampia”.
Il direttore di AgoraVox Italia, Francesco Piccinini, autore di uno dei saggi, lo ha spiegato così: “AgoraVox è un giornale fatto dai cittadini. Il mio sogno un po’ folle, quello di spostare la redazione dal pieno centro di Parigi ad un quartiere come Scampia, nasce dalla convinzione che il giornalismo partecipativo ha più senso nei luoghi in cui c’è un forte bisogno di cittadinanza”.
Non erano soli: accanto a loro (o meglio “al loro fianco”, come scrivono gli organizzatori) Marino Sinibaldi, direttore di Radio Rai 3, Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, Raffaele Cantone, magistrato della Suprema Corte di Cassazione, Roberto Morrione, direttore di Liberainformazione, Angela Napoli, responsabile FLI in Calabria.
Come ha detto Marco Travaglio nella sua prefazione, “se Berlusconi pensava di strozzarne uno per educarne cento, ora ha trovato almeno ventitré scrittori che lo sfidano a strozzarli tutti insieme. Non sarà facile, l’unione fa la forza”.