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Se Schifani diventasse presidente della Repubblica

 

Il Presidente del Senato, esercita le funzioni di supplente del Presidente della Repubblica in ogni caso in cui questi non possa adempierle, in base all’art. 86 della Costituzione. Se dovesse succedere ci troveremo il senatore Renato Schifani alla massima carica dello Stato. Ma chi è Renato Schifani ?

Schifani si laureò in Giurisprudenza con 110 e lode. Nel 1979, praticante legale nello studio del deputato Giuseppe La Loggia, fu inserito da quest’ultimo nella società di brokeraggio assicurativo Sicula Brokers, di cui facevano parte Enrico La Loggia, figlio di Giuseppe, Benny D’Agostino, il titolare delle più grandi imprese marittime italiane, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, Giuseppe Lombardo l’amministratore delle società di Nino e Ignazio Salvo arrestati nel 1994 da Giovanni Falcone perché capi della famiglia mafiosa di Salemi e dell’avvocato Antonino Mandalà.

Che ci facevano insieme questa bella compagnia? Vediamo l’ultimo: Antonino Mandalà ora dimora nelle patrie galere per una condanna per associazione mafiosa ed è stato riconosciuto come il reggente mafioso della famiglia di Villabate.

Il figlio, Nicola, gli fa compagnia a causa di innumerevoli reati tra i quali quello di aver falsificato la carta di identità, proveniente dall’ufficio anagrafe di Villabate, di Bernardo Provenzano e per aver accompagnato quest’ultimo nel suo viaggio “sanitario” in Francia. In una conversazione intercettata dalla polizia Antonino Mandalà, deluso dagli amici che non avevano espresso solidarietà al momento dell’arresto del figlio spiega ad un suo sodale la discussione che ha avuto con Enrico La Loggia nell’ufficio di questi a Palermo:

-“Gli ho detto: Senti, mi devi fare una cortesia , tu a me non mi devi cercare più, tu devi dimenticarti che esisto, perché la prossima volta che ti arrischi a cercarmi e siamo soli, io siccome sono mafioso….come tuo padre purtroppo (Giuseppe La Loggia) me ne andavo a cercargli i voti […]da Turriddu Malta che era il capo della mafia di Vallelunga. Tuo padre che era [parola incomprensibile] e lo poteva dire. Ora lui non c’è piu’, ma lo posso sempre dire io che tuo padre era mafioso” [E lui] si è messo a piangere. “Mi rovini” ha detto[1]. Queste le conversazioni raccontate dal Mandalà con Enrico La Loggia, ma con Renato Schifani i rapporti non erano diversi essento stato il Presidente del Senato ospite d’onore insieme a Totò Cuffaro (sic) al secondo matrimonio del capomafia di Villabate. La Loggia dal canto suo aveva fatto avere l’incarico di consulente Urbanistico al comune di Villabate di Schifani giustificando così la scelta:

“Io parlai della sua nomina con Miccichè perché il senatore Schifani aveva organizzato tutti i dipartimenti di Forza Italia, aveva fatto un lavoro enorme e io dissi “Ma guarda se tra questi sindaci che sono stati eletti, se è possibile fargli trovare una consulenza perché ha perso molto tempo e ha avuto dei mancati guadagni” [1]. Tra i tanti sindaci trovò posto a Villabate comune guidato dal sindaco Navetta e poi sciolto per infiltrazione mafiosa.

Se pensiamo che del gruppo di Forza Italia in Sicilia, più della metà ora sono stati condannati per associazione mafiosa e concorso esterno in associazione mafiosa (Guttadauro, Mercadante, Domenico Miceli, Gaspare Giudice [condanna prescritta]) possiamo pensare che difficilmente si può distinguere tra potere criminale e potere politico nell’isola.

Il compianto Pippo Fava diceva fin da tempi lontanissimi, che non si può fare politica in Sicilia se non ci si accorda con la mafia e non era una teoria ma una presa d’atto della realtà. La regione del 61 a 0 è davanti a noi e tieni in ostaggio migliaia di siciliani onesti, se dovesse succedere che Schifani diventi Presidente della Repubblica, potremo dire che la mafia ha conquistato la Repubblica?

 

[1] trascritti da “I Complici” di Lirio Abbate e Peter Gomez – Fazi Editore

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