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Se Sanremo è buono solo a riempire i talk show pomeridiani

Sarà un'impressione di pochi, ma nell'italia di Sanremo e di Capitan Schettino, gli unici a beneficiare di questi eventi sono i soliti talk show e i salotti mondani custoditi con una fervente gelosia da conduttori che sono alla punta di una piramide di favoritismi e adulazioni forzate per i massimi esponenti delle reti italiane come mamma Rai e Mediaset. 

La Rai che si occupa del servizio pubblico radiotelevisivo italiano è sostenuta in parte da un semplice e piccolo tributo (come mostrano ripetutamente ogni giorno nel periodo di scadenza per il pagamento di questo, attraverso un gran numero di pubblicità), però dal punto di vista culturale c'è da dubitare su quanto la Rai possa dare un tributo a tutti i telespettatori: per quanto si possa essere drogati dall'apparente realtà mediatica, esiste infatti una minoranza che è alla ricerca di programmi di vero interesse sociale al di fuori di quei pochi che si possono trovare in seconda serata di martedì o domenica.

Questo non è un'attacco populista all'azienda di comunicazione ma un'esortazione al buon gusto, il gusto di saper scegliere cosa di buono ci può offrire uno strumento che da più di cinquant'anni sta mutando e crescendo.

La televisione è nata come un piccolo ruscello che man mano è diventato un fiume di grossa portata, il quale, però, porta non solo tanta acqua ma anche tanti detriti, quindi non bisogna farsi impressionare dalla quantità di canali che sono a disposizione in vetrina: basta trovare quelli giusti per noi, magari canali capaci di offrire qualche servizio di pubblico intrattenimento che vada oltre i processi mediatici o la cronaca rosa.

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Monoscopio Rai

Il Festival di Sanremo è il pupillo di mamma Rai che ogni anno si occupa - e si preoccupa - di diffondere, come un buon pastore, la musica italiana in tutte le case, con l'assegnazione di relativi premi di nota importanza e una grande fetta di notorietà che bacia due volte, come la clemenza, chi la dà e chi la riceve. Per quanto riguarda chi la riceve, diverse volte si è parlato di votazioni falsate o esiti prestabiliti, con annesse polemiche e immancabili tapiri; tutto questo viene poi sempre seppellito e dimenticato dopo il periodo di pubblicizzazione della musica italiana, che una settimana all'anno magicamente assume molta importanza. 

Tutti gli sponsor e le pubblicità durante le ore del Festival hanno un costo molto elevato, specialmente se si sa che gli ascolti di questo schizzeranno grazie a monologhi di moralisti improvvisati (argomento già affrontato in questo spazio). Immancabili le polemiche che danno tanta visibilità a questo Festival: si parla e si discute raramente dei valori che potrebbe trasmettere ai giovani, mentre si dà spazio agli usuali frequentatori di salotti mediatici che pur di strappare qualche applauso recitano la morale dei sani costumi italiani, magari suggeritagli da qualche autore della stessa trasmissione.

E' davvero difficile pensare che tutto quello che accade nel teatro Ariston sia frutto dell' immaginazione dei presentatori che fanno anche fatica a ricordare tutte le battute, però l'importante è che l'audience resti in alto e che il giorno seguente si possa dare ampio spazio a tutta la satira italiana ma anche alle trasmissioni che si occupano di vedere se Belen aveva o meno gli slip, perché oggi mentre in Grecia si piange per l'ultimo memorandum, in Italia l'attenzione viene spostata sul tatuaggio di una show girl.

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