Scissione nel Pd? Una commedia all’italiana
Da quando Matteo Renzi ha varcato la soglia di Palazzo Chigi, si rincorrono voci circa una presunta scissione all'interno del Partito Democratico. Il fronte romantico-comunista condotto da Giuseppe Civati sembrerebbe tentato da un'alleanza con la sinistra estremista; quella di Nichi Vendola per intenderci. Credo si tratti di un'ipotesi surreale: il contraccolpo emotivo sull'elettorato democratico potrebbe produrre danni non preventivabili.
Inoltre una simile alleanza, lontana dai partiti di centro, spianerebbe la strada verso una coalizione con il M5S di Beppe Grillo. Anche quest'ultima è un'ipotesi inverosimile, più probabile che i dissidenti democratici, dopo le elezioni, tornino all'ovile con una sorta di patto di desistenza; ovviamente nell'interesse nazionale. Una pagliacciata vera e propria, tesa unicamente a non perdere quella porzione di elettorato costretta a turarsi il naso per votare Matteo Renzi.
Tuttavia, l'elettore medio del Pd potrebbe anche trovarsi spiazzato davanti ad una scissione e preferire l'astensionismo. Perdere il premio di maggioranza potrebbe essere il dazio da pagare dopo la frantumazione del partito. La nuova sinistra diverrebbe una sorta di partito satellite del Pd, pronto a ricompattarsi, diranno, per sconfiggere un'eventuale avanzata della destra nazionalista; una replica indigeribile di quella commedia che è divenuta la politica italiana.
Tuttavia, l'elettore medio del Pd potrebbe anche trovarsi spiazzato davanti ad una scissione e preferire l'astensionismo. Perdere il premio di maggioranza potrebbe essere il dazio da pagare dopo la frantumazione del partito. La nuova sinistra diverrebbe una sorta di partito satellite del Pd, pronto a ricompattarsi, diranno, per sconfiggere un'eventuale avanzata della destra nazionalista; una replica indigeribile di quella commedia che è divenuta la politica italiana.
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