Sciopero dipendenti Rai contro il tentativo di demolizione del servizio pubblico

Sta accadendo adesso, venerdì 10 dicembre (per tutta la giornata), l’iniziativa di protesta dei dipendenti Rai. Mentre in video sono state bloccate tutte le produzioni e tutti gli approfondimenti dei Tg, davanti il palazzo della Rai in viale Mazzini si sta consumando la grande mobilitazione dei dipendenti del servizio pubblico radio-televisivo. E proprio di fronte al cavallo morente, simbolo della storica sede, abbiamo incontrato Daniela Zefferi, produttore esecutivo, per farci raccontare i motivi che hanno portato autori, produttori, giornalisti, maestranze e dipendenti a manifestare.
Rai Way poi rappresenta l’eccellenza del servizio pubblico.
Con Rai Way siamo riusciti a digitalizzare mezza Italia risparmiando e facendo tutto internamente all’azienda. Tutte le antenne, tutto il sistema che permette di vedere la tv è Rai Way. Non ha avuto investimenti, tutto quello che sono riusciti a fare è sulla pelle dei dipendenti, dei tecnici, degli ingegneri. In questa situazione, ad esempio, è stata smantellata tutta la parte della Rai di Torino che si occupava dell’innovazione. Perché noi dobbiamo comprare? C’era un tempo in cui la Rai di Torino inventava le telecamere, erano loro che inventavano i mezzi di ripresa. Piano piano abbiamo perso tutto questo, come abbiamo perso il settore della scenografia, abbiamo ormai pochissimi falegnami, pochissimi pittori. Prima si costruiva tutto internamente, adesso siamo costretti a fare le scenografie in appalto e le società esterne fanno cartello, facendo lievitare i costi.
C’è dell’altro. I sindacati parlano di molti altri “settori a rischio” quali abbonamenti, contabilità, ICT, acquisti e servizi, trucco e parrucco, costumi. Tutto ciò e molto altro può essere “ceduto” a società private, che applicano un contratto diverso da quello del gruppo Rai, dove è previsto che si possa ricorrere alla cassa integrazione e poi al licenziamento per esubero di personale.
Vogliono esternalizzare anche le riprese esterne leggere e quelle pesanti (cioè i pullman). A questo punto, una Rai che non ha più chi fa le riprese che produce? Questo vuol dire già che ci saranno esuberi per 1.300 persone (il 10% dei dipendenti Rai), ma è solo il primo passo perché quando non hai più chi fa le riprese poi non hai più bisogno di chi fa i programmi né di chi li pensa… alla fine può diventare una scatola vuota in cui lavorano solo quelli che comprano e acquistano: arriva la trasmissione in una bella cassettina e va solo mandata in onda.
Pensi che la qualità del servizio sia peggiorata in un contesto lavorativo così scomodo dove tra l’altro si sta facendo strada la precarizzazione a macchia d’olio?
Assolutamente sì. Noi, poi, abbiamo una serie di precari che sono storici. Uno pensa ai precari come dei ragazzi, ormai abbiamo cinquantenni/cinquantottenni precari che non sono stati assunti perché hanno superato il limite massimo per l’assunzione; abbiamo persone che sono diventate mamme, nonne facendo le precarie, sono persone ricattabili: anche oggi che c’è lo sciopero, c’è qualcuno che ha preferito non partecipare alla manifestazione, perché comunque, più o meno velatamente, gli è stato fatto capire che non era il caso, che avrebbero avuti dei problemi.
Ecco, Daniela, fotografiamo un po’ chi c’è in piazza sotto il marchio “La Rai Siamo Noi”, che è il logo della protesta. Quali etichette, quali persone, quali volti stanno protestando in questo momento.
Sotto “La Rai Siamo Noi” ci siamo tutti, anche se lo sciopero è stato indetto da cinque su sei sindacati: non si sa per quale motivo la Cisl ha creduto di sentire un’apertura di Masi nel modo di pronunciare alcune frasi. Tutti gli altri sindacati sono presenti, al di là di questo ci sono anche tutti quelli che non sono iscritti ai sindacati, che non si sentono rappresentati dai partiti, è quello che una volta si chiamava “il partito Rai”, sono tutti quelli che credono in una Rai come servizio pubblico, come azienda che produce cultura e che in tutti questi anni l’ha vista svilita, impoverita, ha visto mettere sulla testa di chi conosce l’azienda un sacco di persone che vengono da fuori e che non sanno nulla. Ne parlavo poco fa con Paolo De Andreis, uno dei capistruttura storici di Raiuno che adesso è in pensione, lui diceva proprio questo: in questi ultimi cinque anni, di trasmissioni nuove targate Rai non ce ne sono più state. Nessuno ha più il coraggio, nessuno ha più idee ed è troppo grave questa situazione per non pensare male, per non pensare che alle spalle ci sia un disegno.
Un disegno per demolire la Rai?
Beh, il fatto che la politica sia entrata all’interno della Rai mettendo persone che non hanno nessuna esperienza la dice lunga. La Rai non è mai stata immune, però c’era un tempo in cui bene o male si cercava di mandare della gente che, pur essendo di area, conosceva il mestiere e faceva crescere l’azienda. Adesso arrivano soltanto delle specie di barbari che mangiano il più possibile e rubano il più possibile. Veramente la politica di questi ultimi anni è stata quella di riempire le redazioni di persone che neanche lavorano, prendono uno stipendio, firmiamo delle richieste di pagamento per fantasmini! I nostri operatori e i nostri mezzi tecnici molto spesso non vengono utilizzati o vengono utilizzati per fare le cose meno interessanti, per fare le riprese esterne o le cose più curate si prendono gli appalti.
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