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Scienza, Etica, “Pharmageddon” e altri affanni

Tutti desiderano possedere la conoscenza, ma pochi sono disposti a pagarne il prezzo (Giovenale). Il libro "I due dogmi" prende in esame una moderna valutazione dell’oggettività scientifica e una riflessione originale sull’integralismo etico (Feltrinelli, 2009).

Scienza, Etica, “Pharmageddon” e altri affanni

Uno dei due autori è Paolo Vineis, medico e professore di Epidemiologia presso l’Imperial College di Londra, e direttore della sezione di Scienze della Vita della Fondazione ISI di Torino (www.isi.it). L’altro è Roberto Satolli, medico e giornalista molto attivo, che collabora con “L’Espresso”, “il Corriere della sera”, www.sapere.it, e che ha fondato un’agenzia editoriale scientifica: www.zadig.it. I due medici discutono di scienza a 360 gradi. Tra i molti argomenti trattati c’è da segnalare la questione OGM, lo stereotipo della razza, i trattamenti tecnologici che prolungano il processo della morte, il cancro, l’obesità, il diabete, la definizione e “il mercato delle malattie” (la specialità preferita dal giornalista australiano Ray Moynihan), il cambiamento climatico e l’etica.

Non potendo discutere di tutto scelgo di procedere col processo del morire, che nella medicina ipertecnologica e costosissima del ventunesimo secolo risulta molto complesso. Il Consiglio danese di Etica negli anni novanta propose una classificazione sfumata (fuzzy) con categorie intermedie tra i due estremi: “A) una persona è morta quando le tre funzioni fondamentali, cioè la circolazione, la respirazione e la funzione cerebrale, sono cessate definitivamente; B) quando cessa la funzione cerebrale inizia il processo della morte; C) quando si entra nel processo della morte i trattamenti di sostegno artificiale delle funzioni possono essere sospesi (la cessazione del trattamento non è la causa della morte ma ne termina il processo); D) il momento della morte si colloca alla fine, non all’inizio, del processo: in altre parole, coincide con la cessazione irreversibile delle funzioni cardiaca e respiratoria; E) l’unico scopo che legittima il prolungamento del processo della morte mediante trattamenti è il trapianto da donatore a cuore battente”.

Anche il cardinale Martini ha una posizione molto articolata e adatta ai nostri tempi sempre più complessi: “Le nuove tecnologie che permettono interventi sempre più efficaci sul corpo umano richiedono un supplemento di saggezza per non prolungare i trattamenti quando ormai non giovano più alla persona… Il punto delicato è che per stabilire se un intervento medico è appropriato non ci si può richiamare a una regola generale quasi matematica, da cui dedurne il comportamento adeguato, ma occorre un attento atto di discernimento che consideri le condizioni concrete, le circostanze e le intenzioni dei soggetti coinvolti. In particolare non può essere trascurata la volontà del malato, in quanto a lui compete di valutare se le cure che gli vengono proposte in tali casi di eccezionale gravità sono effettivamente proporzionate” (p. 50, Il Sole-24 ore, 21 gennaio 2007).

Perciò la morale si nutre di empatia e di immaginazione: senza il ragionamento immaginativo “saremmo ridotti a ripetere le azioni abituali, guidati da forze e contingenze che vanno oltre il nostro controllo. È l’immaginazione morale che ci dà la modesta, ma assolutamente necessaria, libertà, che abbiamo di crescerci e svilupparci moralmente e socialmente” (Mark Johnson).

Quindi tutte le definizioni hanno dei limiti, soprattutto quando ci sono in ballo i diversi livelli di coscienza e di autonomia decisionale. Però risulta chiaro che la PEG è un atto medico. La PEG è la gastrostomia endoscopica percutanea, che consiste nella creazione di una comunicazione diretta allo stomaco attraverso la parete dell’addome, grazie a cui si possono infondere acqua, nutrienti e farmaci. Comunque secondo i due autori si può parlare di eutanasia solo quando c’è “il suicidio assistito di una persona da ogni punto di vista autonoma e non tenuta artificialmente in vita da uno strumento medico” (p. 45).

Inoltre gli interessi commerciali della multinazionali produttrici di dispositivi medico-farmaceutici possono arrivare a limitare le libertà personali e produrre danni sociali più o meno diretti, e si potrebbe passare dalla vecchia forma di iatrogenesi ad una futura apocalisse medica del genere “Pharmageddon". Cioè "la prospettiva di un mondo in cui i farmaci, gli interventi della medicina in generale e la ricerca medica producono più danni che benefici” (p. 115).

In conclusione “L’indebolimento dell’idea di causa nell’ultimo secolo corrisponde a una transizione verso società complesse, in cui gli eventi significativi non sono quasi mai dovuti all’azione o alla decisione di un singolo individuo ma a una infinita interazione tra diversi attori” e fattori (p. 30). Le logiche e le definizioni scientifiche sfumate, e la reale ricerca scientifica sono molto diverse dal “dogmatismo scientista, largamente presente nella stampa quotidiana” e dalle solite ipersemplificazioni amate dai politici, dai religiosi e dai burocrati medici che gestiscono gli apparati tecnologici. Infine c’è da dire che il vero “scienziato non è colui cha sa dare le vere risposte, ma colui che sa porre le giuste domande” (Claude Lévi-Strauss).

 Note – Il filosofo Tristram Engelhardt ha affermato che quando un medico dice a qualcuno “tu sei malato” cambia la realtà sociale della persona come quando un poliziotto dice “sei in arresto”.

Per logica fuzzy si intende “una logica che non si limita a due valori (vero e falso), ma che prevede che l’appartenenza a una categoria sia basata su un insieme continuo di valori, o gradi di appartenenza” (p. 8). Si supera quindi l’antiquato modello aristotelico basato sul principio di non-contraddizione (A è A e non è non A).  

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