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Sassari saluta San Sebastiano

Presentato in carcere il progetto culturale dell'associazione Festina Lente.

“Ricordiamoci sempre il fine ultimo dell'istituzione penitenziaria e costruiamo dentro e intorno iniziative come quelle di oggi. Che, sono sicura, entusiasmerà le detenute e, mi auguro, sortirà un riscontro positivo altrettanto entusiasta da parte della cittadinanza”. Così Teresa Mascolo, direttore del carcere San Sebastiano a Sassari, introduce la conferenza stampa, avvenuta venerdì mattina, all'interno dello stesso penitenziario. 
 
“1871 – 2011 San Sebastiano saluta Sassari” è il titolo del progetto culturale presentato dall'associazione Festina Lente, il primo di una serie di iniziative tendenti ad una maggiore integrazione sociale fra popolazione carceraria, enti istituzionali e cittadinanza. 
 
L'iniziativa, patrocinata dal comune sassarese, rappresentato all'incontro dal sindaco Ganau, prende spunto dalla vicina chiusura dell'istituto di pena cittadino e dal conseguente trasferimento presso la nuova struttura di Bancali, quartiere rurale a pochi chilometri dal mare turritano. L'idea del progetto, voluto da Cecilia Sechi, fondatrice e presidente di Festina Lente, già assessore alle politiche sociali nella prima giunta Ganau, ha incontrato naturalmente i favori dell'amministrazione comunale. Sia il primo cittadino che l'assessore alla cultura Maria Dolores Lai, hanno incoraggiato l'articolato programma, sostenuto economicamente anche da sponsor di caratura nazionale (Marazzi Group Ceramiche). Fra i promotori partecipano anche La Nuova Sardegna, il direttore Paolo Catella ha offerto la disponibilità dell’archivio di redazione, e l’Archivio Storico Comunale con il responsabile dott. Cao, stimolato per una iniziativa inedita.
 
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Confrenza Stampa in carcere.

L’intento unanime è coinvolgere direttamente le detenute del carcere (sono quindici le donne interessate) con il supporto della direzione penitenziaria e degli educatori che vi lavorano, in una serie di attività volte a lasciare un ricordo alla città. Articolata in tre fasi distinte, l'iniziativa parte con il contributo dei cittadini. Che saranno invitati ad inviare alla direzione del carcere, entro il 30 giugno, immagini della città: luoghi, persone, eventi e documenti riferiti a questo secolo, con una attenzione preferenziale al quartiere che ha ospitato il penitenziario. Saranno le detenute coinvolte nel progetto a catalogare ed archiviare il materiale pervenuto, supportate dalle operatrici dell’area trattamentale che insieme agli educatori forniranno assistenza e formazione.

 
Le stesse donne recluse, formeranno una giuria che selezionerà le tre foto piu’ belle che successivamente saranno premiate con una apposita cerimonia. Durante la fase di archiviazione inoltre il liceo artistico “Filippo Figari” offrirà alle detenute idonee alle attività esterne, la fruizione dei propri laboratori didattici. La direzione del carcere sassarese sottoporrà successivamente il progetto agli uffici ministeriali del D.A.P. per valutare la possibilità di alcune borse lavoro legate a questa iniziativa. La pubblicazione di un volume dedicato e l’allestimento di una mostra dedicata, chiuderanno l’iniziativa che alimenta più di un buon auspicio. A prescindere la bontà indiscussa di un’attività di reinserimento sociale, peraltro a favore dell’universo femminile, il tentativo di aggregare maggiormente la popolazione carceraria alla comunità cittadina è stato l’aspetto maggiormente evidenziato durante la presentazione. Sollecitato da un giornalista della carta stampata, il sindaco si è cautamente espresso circa il futuro utillzzo della struttura carceraria, una volta che ne sarà dismessa la funzione istituzionale. La disponibilità di una parte dei locali per lo sviluppo delle attività amministrative dell’attiguo tribunale sembrerebbe un uso ragionevole oltre che necessario.
 
Anche l’eredità storica e culturale che San Sebastiano ricopre nel patrimonio civico della città potrebbe ispirare un progetto museale di ampio respiro. Proprio nel segno di un rapporto piu’ stretto fra cittadini e istituzioni, su queste scelte assicura Ganau, saranno raccolte tutte le le proposte che potranno all’occorrenza, formulare un vero e proprio concorso di idee. Per ora è bene pensare ancora a coloro che vi abitano nel carcere e non aspettano altro se non il commiato definitivo. 

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