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San Servolo Jazz Meeting a Venezia

7-14-21-28 novembre 2013.

Venezia. Dopo un periodo di silenzio, lo scorso novembre è ricomparsa la rassegna musicale ‘San Servolo Jazz Meeting’, accontentando appassionati di Jazz ma non solo. Nel primo concerto si è esibito il ‘Dafnis Prieto Proverb trio’, guidato dal batterista di origine cubana Dafnis Prieto. Come indicato in poche note di presentazione dell’omonimo disco, pubblicato dalla Dafnison Music e proposto in buona parte nella serata veneziana, la musica del gruppo si basa sull’improvvisazione, privilegiando il non prevedibile. “Non abbiamo nessuna idea preconcetta, riguardo a ciò che suoniamo e che possiamo sentire. La nostra musica è eccitazione, sfida, eleganza e bellezza”. Un dialogo all’insegna del Groove, fatto di ascolto vicendevole e di stimolazioni, con degli ottimi interventi del rapper Kokayi, dalla voce profondamente soul, spesso caratteristica della gente di colore e di un instancabile tappeto sonoro fornito dal tastierista Jason Lindner, abile sia con gli effetti elettronici al sintetizzatore, sia con il più classico approccio armonico. All’interno di un lungo set hanno stupito e convinto gli inseguimenti ritmici tra voce e batteria, con Kokayi abile ad elaborare fiumi di parole in tempo reale.

Ha lasciato un po’ perplessi il recital di piano solo, il giovedì successivo, dell’americano Craig Taborn. L’artista in certi momenti ha insistito con degli ostinati nella parte bassa della tastiera, ad alto volume in forza dell’uso del pedale, ma si è dimostrato anche assai lirico e romantico, facendo pensare, altrove, a Satie o a Chopin, e concludendo il set con una sorta di ballad indagata a fondo. Buon improvvisatore, tecnicamente dotato, forse non è stato in grado nella serata, di sviluppare tutto il suo cospicuo bagaglio culturale.

Il concerto più avvincente, almeno per chi scrive, è stato quello che ha visto insieme due tra i giovani musicisti italiani più affermati e richiesti, spesso colleghi nei gruppi più recenti di Enrico Rava, il pianista Giovanni Guidi, che si sta conquistando uno spazio sempre più ampio nell’etichetta ECM e il trombonista Gianluca Petrella, che ha da poco licenziato per la sua etichetta, Spacebone Records’, ‘Il Bidone’, un Cd che vuol rendere omaggio alla scrittura filmica di Nino Rota. Nella quiete dell’isola della laguna veneta, i due hanno presentato il loro disco ‘Soupstar’, uscito per la rivista specializzata ‘Musica jazz’, dando vita ad una musica effervescente, oltremodo creativa, a tratti imprevedibile, ma soprattutto esposta con molto buon gusto. Prima del concerto, secondo una consuetudine valsa anche per gli altri, i musicisti hanno raccontato un po’ di se stessi all’interno della ‘Jazz Conversation’ condotta dal critico di turno. Petrella ha spiegato le 7 posizioni del trombone a culisse, una delle cui principali caratteristiche è il glissando, aggiungendo che uno dei problemi principali dello strumento è che necessita di una applicazione costante quotidiana, poiché “ se lo trascuri lo perdi “. Tra i suoi maestri di riferimento, l’americano Jay Jay Johnson e l’europeo Roswell Rudd.

Dedicato alla scena Jazz Scandinava, l’ultimo appuntamento del meeting. Sul palco il trombettista Arve Henriksen e il manipolatore elettronico Jan Bang, entrambi norvegesi, rappresentanti di una delle più creative e riconoscibili realtà europee, attenta ai timbri, agli spazi, al silenzio e al rapporto tra luce e ombra. C’era un po’ di tutto nel lungo set. Noise, certo, ma anche ‘ambient’, religiosità, con innumerevoli citazioni in prevalenza asiatiche e dell’Est Europa. Henriksen ha utilizzato due trombe di dimensioni diverse e il Duduk, strumento a fiato in legno di albicocco dal suono altissimo, morbido e sognante, caratteristico della cultura armena. Elettronica in tempo reale, con ripetizioni all’infinito, ad esempio, di una frase della tromba, la voce sorprendente di Henriksen, hanno creato momenti densi di lirismo, malinconia, che potevano evocare musiche da film o sconfinati paesaggi innevati dell’estremo nord d’Europa. Il pubblico è rimasto conquistato e ha applaudito a lungo, costringendo i due artisti, affaticati, a concedere una serie di bis.

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