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 Home page > Tribuna Libera > Salvini condannato a morire di autonomismo

Salvini condannato a morire di autonomismo

Il primo, inconscio segnale di un doloroso tormento interiore è stata la corona mariana baciata nella pubblica piazza, alla maniera di «battuti» e «flagellanti». Lo dicono in pochi, ma è facile capirlo: l’«autonomia differenziata» è da qualche tempo il tormentoso cilicio di Salvini, stritolato tra l’antico delirio secessionista a la recente, misteriosa passione unitaria e garibaldina.

Capo di tre Leghe, infatti – la Lega Nord per l’indipendenza della Padania, creata da Bossi nel 1991, la Lega per Salvini premier, nata nel dicembre 2017, e la Lega-simbolo elettorale, aggiunta alle altre due per inventarsi un movimento nazionale che guarda a tutti gli italiani, compresi gli ascari meridionali – Salvini, giunto al governo grazie ai Cinque Stelle, ha ormai davanti la sua inevitabile Caporetto. Non a caso Giorgetti, gelido e tagliente come un serpente, l’ha già avvisato: «ha fatto tutto da solo e risponderà del risultato».

Poiché fuori dal governo Salvini non potrà mai realizzare il demenziale progetto, consegnando a Zaia e compagni il trofeo della separazione dal Sud, i vecchi arnesi della Lega Nord per l’indipendenza della Padania ripudieranno il capitano e verranno alle mani con quelli della «Lega Nazionale», che, intanto, mangiata la foglia, da giorni non muovono un dito di fronte al trattamento che il Sud sta riservando all’immigrato in camicia verde. Fallito lo sfondamento nelle colonie meridionali e mollata dalla Lega per l’indipendenza della Padania, la Lega di Salvini tornerà a essere rapidamente l’antica, e asfittica e formazione locale.

Noi, intanto, usiamo per legittima difesa l’arma che la sua legge ci ha regalato e acceleriamo il processo: teniamo vivo il tema e facciamo che Salvini muoia rapidamente del suo secessionismo autonomista.

Foto:Lega/wikipedia

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di kocis (---.---.---.131) 22 agosto 2019 19:48

    Salvatore Quasimodo, “Ai quindici di Piazzale Loreto”

     

    Questa poesia di “Salvatore Quasimodo – premio Nobel per la letteratura nel 1959 - fu dedicata ai 15 partigiani fucilati dai fascisti della Brigata Muti a Milano il 10 agosto 1944 a piazzale LORETO. I cadaveri furono lasciati per lungo tempo “esposti” nella piazza.

     

    Esposito, Fiorani, Fogagnolo,
    Casiraghi, chi siete? Voi nomi, ombre?
    Soncini, Principato, spente epigrafi,
    voi, Del Riccio, Temolo, Vertemati,
    Gasparini? Foglie d’un albero
    di sangue, Galimberti, Ragni, voi,
    Bravin, Mastrodomenico, Poletti?
    O caro sangue nostro che non sporca
    la terra, sangue che inizia la terra
    nell’ora dei moschetti. Sulle spalle
    le vostre piaghe di piombo ci umiliano :
    troppo tempo passò. Ricade morte
    da bocche funebri, chiedono morte
    le bandiere straniere sulle porte
    ancora delle vostre case. Temono
    da voi la morte, credendosi vivi.
    La nostra non è guardia di tristezza,
    non è veglia di lacrime alle tombe:
    la morte non dà ombra quando è vita.

    L’Italia civile, democratica e antifascista non dimentica.

  • Di Giuseppe Aragno (---.---.---.172) 24 agosto 2019 10:08
    Giuseppe Aragno

    Caro "Di Non Vale", il fatto è che tu non sei "noi". Tu fai il Capitan Burrasca eroicamente nascosto dietro un nome falso e - credimi - sei così ridicolo, che più ti leggo e più rido. 

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